SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tralasciando le questioni più strettamente personali relative alla sospensione dal servizio del dirigente degli Affari Generali del Comune di San Benedetto, Roberto De Berardinis (clicca qui), come quelle più complottarde che legano la decisione all’affaire Picenambiente. Sì, la società partecipata della quale Catia Talamonti è presidente.
E intanto, nominata dirigente ad interim del settore Lavori Pubblici dopo la morte del predecessore Farnush Davarpanah, in qualità di presidente dell’Ufficio Provvedimenti Disciplinari ha dovuto decidere proprio su De Berardinis, il quale ha firmato la delibera approvata dal Consiglio Comunale che prevede che Picenambiente torni sotto il controllo pubblico. Voto che ha innescato una spirale polemica con dimissioni della Talamonti dal ruolo di vicesegretario comunale.
Tralasciamo i complottismi.
L’interesse di mezza città almeno è sì per questo incartamento tra controllore e controllato. Ma è soprattutto per il Corvo. Colui che ha segnalato alla dirigente Catia Talamonti il fatto che lo scorso 18 gennaio De Berardinis fosse presente in Tribunale ad Ascoli anziché in Comune a San Benedetto.
Un consigliere comunale, o meglio semplicemente un consigliere, che ha protocollato venerdì 22 febbraio a Catia Talamonti una busta chiusa firmata però ai lembi dal proprio nome.
Catia Talamonti che il 1° febbraio si era dimessa dal ruolo di vicesegretario comunale proprio in merito alle forti polemiche legate al doppio ruolo di vicesegretario e presidente di Picenambiente.
La stessa Catia Talamonti, dopo aver ricevuto nelle proprie mani la lettera lunedì 25 febbraio, quindi il giorno lavorativo successivo l’avvenuta consegna al Protocollo (venerdì 22 febbraio), il successivo 27 febbraio veniva nominata dirigente dei Lavori Pubblici ad interim.
Il giorno seguente la nomina – non che vi sia correlazione se non una casualità che rileviamo – il 28 febbraio, inviava una mail agli altri dirigenti comunali Antonio Rosati (Servizi Finanziari) e Giuseppe Coccia (Polizia Municipale) e ad Anita Pagani, direttore del servizio “Risorse Umane” del Comune di San Benedetto, convocandoli ad una riunione dell’Ufficio Provvedimenti Disciplinari del quale tutti i sunnominati sono componenti.
Mese movimentato, quello di febbraio, dunque.
Ma il Corvo, chi è? In Commissione Bilancio diversi consiglieri comunali di opposizione giuravano di conoscere la sua identità, pur se le bocche sono rimaste cucite. Ma perché la sua identità è tenuta nascosta? Sembrerebbe per tutelare il consigliere perché il fatto segnalato può avere rilevanza penale.
Mezza San Benedetto, però, vuole sapere.
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