SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Hanno lavorato per una vita in mare, versando i relativi contributi in vista della futura pensione ma ora rischiano di vedersi riconosciuto un assegno molto al di sotto di quanto prospettato. Il minimo.

E tutto questo a causa di un’interpretazione dell’Inps Marche che ha deciso di inquadrare tutti i pescatori imbarcati in navi sotto le 10 tonnellate come operatori della piccola pesca. Anche quelli che finora erano stati inquadrati come lavoratori della grande pesca con il consenso dello stesso istituto previdenziale. C’è grande preoccupazione tra i lavoratori del comparto che, in questi giorni, stanno ricevendo missive dall’Inps che comunica loro il nuovo inquadramento. Un’intenzione già annunciata lo scorso settembre.

“Ma davanti alla contrarietà delle associazioni di categoria – spiegano da Impresapesca Coldiretti Marche – l’istituto è andato avanti incurante”. In pratica i lavoratori sono stati spostati dalla legge 413/84 alle legge 250/58. La prima, finora, ha inquadrato i dipendenti di ditte o società diverse dalla cooperativa (snc, sas o ditte individuali) anche se imbarcati in unità inferiori alle 10 tonnellate. Lavoratori che, versando di più, avevano diritto a coperture come la cassa integrazione, la malattia, il pagamento per intero dell’infortunio, oltre ad un contributo di pensione decente. Di contro, la legge 250, a fronte del pagamento di minori contributi, non prevede cassa integrazione, malattia, copre al 50% il premio infortunio e ha trattamento pensionistico sotto la soglia della pensione sociale. “Vero è che con l’inquadramento ex Legge 250 si versa pochissimo, ma è anche altrettanto vero che non si hanno garanzie previdenziali compatibili con gli attuali standard di welfare – commenta Tonino Giardini, responsabile nazionale di Impresapesca Coldiretti – non era per noi accettabile che l’Inps agisse sui nuovi inquadramenti portandoli forzatamente in Legge 250, dovendo prevalere la scelta dell’impresa, ma è del tutto fuori luogo che questo avvenga ora nei confronti di soggetti che già da anni, con il beneplacito dell’Ente, hanno versato e hanno programmato una loro vita contributiva, che viene del tutto stravolta, a volte addirittura al termine del percorso. Parliamo anche di lavoratori che sono prossimi alla pensione, che versano da 30 anni e che ora si ritroverebbero in situazioni a dir poco penose”.

Impresapesca Coldiretti incontrerà il 5 aprile le altre associazioni della pesca per fare il punto della situazione.