SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Il Consiglio Comunale, con la delibera nella quale si specificava che la Picenambiente è una società a controllo pubblico, ha preso atto di una situazione giuridica esistente di fatto, non ne ha creata una nuova. E noi consiglieri di minoranza, sia i sette firmatari dell’esposto in Procura che tutta la minoranza che ha votato la delibera insieme alla maggioranza, stiamo difendendo la volontà espressa dal Consiglio Comunale e quindi anche del sindaco Piunti, che però continua a non esporsi su questo tema”: a parlare è Rosaria Falco, consigliere comunale passata dalla maggioranza all’opposizione e spesso prima voce sul tema della Picenambiente, molto caldo nelle ultime settimane: “Quello che dico è condiviso anche dagli altri”.

“La delibera comunale è valida, la Picenambiente ha rinunciato alla sospensiva e da quel momento la delibera è ritenuta immediatamente esecutiva ed efficace – continua – E il sindaco deve seguire questa delibera, altre questioni di incompatibilità riguarderanno il giudice del lavoro. Della questione adesso se ne occuperà il Tar Marche, ma non vi è dubbio che la presidente Talamonti va rimossa dal suo incarico, inoltre va riformato il Consiglio di Amministrazione e vanno convocati i soci pubblici e tutti i contraenti per motivi di trasparenza. Forse tutto questo non piace al socio privato, che preferirebbe non essere vincolato da aspetti burocratici, ma tutto questo è controllo pubblico che garantisce che i soldi dei contribuenti vengano spesi nella maniera migliore possibile: da una parte a vigilare c’è il Collegio dei Revisori, dall’altra invece la Corte dei Conti, che è rigida e puntuale”.

“Forse così potranno anche aumentare i dividendi per i soci, mentre saranno più garantiti i lavoratori, alcuni dei quali invece adesso si stanno impaurendo, chissà perché: saranno dipendenti di una società a controllo pubblico e avranno diritto a tutele e garanzie che adesso non sempre hanno a partire dai pari diritti nei concorsi e parità di accesso ad un posto in Picenambiente per tutti i cittadini” continua. “Noi abbiamo mandato tutto al Ministero, alla Corte dei Conti, al Prefetto, alla Procura di Ancona, e ci parrebbe strano se nessuna autorità intervenisse”.

“Se la presidente di Picenambiente Catia Talamonti deve essere una tutela per il Comune di San Benedetto ma il Consiglio Comunale l’ha sfiduciata, come può continuare ad essere un organo di garanzia? Lei si trova in una situazione di conflitto di interesse con il suo ruolo di vice segretario comunale e se ha deciso di dimettersi è perché è stata costretta a farlo e non poteva fare diversamente a norma di legge. Non è stata, dunque, una sua scelta” aggiunge la Falco.

“La mia speranza è che a partire dalla Picenambiente che forse è la realtà economica più grande della provincia, si inizino ad attuare le sollecitazioni che l’Unione Europea fa all’Italia in merito all’applicazione della Legge Madia, ovvero che una società pubblica va controllata come tale. Se poi per espressa dichiarazione della Talamonti o di Collina i soci non hanno mai voluto esercitare il loro ruolo, questo è un fatto grave ma non giustificativo. Se il Consiglio di Amministrazione non ha controllato questa è una negligenza, i cittadini votano per gestire i soldi pubblici nel migliore dei modi. E anche se da Picenambiente fossero stati impiegati nel migliore dei modi non andrebbe bene. Ma bisognerebbe chiedersi per quale motivo vi siano tutte queste resistenze a porsi sotto il controllo pubblico” conclude l’esponente del Gruppo Misto.