Sindaci egoisti. Fumata bianca, direbbe un osservatore  inesperto di fronte alla decisione presa ieri in Ascoli dall’assemblea dei sindaci piceni. Non è così, la riunione è servita soltanto per ribadire un aspetto che è molto chiaro per chi è esperto di politica (mi fa brutto chiamarla politica però…): tutti i sindaci, nelle loro dichiarazioni, hanno ragionato in maniera soggettiva e non oggettiva come dovrebbero fare amministratori avveduti e disinteressati. Lo sono sicuramente anche i sindaci della media vallata ma in questo caso la logica è a favore loro.

Una chiara dimostrazione che la classe politica picena (anche se tutta l’Italia… è paese) è veramente poca cosa e considera il popolo utile soltanto in campagna elettorale.

Tanto è che il sindaco Castelli, trovandosi accerchiato, si tira fuori e si trincera dietro ad una improbabile Azienda Sanitaria che più improbabile non c’è. Per motivi economici abbastanza chiari come ha spiegato più volte Ceriscioli ma al sindaco di Ascoli forse fa comodo non capire. In realtà non può accettare che un nuovo ospedale a 20 km da piazza del Popolo prenda il posto di quello che aveva ‘promesso’ ai concittadini a 5 km da piazza del Popolo, zona Monticelli. Mi viene in mente il detto:”Ha fatto 30, facciamo 31″. Non è stato esaudito per cui evade ogni discorso su un nuovo ospedale. La parola ‘unico’ poi gli fa venire i brividi in funzione delle sue aspirazioni cioè della sua carriera politica.

Credo che stia prendendo tempo in attesa delle elezioni regionali, che gli piacerebbe vincere,  con l’illusione di dare al Piceno due ospedali… unici. Devo dire che come sindaco di Ascoli Piceno è bravissimo.

Lo appare meno Pasqualino Piunti che, invece di difendere gli interessi dei sambenedettesi (che un ospedale vero più vicino di Ascoli lo desiderano da una vita) fa l’equilibrista e non contraddice Castelli. Per un interesse ‘regionale’ simile a quello del primo cittadino ascolano? I suoi concittadini sperano proprio di no.

Gli altri sindaci della riviera e collina adiacente (anche se i loro concittadini aspettano da una vita un vero ospedale più vicino di Ascoli) si sono espressi in maniera super soggettiva pensando al loro proprio orticello per poi magari vantarsene in campagna elettorale seppur senza un vero motivo. Chiaramente: se ragionassero oggettivamente come dovrebbero. Vale per Monteprandone, Montefiore, Massignano, Acquaviva, Ripatransone. L’unico ad aver ragionato in maniera oggettiva (per poi modificare un po’ il suo pensiero per non essere ‘menato’ dal Pd) è stato il sindaco di Grottammare che, sin da subito, ha accettato la logica Pagliare.

Mi fa specie più di tutti il monteprandonese Stracci che si rifiuta di accettare un ospedale vero a 10 minuti di macchina dalla frazione Centobuchi. Anche lui chiede l’impossibile pur di aver un nosocomio come si deve, 5 minuti più vicino. Assurdo che testimonia però una soggettività di pensiero sbagliata che prima o poi i cittadini scopriranno.

Per non parlare di Fabio Urbinati che sta facendo il ‘trapezista’ per nascondere la realtà e quello che veramente vorrebbe e pensa. Dimostrazione: la sua approvazione per Pagliare fu immediata, poi il modo ‘soggettivo’ di tutti gli altri lo hanno probabilmente fatto ‘volare’ verso il pensiero “Non è che la mia posizione (seppur logica e giusta) mi penalizzerà in campagna elettorale?” E sta agendo di conseguenza.

Insomma i propri interessi e le ambizioni personali davanti a tutto e contro ogni logica. Comportamenti esclusivamente egoistici per poi lamentarsi se un Movimento (M5S) partito da zero li mette tutti agli angoli. Se continuano così, se non sarà ancora il M5S, sarà qualcun altro. Credono che le vecchie tattiche per prendere voti siano ancora valide, l’avanzata di Lega e M5S sta dimostrando il contrario. La gente vorrebbe che i Partiti tradizionali cambiassero perché, se continuano così,… li cambiano loro.

Ripeto il concetto se non si è capito bene: un sindaco o un qualsiasi amministratore pubblico deve ragionare in maniera oggettiva (pro cittadini) non soggettiva altrimenti sono un’altra cosa che al popolo non piace più.