SINDACI. Niente di nuovo all’orizzonte. Con l’attuale amministrazione si sta ripetendo la solita solfa che ha contraddistinto l’ultimo trentennio di amministrazioni comunali sambenedettesi. Da quando cioè è cambiata la Legge per l’elezione dl sindaco. Da Paolo Perazzoli in poi il candidato sindaco, infatti, deve spendersi in prima persona. La regola uguale per tutti è quella di demonizzare il sindaco in carica con critiche, spesso feroci, di ogni genere. Con la costante di tante promesse per il cambiamento e soprattutto con l’intenzione di far contare il popolo, che consulterà nelle questioni importanti, come democrazia prevede. I fatti dicono che tutto ciò non è mai avvenuto.

 

Iniziò Domenico Martinelli (ma non lui personalmente) nei riguardi di Paolo Perazzoli. In quel primo caso accadde un fatto curioso: la componente politica che fece eleggere l’ostetrico con il solito giochetto, subito dopo lo liquidò  con la frase storica di Pasqualino PiuntiMai più un sindaco della cosiddetta società civile“.

Stessa storia con Giovanni Gaspari che in campagna elettorale urlò a squarciagola: “È tutto da rifare, il centro destra ha trascurato il popolo oltre ad aver accelerato il declino della città, bisogna tornare alla sovranità popolare“, come il suo passato di comunista lasciava prevedere.

Gli credettero, fu eletto. Con il risultato però che nei dieci anni seguenti si verificò l’esatto contrario: mai prima di allora un sindaco si era comportato in maniera così egemonica oltre che con il risultato di un nulla di fatto.

Per sostituirlo (2016), fu eletto guarda caso il più accanito detrattore della gestione Gaspari, gli altri candidati per motivi diversi si dovettero contenere. La teoria del demonizzare al 100% fu ancora una volta premiata e Pasqualino Piunti ne usufruì in prima persona.

A questo punto non voglio credere che quella di diventare sindaco sia soltanto una semplice seppur giustificata ambizione personale. L’aspirazione vera dovrebbe essere quella di avere le capacità per migliorare in tutti i sensi la ‘sua’ città e la vita dei cittadini.

Ancora una volta invece le speranze dei sambenedettesi stanno naufragando nella solita storia, a dimostrazione altresì che l’onorevole carica ancora una volta non è stata (finora) usata per gli scopi annunciati in campagna elettorale.

Attualità che vede la giunta comunale agire come se il popolo non contasse nulla (o meglio conta soltanto nel momento in cui gli si va a chiedere il voto).

Alcuni esempi: piscina comunale, fabbisogni della Sambenedettese Calcio, precarietà del lungomare (un simbolo della nostra città), valorizzazione di Scultura Viva e buon ultimo lo stadio “F.lli Ballarin”. Operazioni rimaste allo stato embrionale senza che per nessuna di esse il Comune abbia avuto la necessità di coinvolgere le associazioni cittadine. Eppure nell’era di internet non sarebbe difficile capire la volontà popolare, seppur soltanto consultiva, in modo da poter agire nel modo migliore e democratico. Nei Paesi evoluti sms e mail vengono normalmente usati dai Comuni a questi scopi.

Capitolo Ballarin, la demolizione è stata assegnata alla ditta Vincenzo Lupi che poi ha acquistato l’ex scuola Media Curzi. Nulla da eccepire visto che la demolizione era urgente e il sindaco aveva il dovere e il potere di scegliere a chi affidarla e visto che il bando abbia seguito una regolarissima prassi.

Molto da eccepire invece sul fatto che nulla è stato chiesto alla città a proposito della destinazione di una scuola storica come appunto la “Curzi”. Trasferita tra l’altro (ma questo è un mio umile pensiero) in un posto “sprecato” per una scuola media.

Ma sapete qual è il brutto: non si intravvedono all’orizzonte persone in grado di dare una vera svolta per il bene dei comuni cittadini sambenedettesi. Né tantomeno che in noi cittadini sia prossima la giusta consapevolezza quando si entra nell’urna.

So benissimo che il triste andazzo di cui sopra riguarda tutti o quasi i comuni italiani ma poco cambia.