La parola mafia. Sento spesso dire che la mafia non è più una prerogativa siciliana o calabrese (eccetera) ma un modo ‘poco’ legale di gestire la cosa pubblica, seppur con modalità e modi diversi, diffuso in tutta la nostra penisola.

È infatti un’esagerazione paragonarla a quella criminale e violenta delle regioni storiche dove essa è nata. Se però andiamo a vedere il contenuto del significato della parola, possiamo ben dire che certi comportamenti, diciamo similari,  esistono. Magari anche in zone come le nostre, apparentemente immuni.

Analizziamolo il il significato della parola mafia, dopo averlo estrapolato dal vocabolario: Organizzazione criminale suddivisa in più associazioni (cosche o famiglie), rette dalla legge dell’omertà e della segretezza, che esercitano il controllo di attività economiche illecite e del sottogoverno”.

Se togliamo le parole ‘criminale’, ‘cosche’ e mettiamo tra virgolette “illecite” (la parola omertà la lascerei) scopriamo che è un modo di fare italiano per cui l’interesse di pochi va a discapito di quello di molti. Non ce lo auguriamo ma magari il nostro territorio non fa eccezione.

Il nostro giornale (per noi una vocazione oltre che il motivo per cui l’ho fondato) è da sempre un attento osservatore della vita politica locale e continuerà a farlo.

Magari il sol pensiero che anche in casa nostra esistano ‘organizzazioni suddivise in più associazioni segrete (più o meno) che esercitano attività economiche (più o meno illecite) di sottogoverno‘ potrebbe rivelarsi una brutta nostra fantasia ma lo riteniamo  comunque utile in linea con il nostro motto “Con Riviera Oggi il cittadino non è più solo“.

Per cui nel caso in cui ci accorgessimo di ‘strani’ comportamenti, continueremo a tutelarlo anche se speriamo che non ce ne sia mai il bisogno.