SAN BENEDETTO DEL TRONTO – E’ recente l’inchiesta che ha colpito i vertici Cosmari e che ha portato alla sospensione cautelativa delle attività dei siti di deposito temporaneo di Tolentino e Monteprandone (clicca qui) per le tracce di amianto trovate nelle macerie.

Alla luce dei recenti fatti il consigliere regionale dei 5 Stelle Peppe Giorgini chiede il conto. “Già da un anno esterniamo tutte le nostre preoccupazioni circa la possibile presenza di amianto nelle macerie prodotte dal terremoto, anche in seguito a segnalazioni circostanziate” scrive oggi il pentastellato rinfacciando agli esponenti della Regione (e non solo) le dichiarazioni di qualche mese fa.

“Angelo Sciapichetti (assessore Regionale), oggi favorevole alla cautela e a fermare il trattamento delle macerie a seguito dell’allarme scattato al Cosmari che si tradurrà nel blocco totale dei siti di Monteprandone e Arquata del Tronto, ci dava degli incapaci mentre Edward Alfonsi ci diceva che facevamo dell’allarmismo criminale” tuona oggi Giorgini che continua prendendo di mira Fabio Urbinati che evocava “allarmismo criminale” dice il grillino dinanzi alle loro preoccupazioni.

Ma il consigliere regionale va oltre mettendo in guardia i cittadini sui siti di lavorazione di Porto D’Ascoli: “Il paradosso ad oggi è che a Macerata si blocchino i lavori, mentre a Porto d’Ascoli si continui incessantemente a triturare inerti, parte derivanti dalle macerie del terremoto, parte derivanti da prodotti  dell’edilizia, nonostante tutte le segnalazioni, le polemiche, gli esposti; inoltre, anziché un impianto ora ce ne ritroviamo quattro potenzialmente autorizzati di cui due in funzione a pochi decine di metri da quartieri densamente abitati, nonostante i dati allarmanti dell’Arpam sugli sforamenti dei rumori e di polveri sottili, questi ultimi ben 10 in 35 giorni di rilevamento che se rapportati a un anno solare, supererebbero di gran lunga i 100:  tre volte i 35 sforamenti consentiti dalla legge” tuona ancora il pentastellato che in ultimo dice: ” Siamo costretti ad inviare l’ennesima denuncia alla Procura di Ascoli, prima o poi qualcosa dovranno pur fare”.