ANCONA –  Una mozione presentata oggi alla Giunta della Regione Marche chiede un tavolo di confronto con la direzione regionale dell’Inps e il Governo per discutere della nuova normativa relativa al sistema contributivo-previdenziale del settore della pesca. L’atto porta la firma del vice capogruppo in Consiglio regionale, Francesco Micucci, del presidente della commissione Governo del territorio, Ambiente e Paesaggio, Andrea Biancani e del capogruppo in Consiglio regionale, Fabio Urbinati.

Il documento sottoscritto dai tre consiglieri, e che sarà sottoposto al voto dell’Aula, arriva a seguito dell’invio, da parte dell’Inps delle Marche, di una serie di lettere indirizzate alle società di pesca marchigiane nelle quali si comunica la modifica unilaterale dell’inquadramento contributivo-previdenziale dei lavoratori del settore. In particolare, si prevede il passaggio da “lavoratore marittimo ex lege 413/1984” a “pescatore autonomo ex legge 250/1958”, in forma retroattiva per tutto il periodo di lavoro. “Un reinquadramento che, se reso operativo – sottolineano Micucci, Biancani ed Urbinati – comporterebbe perdite ingenti in termini pensionistici per tutti i lavoratori soggetti alla nuova misura. Oltre al fatto – aggiungono – che appare dubbiosa l’applicazione di questo nuovo principio non da “ora in avanti”, ma in forma retroattiva per tutto il periodo di lavoro. Parliamo, per molti, di decenni di versamenti”.

“Insomma, una misura giudicata lesiva dei diritti dei lavoratori che da decenni versano contributi in base alla legge 413/84 con oneri superiori a quelli previsti dalla 250 del 1958, che ora l’Inps vorrebbe applicare in modo retroattivo e senza prevedere il rimborso delle quote versate in eccesso” scrivono dalla Regione. “Una doppia beffa, dunque, per i pescatori che percepirebbero pensioni più basse rispetto ai contributi pagati, e senza vedere indietro le somme versate in più. Per questo la mozione a firma di Micucci, Biancani ed Urbinati che chiedono alla Giunta l’impegno all’apertura di un serrato confronto con la direzione regionale dell’Inps marchigiana, nonché di farsi promotrice verso il Governo centrale della costituzione in via d’urgenza di un tavolo di confronto con il Governo stesso, le Regioni, l’Inps nazionale e le rappresentanze di categoria”.

Ad innescare il cortocircuito interpretativo del sistema contributivo-previdenziale del settore della pesca nelle Marche la coesistenza di due leggi che regolano la contribuzione previdenziale delle imprese marchigiane, da applicare alternativamente: la 250 del 1958 o la 413 del 1984. Da sempre i lavoratori imbarcati nei motopescherecci della flotta marchigiana hanno versato i propri oneri contributivi in base alla 413 del 1984, oneri notevolmente superiori a quelli previsti dalla legge 250 del 1958, questo in quanto considerati “lavoratori marittimi” e perché possessori di navi con stazza inferiore alle 10 Tsl (le così dette navi minori”) ma con una potenza motore maggiore ai 25 CV (dunque equiparate alle “navi maggiori”). Negli anni, nessun ente previdenziale dall’Inail all’Ipsema all’Inps stessa ha mai contestato l’interpretazione della normativa. Ora ed all’improvviso il cambio di interpretazione della normativa da parte dell’Inps che vorrebbe applicare la legge 250 del 1958 in forza della sola stazza delle navi e non tenendo conto della loro potenza motore. Il cambiamento di interpretazione, non prevedendo fra l’altro neanche il rimborso delle quote versate in eccesso dai contribuenti in molti decenni di versamenti, comporterebbe una perdita economica enorme da parte dei lavoratori, molti dei quali prossimi alla pensione.