SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Lui è Renziero Papetti, esponente del Cat (Club Alcologico Territoriale) associazione di volontari che si occupa di risolvere i problemi di alcolismo con un approccio ecologico e sociale, attraverso il confronto fra gli alcolisti e le loro famiglie. Lei, invece, è Sabrina Vici, psicologa e sociologa, responsabile servizio risposte alcologiche dell’Ambito 21 (e in precedenza del Comune) dal 1996 fino alla sua soppressione, o meglio il suo assorbimento nel Servizio Associato di Prevenzione del Disagio Giovanile e Adulto dell’Ambito 21, avvenuto un po’ fra le polemiche.

Papetti e Vici hanno chiesto un’intervista alla nostra redazione per chiarire quello che è successo negli scorsi mesi e per dare la loro versione dei fatti. Qui di seguito la nostra intervista.

Dottoressa Vici, cos’era il servizio risposte alcologiche e di cosa si occupava?

“Era uno sportello d’ascolto, situato negli ultimi anni in via Manzoni, e un numero verde. Il servizio è nato nel 1995 per favorire la richiesta d’aiuto di persone con problemi d’alcolismo, che spesso trovano difficile rapportarsi con l’esterno e a vincere la vergogna di affrontare un problema spesso emarginante a livello sociale. Era un servizio di orientamento e informazione su come affrontare la problematica. Io me ne sono occupata in prima persona dal 1996. Da lì, poi, le persone venivano informate dei percorsi possibili: dal rivolgersi al medico di famiglia o all’Asur oppure alle associazioni come i Cat o gli Alcolisti Anonimi. C’era poi un’attività parallela di prevenzione nelle scuole, di informazione con i banchetti in piazza…”

Dopo la soppressione del servizio siete stati spesso citati insieme dalle cronache giornalistiche. C’è differenza però fra le vostre due occupazioni…

Papetti: “Sì io sono un servitore insegnante del Cat, un’associazione di volontariato per i problemi di alcolismo che è a San Benedetto dal 1993 e che conta 3mila club in Italia, io sono nel Cat dal 2000. Il nostro approccio è basato sul confronto fra più alcolisti e le loro famiglie. Ci riuniamo una volta alla settimana, di sera, per un paio d’ore. Si sta seduti tutti in cerchio e si parla semplicemente, ci si confronta. L’alcol è fatto culturale profondo, c’è vergogna, la gente non crede che qualcuno ti possa comprendere. Molte famiglie si sorprendono per la comprensione che diamo, è una cosa sociale, di sanitario non c’è nulla nel mio lavoro. Sono stati i Cat a spingere, nel 1995, per la creazione dello sportello comunale perché aiutava le famiglie a vincere l’imbarazzo iniziale di comunicare agli altri un problema che per loro è spesso segreto. Fra noi e il servizio della dottoressa c’era una interconnessione”.

Vici: “Io collaboro tutt’ora con i Cat, lo facevo anche quando mi occupavo dello sportello, nel mio tempo libero e come volontaria. Il Cat di San Benedetto è un gruppo aperto, c’è chi entra, chi risolve il problema e chi abbandona, ma in media è un gruppo di 12 o 13 famiglie. Chi riesce a vincere la dipendenza rimane come collaboratore spesso, per dare una mano per la prevenzione, per fare i banchetti, mettono a disposizione la loro esperienza”.

Quante persone avete trattato negli anni? Che tipo di persone hanno questi problemi? Riescono ad uscirne?

Vici: “Per quanto riguarda il servizio risposte alcologiche trattavamo una media di circa 100 persone ogni anno, fra quelle che chiamavano il numero verde, la maggior parte come potete immaginare, e quelli che si presentavano fisicamente allo sportello. Non è facile capire il numero delle persone che hanno risolto il problema perché dopo essersi rivolti a noi, gli utenti potevano scegliere le strade che preferivano fra Asur, Alcolisti Anonimi o Cat. Le persone che si rivolgono a questi servizi, l’ho appurato con il parallelo impegno nel Cat, sono di ogni tipo ed estrazione sociale, molto spesso famiglie normalissime, professionisti affermati, laureati. Molto poche le persone ai margini società che si rivolgono al servizio. Per quanto riguarda il servizio, poi, ho risposto anche a madri di giovani ragazzi, preoccupate dal binge drinking, ovvero il fenomeno del bere molto nei week end. Per non parlare poi dei problemi connessi che vivono queste famiglie: maltrattamenti, violenze, bollette non pagate e famiglie che si impoveriscono”.

