SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Corvi e veleni. L’atmosfera attorno a viale De Gasperi diventa difficilmente respirabile e si entra in una fase complicata: chi compie un passo sbagliato, rischia di pagarlo. Ci riferiamo alla vicenda che ha portato alla sospensione del dirigente Roberto De Berardinis (leggi qui).

E dopo gli attacchi, arrivano le difese. Riviera Oggi può informare che nella mattina del 18 marzo sono state protocollate nel Comune di San Benedetto le posizioni della difesa di De Berardinis (tutelato dall’avvocato Christian Lucidi di Ascoli).

Di seguito una sintesi dei punti di difesa:

1. Innanzitutto, la difesa ritiene che la condotta di De Bernardinis non ha alcuna attinenza con la legge Madia sulla licenziabilità dei cosiddetti “furbetti del cartellino”, poiché De Berardinis in quella data non avrebbe né alterato la timbratura né timbrato, ma avrebbe soltanto chiesto via mail all’addetta al personale, quando era rientrato in Comune da oltre un’ora, di attestare la sua presenza sin da inizio mattina nella convinzione (“probabilmente errata”) che la sua presenza in udienza, obbligatoria secondo le regole del processo, rientrasse nelle sue prerogative di ufficio. “Un errore di diritto e non di alterazione dei cartelli o frode integrato da condotta posta in essere senza dolo, in buona fede ed alla luce del sole” scrive la difesa.

Il Comune, secondo la posizione difensiva, sapeva bene e sin da subito che De Berardinis il 18 gennaio era in udienza, “senza che vi sia alcuna possibilità di appigliarsi ad una segnalazione anonima di assai dubbia legalità e probabilmente volta anche a cercare di sanare la tardività dell’addebito e della sospensione che, per previsione normativa, debbono essere immediati“;

2. Ma il dirigente è tenuto a timbrare il cartellino? Probabilmente no, è la tesi difensiva. “E di sicuro non è tenuto al rispetto di alcun orario di lavoro e viene retribuito non in base alle ore svolte, ma in funzione degli obiettivi e dei risultati”, né il Comune ne ha avuto o poteva avere alcun danno; non è insomma il caso della legge Madia;

3. La tesi difensiva è che la sospensione dal servizio e dalla retribuzione ed il minacciato licenziamento sono illegittimi: “Al più sarebbe applicabile una mite sanzione conservativa”. Vi sarebbe, dunque, una sproporzione.

4. “Si profilano anche elementi di nullità per ritorsività del procedimento disciplinare” e qui si fa riferimento che la odierna Presidente dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari, Catia Talamonti, la quale per la difesa sarebbe in conflitto di interesse “ed è quindi incompatibile a ricoprire il ruolo”, a causa dei noti contrasti con lo stesso De Berardinis legati alla vicenda della Picenambiente. Ci sarebbe stato, tra l’altro, un ulteriore procedimento disciplinare ispirato da Catia Talamonti contro De Berardinis in merito alla vicenda della dottoressa Spinelli che però è stato archiviato dall’Upd il 4 dicembre 2018.

La difesa dunque chiede la revoca della sospensione dal servizio, il pagamento di tutte le retribuzioni perse e l’archiviazione senza licenziamento del procedimento, “con riserva di ogni azione anche di danno a tutela della professionalità della salute e dell’immagine di De Berardinis”.