Smb in stand-by. Nell’ultima gara contro il Ravenna sono successe tante cose, quasi tutte negative. Secondo me frutto dell’immeritata e stranissima sconfitta di Monza. Un punto in Brianza, unito ad una prestazione da grande, avrebbe dato alla squadra ma anche al tecnico (fino a prima poco convinto) la consapevolezza che lottare per i primi 5 posti si può.

Invece, come spesso accade nel calcio, perdere dopo una lunga imbattibilità crea rabbia e nervosismo e fa perdere lucidità. Nonostante tutto abbiamo affrontato il forte (seppur meno di quanto tutti ci aspettavamo) Ravenna con il piglio giusto e una formazione che, secondo me, potrebbe diventare quella tipo (vedi copertina del setimanale in edicola). Due attaccanti veri, uno abile nello spazio (Di Massimo) ed uno classico uomo d’area (Stanco). Sul fianco sinistro un giocatore che parte da lontano e sa superare l’uomo come pochi, creando quindi superiorità numerica. Supportati da centro campo e difesa hanno messo sotto i romagnoli facendoli diventare piccoli piccoli, costringendoli a non mettere bocca nella nostra metà campo.

Improvvisamente però, chissà perché, al tecnico Roselli è venuto in mente, dopo un’ora di gioco, di cambiare assetto, togliendo proprio i due attaccanti (Di Massimo e Calderini), utili per i motivi che spiegavo sopra, inserendo al posto del primo un centrocampista (chi ritiene che Ilari sia un attaccante sbaglia grossolanamente) con le caratteristiche opposte e il vivace Russotto come ala sinistra. Da quel momento sono iniziati i guai (suicidio tattico, addirittura assistito le frasi più ricorrenti dopo la gara) culminati nella seconda sconfitta casalinga del campionato.

Risultato inaspettato, ingiusto ma anche ritenuto da molti come una specie di harakiri che ha fatto perdere staffe e testa al presidente Franco Fedeli. Non vi sembra vero ma mai fino ad ora il suo ingresso in sala stampa era stato così irruento: “Non parlo e vado via, non sono più il presidente della Samb“. Una frase, con quanto avverrà subito dopo, che racchiude in una sintesi perfetta la Samb della famiglia Fedeli. Dopo una decina di minuti, infatti, finito lo sfogo, patron Fedeli non si addolcisce ma diventa più ragionevole quando si presenta davanti a tutti giornalisti.

Nella strada per Roma dove sta tornando, il presidente rossoblu è già un’altra persona e sta ricominciando a pensare alla Samb in modo meno distruttivo“, parole di un vero capitano come Rapisarda quando si è presentato in sala stampa. La sua frase apparentemente senza via di ritorno “Se non vincono ad Imola, so cavoli loro” al suo arrivo a Roma sarà stata anche per Fedeli una boutade e niente di più.
Questo è Franco Fedeli. Un presidente imperfetto ma sicuramente al momento indispensabile. Per un motivo semplicissimo: se mettiamo a confronto pregi e difetti, i primi battono nettamente i secondi per il semplice motivo che la stabilità economica permette di andare in campo mentre senza di essa le uscite di un presidente post gara, piacciano o no, non avrebbero alcun valore. Come non le hanno quelle di una ventina di proprietari di club di serie C che fanno buonismo per i loro interessi personali ma accumulano punti di penalizzazione (quasi settanta al momento) con sullo sfondo concrete prospettive di dilettantismo.
Conclusione: la perfezione non esiste, Franco Fedeli vorrebbe andarsene ma non puo’, la speranza che una promozione in serie B possa pianificare il tutto è sempre meno vicina. Per risposta prendo in prestito il titolo di un film di Troisi “NON CI
RESTA CHE ATTENDERE”