SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Prostituzione ma non solo.

Canale Nove ha raccontato, nella serata del 28 marzo, in televisione, la tratta delle prostitute nigeriane tra Marche e Abruzzo (e anche Puglia) attraverso lo sguardo di chi ha condotto le indagini con il programma “Sirene”.

La mafia nigeriana che, nel 2010, tramite ricatti e minacce (riti vodoo), ha costretto giovani donne giunte dall’Africa a vendere il proprio corpo sulle strade. Anche per saldare i debiti accumulati per l’arrivo in Italia. Oltre al danno, la beffa.

Il programma televisivo si è incentrato sul triste fenomeno presente nel Piceno e nel Teramano, lungo la Bonifica.

Intercettazione, indagini delle Forze dell’Ordine e testimonianze su come il tutto avveniva. Traffico di donne ma anche di soldi, dalla Nigeria all’Italia e viceversa.

Gli inquirenti hanno ricostruito l’intero sistema criminale che vedeva coinvolti africani ma non solo. Al lavoro i carabinieri de L’Aquila e di Alba Adriatica. Nelle province di Teramo ad Ascoli Piceno sono state individuate almeno tre “cellule”: due a Martinsicuro ed una nella zona della bonifica del Tronto, area nota per il dilagante proliferare della prostituzione in strada, proprio di donne africane.

Donne seviziate, violentate, minacciate e costrette a prostituirsi. Se si rifiutavano, gli aguzzini dicevano a loro che le loro famiglie avrebbero avuto conseguenze gravi. Violenze, quindi, anche psicologiche. L’indagine ha accertato contatti con alcuni pregiudicati foggiani, per la regolarizzazione del soggiorno di componenti delle cellule criminali indagate, attraverso false attestazioni di lavoro e l’organizzazione di fittizi matrimoni di cittadini nigeriani con donne italiane.

Nel documentario anche la tragica storia di una prostituta, Lylian, deceduta all’ospedale di San Benedetto dopo un mese di agonia: era stata costretta ad abortire, in maniera terribile, ed era stata rimessa sulle strada nonostante le sue condizioni precarie. Grazie alla sua testimonianza, gli inquirenti arriveranno ai responsabili. Toccante ed emozionante il racconto del dottor Roberto Gobbato, neurologo.

Il programma racconta dei numerosi fermi avvenuti, ben ventisei, per stroncare lorganizzazione criminale formata dalla “madame” che reclutava le ragazze, i tassisti che le portavano lungo la bonifica e la cosca nigeriana che gestiva il tutto. Arresti avvenuti nelle province di Teramo, Ascoli, Foggia, Bari ed Emilia Romagna.

Molto importante la collaborazione delle numerose vittime del sodalizio liberate durante l’attività e poi sottoposte a programmi di protezione e assistenza, anche grazie alla collaborazione di diverse Ong. A ciascuna delle vittime il Tribunale, nel 2012, ha deciso un risarcimento di 50 mila euro: tutte le vittime hanno rifiutato.

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