SAN BENEDETTO DEL TRONTO – C’è una donna, ormai, che gli dice: “Io abitavo vicino a te”. E il Palpa risponde: “Lo so, mi ricordo”. E nella dedica scrive proprio che è la prima ragazza che ha notato quando ragazzino da Pescara si trasferì a San Benedetto. Poi arriva un Rotunderos, uno di quei ragazzi che tra gli anni ’70 e l’inizio degli ’80 cercarono di animare con iniziative sociali e culturali la Rotonda di San Benedetto, flagellata dalla piaga dell’eroina, e gli tira un po’ le orecchie: “Palpa, tu nell’intervista hai detto che circolava l’eroina tra di noi, ma noi gli spacciatori li buttavamo dentro la fontana. Tra di noi la roba non circolava. Siamo pure usciti insieme, non ricordi?”

C’è questo mondo sospeso tra un passato carsico, affondato e riemerso più volte, e il Roberto Palpacelli attuale, “il più grande talento mancato del tennis italiano”. L’occasione è la presentazione del libro del giornalista Federico Ferrero all’Auditorium Comunale Tebaldini di San Benedetto: “Il Palpa. Il più forte di tutti”. Un tuffo nella vita spericolata, tutta talento e sregolatezza, di Roberto Palpacelli, pescarese di nascita ma sambenedettese acquisito. Tra leggende metropolitane (come le vittorie su Boris Becker) e realtà invece che supera la fantasia.

“Non sono pentito di nulla – ci dice prima della presentazione, avvenuta questa sera, sabato 23 febbraio – Invece sono orgoglioso della mia famiglia, mia moglie e mio figlio, che mi hanno dato l’equilibrio che mi mancava”

“Il Palpa, il più forte di tutti”: Roberto Palpacelli presenta il suo libro a San Benedetto