SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito la lettera scritta da Claudio Benigni, segretario del circolo Gregori del Partito Democratico, in merito alla situazione del Centro Sportivo Eleonora.

 

In tanti mi stanno chiedendo del Centro Sportivo Eleonora, a seguito delle notizie che sono iniziate a circolare da qualche giorno. In tutta sincerità avrei preferito astenermi, ma avendo da una parte ricevuto tante sollecitazioni e dall’altra avendo visto una tale confusione al punto da accomunare addirittura il Parco Eleonora gestito da un associazione di cittadini volontari con il Centro Sportivo diretto da una società commerciale, mi sono trovato nella condizione quasi obbligata di dover intervenire.

Le vicende emerse in questi ultimi giorni mi hanno profondamente rattristato. Da consigliere comunale sostenni convintamente quel progetto presentato da una società privata e perché si riqualificava un importante area del centro di Porto d’Ascoli e perché si consentiva l’utilizzo gratuito dell’impianto sportivo, in giorni e ore prefissate, ai bambini del quartiere nonché agli studenti dell’adiacente Scuola Cappella, che era tra l’altro la condizione posta dall’Associazione Truentum, nella dichiarazione protocollata con cui fu retrocessa l’area che gestiva da anni.

Avevo dunque accolto con favore l’iniziativa in quanto avrebbe permesso ai bambini di continuare come sempre a giocare in quel sito, ma su campi curati e sicuri. Non potevo di certo immaginare le problematiche che sono venute a galla grazie all’approfondimento dell’attento consigliere comunale Antonio Capriotti o quelle che sono state ora tirate fuori dai cittadini che le hanno rappresentate non solo al sottoscritto ma anche ad altri componenti della nostra associazione e del Comitato di Quartiere Porto d’Ascoli Centro, nel silenzio assordante dell’amministrazione comunale alla quale sarebbe spettato il compito di controllo e supervisione.

Mi soffermo dunque volutamente sul primo caso che è anche oggetto di un interpellanza al prossimo Consiglio Comunale, nella quale si denunciano fatti precisi e piuttosto gravi, che il Sindaco Piunti dovrà chiarire di fronte alla città. In pratica con una delibera di Giunta si certifica che il progetto non è mai stato completato a causa del fatto che “la copertura prevista”, dalla rilevante valenza pubblica, non ha mai visto la luce. Di conseguenza, si ammette con candore di aver tenuto aperto per quasi tre anni un impianto sprovvisto di collaudo (Piunti ci ha abituati in questi anni a tante cose senza permessi…).

Un collaudo che in base all’articolo 9 doveva essere fatto entro il termine massimo di sei mesi dalla ultimazione dei lavori. Una ultimazione dei lavori che non c’è mai stata. Una proroga dei lavori che laddove esista doveva ottenere l’avallo dell’ente comunale e che qualora non ci sia doveva comportare agli effetti dell’art 20 la risoluzione della Convenzione per “gravi ritardi nella esecuzione delle opere”.

Di fronte a tale eventualità, ci sembra ancor più grave il fatto che il Concedente ne abbia autorizzato il regolare esercizio, nella piena consapevolezza che ai sensi dell’articolo 10 della Convenzione, l’avvio dell’attività era per l’appunto subordinato all’espletamento del Collaudo. Una condizione questa che avrebbe potuto addirittura metterne a rischio la copertura assicurativa, laddove fosse accaduto un incidente. E meno male mi verrebbe da dire, che nell’intento, a quei bambini si voleva destinare un area protetta e sicura, meno male.

Dopodiché per rimediare al guaio se ne combina un altro, peggiore. In buona sostanza il Comune (sì, avete capito bene il Comune, e non viceversa) con una gravosa assunzione di responsabilità, propone al gestore privato di non realizzare più la tensostruttura, che aveva conferito all’intero progetto un elevato indice di interesse pubblico, sostituendola alla pari, si dice, con un nuovo campo da paddle.

Dall’interpellanza presentata si palesa che è stato sbilanciato il rapporto del vantaggio pubblico a favore di quello privato, e che sono state alterate le condizioni iniziali, impedendo nei fatti una maggiore partecipazione alla gara pubblica. Malgrado tutto ciò si è proceduto poi con una Delibera di Giunta anzichè ricorrere alla procedura di evidenza pubblica, che al contrario resta obbligatoria laddove vengono “cambiate” le condizioni inizialmente pattuite. Non so come andrà a finire questa fastidiosa querelle ma da quel che ho letto, ha davvero ragioni da vendere il consigliere Capriotti in quanto “le condizioni originarie” risultano cambiate e non di poco.

