SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La fortuna aiuta gli audaci e passare da tre a quattro difensori puri contro una squadra modesta come il Fano, in casa e sullo zero a zero, forse pareggia l’inserimento di un centrocampista per un attaccante visto contro il Ravenna quando la Samb stava giocando bene, o i due cambi a Monza a distanza di quattro minuti l’uno dall’altro impedendo altri due ingressi nel finale (e quanto sarebbero serviti), l’aver lasciato Stanco in campo tutta la partita a Pesaro esponendolo al rischio infortunio senza usufruire di due ingressi (Signori e Di Massimo per 90 minuti in panchina) o aver messo Rocchi mediano contro la Giana per poi spedirlo in panchina.

Sono alcune delle decisioni di queste ultime settimane di mister Roselli, sempre a nostro umile e sindacabile parere. Non bastano a spiegare quel che abbiamo visto nell’ultima settimana, e ne parleremo. Tutti si aspettavano, in questa ripresa del campionato, una Samb gagliarda e pronta ad arrembare verso le prime posizioni: per questo era deleterio il clima giustificativo, quel reiterato richiamo a “eravamo ultimi“, quel continuo accontentarsi come se il decimo posto fosse un obiettivo straordinario di cui accontentarsi quando, raggiunto già a dicembre, servivano nuove ambizioni.

Tutto confermato dalle parole di Roselli in sala stampa: “Noi siamo una squadra media e poi ci sono le grandi squadre”. Il punto è che ha ragione lui, classifica alla mano e 8 punti in 8 partite nel ritorno lo confermano. Ha ragione il mister, abbiamo torto noi.

Forse qui è saltato qualcosa nella testa dei calciatori e del mister. Un rilassamento psicologico che ha minato la convinzione di essere una squadra in grado di poter dire la propria. In tutto il girone di ritorno, e sono otto partite, soltanto contro il Ravenna la Samb è stata propositiva, finendo per essere sconfitta per sfortuna (un solo tiro e un gol degli ospiti) e per gli scellerati cambi di Roselli, che ha smembrato una formazione finalmente indovinata.

Per il resto, la Samb ha sempre giochicchiato fino al momento di passare in svantaggio, producendosi in una serie di rimonte entusiasmanti che hanno dimostrato il potenziale inespresso della squadra. Formazione che quando Roselli gestiva con 13 elementi ha dato il massimo per sopperire alle lacune di organico: adesso forse neanche i calciatori capiscono in che modo devono giocare, avendo assistito ad un turn over e ad un cambio di ruolo che neanche le più ricche formazioni della Serie A.

Di D’Ignazio, acquistato per fare il vice-Cecchini e ieri lasciato 90 minuti in panchina senza neanche usufruire del quinto cambio nel finale, non sappiamo che dire, preferendogli persino giocatori fuori ruolo come Ilari e Celjak evidendemente si è trattato di un acquisto di gennaio sbagliato.

Di Rocchi, che magari non è un fenomeno ma un giovane promettente il cui ingresso da titolare ha coinciso con il miglior periodo della Samb, si sono perse le tracce dopo il fallimentare esperimento (un altro) di schierarlo come mediano contro la Giana.

Tutto ciò (e qualcos’altro) sta portando ad un fenomeno di disaffezione verso i colori rossoblu di cui non abbiamo memoria, nemmeno nei periodi più difficili, ad eccezione di alcune partite di fine campionato. Ecco, questo è il punto: battere e ribattere sul compito già svolto, una salvezza tra l’altro ancora da conquistare, dà un po’ a tutti l’impressione che il campionato sia di fatto finito, senza ambizioni. E non ha senso partecipare ai play off senza avere la convinzione di poter arrivare in fondo.

Il dato confortante, semmai, è che la Samb, con una gara in meno, è in zona play off nonostante ci sembri – a noi, forse non ad altri – evidentemente al di sotto delle aspettative e potenzialità. Non servirebbe molto, forse, a re-inquadrarla di nuovo, non solo per l’assetto difensivo come è riuscito a Roselli, e a farne una mina vagante nella lotteria degli spareggi.

Se poi invece occorre accontentarsi, allora si cerchi di raggiungere la salvezza e si dia spazio a quei giovani che sono al momento il patrimonio della società. Ma secondo noi sarebbe un errore.

Fatto sta che la gara di sabato prossimo contro la Ternana, una delle più forti del campionato sulla carta e forse la maggior delusione dell’anno (a cui segue la Samb) dà l’impressione di essere, per entrambe le formazioni, un dentro o fuori da eventuali ambizioni. Forse l’ultima occasione per ricompattare tutto l’ambiente rossoblu verso un obiettivo concreto stagionale, perché questo, ci sembra, sia venuto a mancare in troppe teste.