SAN BENEDETTO DEL TRONTO – C’è quella cosa che si ripete spesso: la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. E al “Riviera delle Palme” va in scena una partita che per certi versi è speculare anche se con esiti diversi rispetto a quella vista due partite fa contro la Giana. Il gol degli ospiti, ad esempio, è identico: traversone dalla destra, colpo di testa ad incrociare sul secondo palo, palo interno e Pegorin che in tuffo tira fuori la palla. Stavolta, però, nessuno protesta, il guardalinee alza la bandierina, anche se i dubbi restano.

Una Samb che – ha ragione Rapisarda, che si è sfogato prendendosela con la stampa forse per far scendere la tensione attorno alla squadra – in tre partite ha raccolto il minimo, ha avuto decisioni arbitrali sempre contrarie. Eppure concordiamo col capitano: questa non è la Samb che pure, contro Giana, Monza e Ravenna, raccolse un solo punto sui nove disponibili, all’andata. Però qualche problema c’è se nelle sei partite del ritorno non è mai passata in vantaggio. Esattamente come all’andata.

Roselli ci aveva sorpreso, schierando la Samb col 3-4-3 iniziale. Uno schema anche anomalo, con due giocatori, però, al posto giusto. Calderini finalmente schierato come esterno sinistro, e con lui e Cecchini nel primo tempo arrivano le cose migliori su quel versante. Di Massimo dietro Stanco, pronto ad inserirsi, reattivo. Sui loro piedi saranno le occasioni migliori dell’incontro, una delle quali, per Di Massimo ad inizio ripresa, sprecata. Rapisarda ne farà un po’ le spese perché si ritrova sulla fascia troppo solo. Ma contiamo almeno 5 possibilità nel primo tempo, una appunto nella ripresa.

Fino a quel momento il Ravenna è di fatto non pervenuto. Non che gli ospiti non dimostrino buone capacità di palleggio e penetrazioni rapide per i due bravi attaccanti. E non che talvolta superino il centrocampo un po’ in affanno: ma da quel che si vede il prezzo da pagare per tenere il tridente è davvero modesto.

Facile, certo, fare uno più uno e legare il gol del Ravenna alle sostituzioni. Ha ragione anche Valerio Quondamatteo, non si ragiona col senno del poi. Fatto sta che al 16′ della ripresa, quando vediamo pronti ad entrare Russotto e Ilari, tutti sembrano congratularsi con la scelta della panchina: Russotto per Di Massimo, dietro Stanco, o al massimo per Calderini, se affaticato, Ilari per Gelonese, per nulla brillante. Invece escono sia Calderini che Di Massimo, le uniche due fonti di gioco fin lì, ed Ilari va a fare quello strano ruolo di trequartista che era giustificato in parte in caso di necessità, ma inaspettato oggi.

Perché mettere un uomo di quantità in una posizione dove serve più la quantità? Perchè stravolgere così una squadra che non dava segni di cedimento? Il gol del Ravenna poteva arrivare comunque, e certo. E sarebbe stato immeritato in ogni caso. Ma a quel punto, con uno Stanco già in giornata no e con le pile scariche e un Russotto impiegato costantemente vicino alla linea del fallo laterale (per lui solo un traversone, nel finale, e per poco non ci scappa il pari, e una percussione centrale terminata come al solito con un tiraccio: ma che gli succede quando vede la porta?), la Samb non aveva più possibilità di sviluppare gioco in maniera organica.

Una sorta di suicidio assistito, perchè immotivato. Ha perfettamente ragione un nostro commentatore: con tre punte i due uomini di qualità forniscono lo spunto per il passaggio in profondità, in mancanza di un regista che organizzi il gioco. Così nelle sei partite precedenti le tre punte hanno trascinato la Samb al pareggio. Oggi, partiti col tridente e tornati poi ad una strana creatura con Ilari trequartista, non è stato possibile recuperare perché non si poteva cambiare pelle di nuovo. Giochi chiusi.

Qui arriva anche un problema: il mercato di gennaio è stato fatto, o non fatto, considerando il 3-5-2 il modulo dell’equilibrio, e valutando che le cinque punte a disposizione bastassero. Se invece se ne schierano tre dall’inizio, e se uno come De Paoli oggi è assente, si ha una sola sostituzione offensiva (anche se in estremo uno come Rapisarda può anche giocare da esterno offensivo).

La partita di Imola diventa adesso fondamentale anche alla luce delle parole affrettate e secondo noi immotivate di Fedeli, che agitano oltremodo l’ambiente nel momento in cui bisogna invece ragionare (molto saggio ed equo il giudizio di Rapisarda, ad esempio). Fondamentale a questo punto forse anche per Roselli, che ha dalla sua un gruppo di grandi combattenti. Serve un pizzico di fortuna, ma non solo.