A mio modo di vedere, pur non essendo un esperto in materia, ci sono almeno cinque cambiamenti considerevoli:

1. Sono cambiate le condizioni, perché l’aver rettificato le regole del gioco in corsa, che si è sostanziato nel togliere dal progetto iniziale un punto qualificante come la tensostruttura, ha nei fatti impedito ad altri di poter competere a suo tempo nella gara di evidenza pubblica, che fu vinta in solitario dall’attuale gestore;

2. Sono cambiate le condizioni, sotto il profilo della pubblica utilità riservata all’ente comunale poiché la possibilità degli studenti di poter fare esercizio ginnico all’interno della struttura coperta, durante il periodo invernale, è stata in pratica vanificata;

3. Sono cambiate le condizioni da un punto di visto progettuale/urbanistico perché non trattandosi di un mero avvicendamento, il campo da paddle non sostituisce il campo coperto così come è stato precisato in delibera, bensì si tratta di un nuovo campo ‘originariamente non previsto” che non solo aumenta di 1 (una) unità il numero dei campi da gioco, ma va anche e soprattutto ahimè ad occupare un’area verde destinata a scomparire o meglio ad essere cementificata;

4. Sono cambiate le condizioni, da un punto di visto finanziario perché una tensostruttura costa notoriamente molto di più di un campo da paddle, non solo per gli oneri relativi alla sua realizzazione ma anche e sopratutto per quelli che riguardano la sua gestione (montaggio e smontaggio ad ogni cambio stagione, energia elettrica necessaria al suo riscaldamento). Non si può sostenere l’invarianza dell’equilibrio economico-finanziario perché quand’anche il campo da paddle e la tensostruttura avessero avuto lo stesso costo e non lo
hanno, gli introiti del nuovo campo da paddle che è aggiuntivo rispetto alla situazione preesistente, determina un ovvio e conseguente sbilancio a favore di una delle parti;

5. Sono cambiate le condizioni, da un punto di vista economico perché come ribadisce e recita la stessa delibera comunale, detto campo da paddle risultando molto attrattivo, giocoforza è per la parte privata, più redditizio della tensostruttura.

A questo punto la domanda sorge spontanea. Ma se l’Amministrazione Comunale potrebbe non aver colto le tante motivazioni che dovevano spingerla verso l’attivazione di una procedura a evidenza pubblica, non si comprende come possa, di fronte ad un sostanziale atto modificativo di un rapporto concessorio, aver ovviato al minimo sindacale del passaggio in Consiglio Comunale.

L’amministrazione Piunti, in verità, aveva già palesato una buona dose di idiosincrasia verso il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini, ma ad escludere il Consiglio Comunale da scelte così importanti, non ci era mai arrivata.

E’ difficile dire che accadrà. Una cosa vorrei però fosse chiara: nessuno, io credo nessuno voglia danneggiare chi oggi fa impresa, in una situazione generale peraltro oggettivamente difficile. La ricerca di chiarezza su questa vicenda ha come unico obiettivo, soltanto quello di stigmatizzare la condotta e la superficialità con cui il Sindaco Piunti, facendo una proposta malfatta, da una parte sta arrecando danno ad un soggetto privato, e dall’altra sta riducendo considerevolmente il benefit pubblico.

Un ultima criticità, che è stata poi messa all’ordine del giorno nell’assemblea del quartiere Porto d’Ascoli Centro riguarda la presunta rumorosità dell’impianto e l’opportunità di una valutazione di impatto acustico. Anche in questo caso, l’amministrazione consapevole dei problemi sorti in un impianto similare presente in città, al fine di evitare fastidiose conflittualità con i residenti della zona, avrebbe dovuto preoccuparsi di far effettuare una valutazione previsionale in tal senso, che ora sulla scorta delle proteste speriamo avvenga.

In conclusione, l’auspicio di tutti, é che l’amministrazione voglia procedere con la massima celerità possibile nel ripristinare la correttezza delle procedure, nel riequilibrare l’interesse pubblico e nel mettere la parola fine a questo stress mediatico che il soggetto privato è stato costretto suo malgrado a subire (ne sono una chiara testimonianza le parole recentemente espresse da uno dei soci dell’azienda che gestisce il centro sportivo “Abbiamo dato retta al Comune”). Ed io aggiungerei “purtroppo”.

Sindaco Piunti, non faccia però come Ponzio Pilato e non dica come fa spesso che non ne sapeva nulla. L’interesse pubblico va tutelato sempre ed in ogni modo.