SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Abbiamo intervistato Pietro Colucci, presidente di quartiere a Sant’Antonio da circa un anno, da quando è subentrato a Paolo Varese. Con circa 8 mila abitanti Sant’Antonio è fra i quartieri più popolosi dell’intera città e alcuni problemi in questa zona hanno proporzioni più ampie rispetto ad altre parti della città. Di questi aspetti, insieme ad altri argomenti, abbiamo parlato con Colucci. Di seguito la nostra intervista.

Buongiorno presidente. Lei è a capo di uno dei quartieri che, con 8 mila abitanti, è uno dei più popolosi di San Benedetto. E’ facile coinvolgere le persone nelle vicende che riguardano il quartiere?

“Non è facile in generale . La nostra prima assemblea si è tenuta ad aprile 2018 e devo dire che è stata abbastanza sentita, più di cento persone sono venute. L’andazzo generale purtroppo però è che i cittadini tendono a non mobilitarsi finché il problema non va a interessare il proprio giardino di casa”.

Quali sono i problemi che voi di Sant’Antonio dovete affrontare ogni giorno?

“Il problema principale del nostro quartiere è la viabilità, siamo attraversati da almeno quattro direttrici come la Statale, il Lungomare, viale De Gasperi e via Piemonte, lasciando fuori via Toscana che è comunque trafficatissima in certe ore del giorno. La Bretella sarebbe una soluzione, la sento da più parti, ma è un progetto vecchio ormai e non si sa se si farà mai. Io proporrei magari delle rotatorie: per esempio davanti all’ospedale o in via Voltattorni, il traffico ne gioverebbe in un quartiere in cui ci sono tantissime scuole (elementari, medie, i licei), oltre a ospedale, banche, uffici. Tutti fattori che creano disagi di attraversamento”.

Tanti in città si lamentano delle condizioni degli asfalti. E’ un problema che tocca anche voi?

“Quello degli asfalti è un problema di tutta San Benedetto, si capisce parlando anche con gli altri presidenti di quartiere. Nel nostro quartiere però ci sono tante buche, io non faccio altro che fotografare e segnalare. Devo dire che gli addetti del Comune intervengono anche tempestivamente spesso ma non fanno altro che tappare con asfalto a freddo e alla prima pioggia si sfascia tutto. Serve un intervento a lungo termine. Ho sentito che il Comune ha in mente un piano asfalti, speriamo perché negli anni ne abbiamo sentite tante”.

Venendo ai problemi sociali che in questi tempi spesso riguardano criminalità, disagio sociale e altro; Sant’Antonio li soffre?

“Il problema criminalità è relativo, questo quartiere, il nostro, non è particolarmente colpito. Il Comune però ha promesso la videosorveglianza e sarebbe un buon deterrente generale, anche per i writers che sporcano i muri un po’ in tutta la città”.

La situazione delle aree verdi di questo quartiere, fra i più congestionati di San Benedetto, qual è invece?

“I parchi a Sant’Antonio sono in gestione alle associazioni. Ad esempio l’associazione “Antoniana Eventi” gestisce il Parco Wojtyla: lo apriamo e chiudiamo tutti i giorni, d’inverno apriamo alle 8 e 30 e chiudiamo alle 19. Prima c’era qualche problema di spaccio, ora devo dire che con questo metodo le cose sono migliorate. Adesso come quartiere ci stiamo occupando, come volontari, di riordinare e riqualificare il parco di Villa Rambelli, in zona ospedale, che è stato dato in gestione dal Comune a un’associazione che si occupa di persone con disagio mentale. Su questo ci piacerebbe che il Comune si impegnasse a ristrutturare una piccola dependance che è nelle pertinenze del parco: sarebbe bello farne un laboratorio di pittura o di altre attività per le persone di cui si occupa l’associazione”.

I presidenti di quartiere di San Benedetto si stanno battendo per dire No all’Ospedale Unico a Pagliare. Avete sposato tutti la causa di Giorgio De Vecchis e del sindaco Piunti per un ospedale vicino a San Benedetto. E’ un problema sentitissimo anche fra voi ci pare di capire…

“Per la legge Balduzzi, da quello che abbiamo appreso e per cui ci siamo spesi anche con documenti ufficiali, l’ospedale per bacino deve stare nelle vicinanze di San Benedetto. Sicuramente per il futuro dovremo progettarlo lontano dai centri abitati perché il Madonna del Soccorso in quella posizione qualche disagio al traffico lo provoca. Ma adesso almeno teniamoci questo che ha anche bisogno di essere migliorato nei servizi, ci pare di capire. E dico di più, se nei prossimi anni dovesse chiudere speriamo che rimanga almeno un piccolo Pronto Soccorso e i servizi di base, penso a un centro per le analisi ad esempio. Per gli anziani spostarsi è, infatti, sempre un problema”.

Per quanto riguarda la situazione rifiuti invece? Ci sono problematiche particolari? Quali sono i rapporti con Picenambiente?

“I cittadini mi chiamano ogni tanto e mi segnalano delle problematiche, spesso si tratta di rifiuti non raccolti ad esempio, che rimangono qualche giorno nei cassonetti o nei pressi. Noi ci interfacciamo con un referente per i quartieri di Picenambiente e devo ammettere che quando i problemi vengono segnalati, entro la giornata o il giorno dopo di solito vengono a portare via l’immondizia. In questo caso, però, lasciatemi dire che spesso c’è un problema di inciviltà delle persone che invece di prendere appuntamento con Picenambiente preferiscono buttare l’armadio o il frigorifero vecchio in mezzo alla strada”.

Recentemente il quartiere è stato interessato dalla vendita (per 1,5 milioni) della storica ex scuola Curzi. C’è chi si è lamentato dello scarso coinvolgimento dei cittadini nel processo di alienazione dell’immobili mentre altri si sono lamentati del fatto che al posto della vecchia scuola nasceranno appartamenti, che potrebbero andare a congestionare ancora di più un quartiere già denso di abitazioni e traffico, con pochi parcheggi e altri standard urbanistici. Lei che ne pensa?

“Sì, negli ultimi tempi stanno edificando molto in questo quartiere. Stanno costruendo nuovi palazzi sulla Statale nei pressi dell’ospedale e adesso hanno venduto la ex Curzi per fare altri appartamenti. Se nel quartiere mi costruisci 40 appartamenti iniziano a circolare in zona almeno 50 o 60 auto in più. Come minimo, visto che ormai le famiglie hanno spesso due auto. Speriamo che il Comune metta in conto il problema dei parcheggi e che magari spenda una piccola parte degli introiti per il nostro quartiere, penso alle rotatorie di cui parlavo prima solo per fare un esempio. Sono d’accordo sul processo di decisione, prima di vendere quella scuola sarebbe stato bello ascoltare i cittadini per sentire la loro opinione, renderli partecipi di questa vendita. Noi come comitato abbiamo la casetta nel parco di quartiere ma altri quartieri non ce l’hanno e si devono affidare alle parrocchie, quello spazio poteva essere una soluzione per le associazioni o per i comitati stessi, ma in ogni caso è il Comune che decide, più di tanto non possiamo fare”.