SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “E’ proprio quando perdi qualcosa che ti accorgi di quanto era importante“. Una frase che si adatta allo spirito di molti sambenedettesi, e non, sulla vicenda dell’ex stadio ‘Ballarin’, in fase di demolizione.

Il 15 novembre 2018, quando è stato abbattuto il primo muro, in tanti hanno iniziato a ricordare i tempi passati nel glorioso impianto sportivo. Una struttura che non ha dato solo grande calcio ma anche eventi culturali di primissimo livello.

Riviera Oggi ha voluto, quindi, realizzare uno spazio per i lettori: una “bacheca” dove affiggere  i propri ricordi sul Ballarin e rendere immortale una struttura destinata alla (quasi) completa demolizione. Inizieremo noi della redazione a riempire questa rubrica, i lettori potranno inviarci le “memorie” all’indirizzo info@rivieraoggi.it con oggetto IL MIO BALLARIN per la futura pubblicazione.

Ecco un paio dei nostri “ricordi”.

Leonardo delle Noci: “Essendo originario della Puglia, i miei ricordi del Ballarin non sono legati alla Samb. Abito a Grottammare dall’età di 5 anni, era il 1991, e ho conosciuto l’impianto sportivo l’anno seguente quando andai a giocarci per la prima volta con la maglia della Sanfilippese, categoria “Pulcini”, con allenatore Costantino Carapucci. Affrontavamo i pari età della società Mariner, ai tempi affiliata con il Parma e allenata dalla leggenda rossoblu Tiziano Manfrin. Era il 1992 e sinceramente non rimasi impressionato positivamente dal vecchio stadio poiché cominciava a mostrare i primissimi segni di degrado. In particolare ricordo la ruggine dell’impalcatura di ferro posizionata nella Tribuna Ovest. Era comunque bello giocare in un campo così grande con molta gente sulle gradinate. Numerose furono le sfide, infuocate, con la Mariner nel corso degli anni, anche quando passai alla Riviera Samb.

Da adolescente cominciai a capire realmente quanto valeva il Ballarin per i sambenedettesi e scoprì la gloria che ogni angolo del terreno di gioco custodiva. Spogliatoi compresi dato che era stimolante sapere che in quelle panche si erano seduti giocatori leggendari di Juve, Inter e Milan ma non solo. Il 15 novembre 2018 ho ripreso in diretta, per conto del giornale, l’abbattimento del primo muro: non nascondo di aver provato delle emozioni miste a malinconie. Ero cosciente di aver ripreso un pezzo di storia, seppur triste, della città ma a mio parere credo che non si potesse fare altrimenti date le condizioni fatiscenti, da svariato tempo, dell’impianto. Il mio augurio è che l’area, in futuro, sia destinata alla collettività con molto verde e uno spazio dedicato agli eroi rossoblu del Ballarin e alle vittime del tragico, e purtroppo noto, rogo del giugno 1981. Un mio rimpianto? Non averci mai segnato un gol“.

Pier Paolo Flammini: “Credo che la prima volta al Ballarin fu per vedere la Samb in una partita di fine estate di Coppa Italia. Ci andai accompagnato da mio padre, in Curva. Poiché mio padre per lunghi mesi era impegnato nel lavoro fuori San Benedetto, da bambino non ho seguito i campionati di Serie B direttamente, perché non avevo nessuno che mi accompagnasse. Quindi le prime partite sono state sicuramente degli ultimi campionati disputati in Serie B, quindi 1983-84 e 1984-85, quando mio padre fu libero nel periodo invernale. Ricordo benissimo che mio padre portava me e mio fratello minore allo stadio con notevole anticipo, per garantirci il posto da seduti, davanti alla ringhiera che delimitava l’area di ingresso degli spettatori, in modo da farci stare seduti. Ma in Curva c’era sempre troppa festa, così il campionato 1984-85 lo vidi quasi interamente dalla Tribuna Laterale Nord. Ovviamente il mio idolo in quel periodo fu Stefano Borgonovo, che segnò 13 gol e da San Benedetto iniziò una grande carriera fino al Milan e alla Nazionale.

Il mio ricordo del Ballarin è legato tuttavia anche al terribile incendio in cui persero la vita Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri, nel giugno 1981. Ricordo che mia madre aveva intenzione di andare allo stadio portando me e mio fratello, perché la città era in festa per l’annunciata promozione in Serie B. Invece fu una tragedia. Fortunatamente mia madre non se la sentì di andare allo stadio con due bambini piccoli: quando si diffuse la notizia dell’incendio eravamo in Piazza San Giovanni Battista, da mia nonna. Le immagini dei giovani ustionati, che ho continuato a vedere nei mesi e negli anni successivi, hanno accompagnato la mia e l’adolescenza di tanti bambini di San Benedetto”.