Papetti: “Come ho già detto sono nei Cat dal 2000 e da allora sono circa 40 le famiglie che abbiamo aiutato ad uscire dal problema dell’alcolismo. Adesso sinceramente, con la soppressione dello sportello e della professionalità della dottoressa Vici, che ha 23 anni di esperienza in questo settore, sono preoccupato per le nuove famiglie che potrebbero trovare maggiori difficoltà a denunciare un problema senza uno sportello apposito, adesso che il servizio è stato assorbito assieme alle altre dipendenze. Il servizio di San Benedetto che curava la dottoressa era un’eccellenza riconosciuta ai più alti livelli, ha ricevuto encomi anche da esponenti dell’Istituto Superiore della Sanità”.

Dottoressa Vici, le va di raccontarci come è andata la vicenda della soppressione del servizio?

“Mi sono occupata del servizio per circa 23 anni, negli ultimi anni però era gestito dalla cooperativa Cooss Marche che ha vinto un bando triennale fino a tutto il 2019. La referente della cooperativa mi ha telefonato a novembre dicendomi che il comune rivoleva i locali di via Manzoni, in cui volevano mettere un servizio per minori. Io, in pratica, non sono più andata da inizio dicembre anche se, tutt’ora se si chiama il numero verde risponde la mia voce in segreteria. A quel punto mi è stato detto che il Comune stava cercando altri locali. Io ho insistito, non vedendo novità ho telefonato al Comune e mi hanno dato appuntamento il 5 febbraio con l’assessore Emanuela Carboni, Simona Marconi dell’Ambito 21 e Tiziana Spina della Cooss. Lì mi è stato detto che il servizio era soppresso e che, anche se costava poco, quei soldi andavano stanziati per i disabili. Poi l’11 febbraio abbiamo avuto la conferma attraverso una nota stampa che annunciava l’assorbimento del servizio. Poi è successa un’altra cosa con Facebook…”

Ci spieghi…

“Io avevo la gestione della pagina Facebook del servizio risposte alcologiche. Un pomeriggio ho scritto, un po’ indignata, che il servizio era chiuso per sempre e ringraziavo le scuole e il servizio dipendenze dell’Asur per la collaborazione negli anni. La sera mi arriva una mail dal Comune di San Benedetto, senza mittente, in cui mi invitavano a rimuovere il post e la pagina e mi dicevano che non spettava a me dare le comunicazioni”.

Non le è stato chiesto di far parte del nuovo servizio, quello che ha assorbito anche le risposte alcologiche?

“No, non mi hanno offerto nulla”

Adesso c’è una mozione dell’opposizione, firmata da Rosaria Falco, che chiede il ripristino del servizio. Se dovesse andare male che farete?

Papetti: “Se non passerà la mozione continuerò a lottare e mi rivolgerò ai livelli più alti, fino ad andare in Regione o magari altrove. Il motivo è semplice: hanno spiegato che hanno organizzato questo nuovo servizio di dipendenze, in cui c’è la dipendenza da internet, quella da droghe, le ludopatie e ci hanno messo anche l’alcol. In questo momento sono preoccupato perché non c’è una professionalità che si è formata in tanti anni di lavoro sul territorio come la Vici. Tralasciando anche il fatto che lei da questo lavoro traeva reddito, ha una figlia a carico. Dispiace che il provvedimento arrivi dall’Amministrazione Piunti: quando l’attuale sindaco era in Provincia ci aveva sostenuto aiutando ad organizzare, nel 2011, un corso di sensibilizzazione in città”.

Un’ultima domanda alla dottoressa Vici: ha ricevuto sostegno dalle famiglie che in questi anni, fra servizio e Cat, ha aiutato?

Vici: “Sette famiglie che fanno parte dei Cat hanno chiesto un incontro con l’Amministrazione e sono andate in Comune il 20 febbraio. Mi hanno riferito che al colloquio c’era l’assessore Carboni, la dottoressa Simona Marconi dell’Ambito 21 e la consigliera comunale Mariadele Girolami. Chiedevano spiegazioni, un confronto. Da quello che mi hanno riferito le famiglie è stato detto loro che a me era stata fatta un’offerta per il nuovo servizio e che io avrei rifiutato. Ma questa offerta non c’è mai stata”.

Papetti: “Posso rispondere anche io. Molte famiglie sono confuse, deluse, indignate. Ci siamo mossi noi, altrimenti nessuno avrebbe detto niente temo, hanno fatto la famosa nota stampa solo dopo che noi abbiamo informato le famiglie”.