SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Da diversi mesi l’associazione ambientalista “Ambiente e Salute nel Piceno” si sta occupando di una concessione mineraria che prevede una nuova piattaforma di trivellazione del fondale del nostro mare, con un pozzo denominato “Donata 4”, per l’estrazione degli idrocarburi. Il pozzo in questione, secondo i progetti, verrebbe realizzato a poco più di 24 chilometri (12 miglia marine) dalla costa sambenedettese, proprio di fronte la foce del Tronto, in corrispondenza della Riserva Naturale Sentina.

In queste ore l’argomento torna di attualità perché proprio “Ambiente e Salute” assieme ad altre Onlus (si tratta, nello specifico, della Stazione Ornitologica Abruzzese onlus, Trivelle Zero Molise, Trivelle Zero Marche, Mediterraneo No Triv, No Triv Taranto, Italia Nostra, Salerno Nuovo Senso Civico Onlus e Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela) decide di scrivere al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, in sella al dicastero dal 1° giugno in quota (seppure “indipendente”) Movimento 5 Stelle.

Si tratta di una lettera piuttosto dura verso il Governo che a fine 2018 ha dato il via libera alle ricerche del petrolio nel mar Ionio. Si tratta di un argomento che ha avuto una certa eco negli ultimi giorni sulla stampa nazionale principalmente attraverso la polemica lanciata dall’esponente dei Verdi Angelo Bonelli. “Il 31 dicembre è stato pubblicato sul Buig (bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle geo risorse) l’autorizzazione tre nuovi permessi di ricerca petrolifera su una superficie complessiva di 2200 chilometri quadrati a favore della società americana Global Med Llc, con sede legale in Colorado” diceva Bonelli. (CLICCA QUI)

E mentre Di Maio ha scaricato le responsabilità sul precedente Governo e su Gian Luca Galletti, predecessore di Costa al Ministero (“Le ricerche sono state autorizzate da chi c’era prima, il Mise ha ratificato una decisione assunta precedentemente”) le associazioni si sono mobilitate e fra queste, come dicevamo, c’è anche Ambiente e Salute che, a partire dalla questione Stoccaggio Gas all’Agraria, è una realtà da anni attiva sul territorio Piceno.

L’associazione, che con le altre è stata invitata da Costa a un incontro per discutere di trivelle, sembra in agitazione e con la missiva chiede chiarimenti al Ministero. “Ci ha stupito che lo stesso Governo che ha schierato i propri partiti in favore dello svolgimento di un referendum sul tema, abbia oggi concesso questi titoli” scrivono gli ambientalisti.

Qui di seguito la lettera integrale inviata al Ministro Sergio Costa.

 

“Egregio Ministro Sergio Costa,

abbiamo molto apprezzato il suo invito per discutere della questione delle “trivelle” in Italia e, nonostante i pochi giorni a disposizione, eravamo pronti al confronto su problemi che seguiamo ogni giorno da diversi anni, molti dei quali derivanti da scelte dei ministri che l’hanno preceduta e dalla struttura tecnica ministeriale. Per la prima volta un ministro voleva sentire direttamente un gruppo di organizzazioni e comitati del territorio che seguono la vicenda e di questo ne diamo atto.

Vogliamo anche ricordare che lanciammo un appello 6 mesi or sono, al momento della redazione dell’accordo di Governo, per inserire punti più dettagliati per rispondere alle richieste che sono arrivate in questi anni da cittadini, enti locali, regioni e da quei milioni di elettori che si recarono alle urne per il referendum sulle trivelle in mare.

Purtroppo pochi giorni dopo la convocazione è arrivata la notizia, tramite la pubblicazione sul Buig del Mise, dei tre permessi di ricerca accordati nel mar Jonio con l’utilizzo dell’airgun, della trasformazione di un permesso di ricerca in concessione di coltivazione nell’area di Ravenna (Bagnacavallo) e della proroga di un altro titolo. Negli ultimi due casi è stata accordata anche la possibilità di perforare nuovi pozzi. Ricordiamo che nello stesso numero del Buig è decaduto, dopo la rinuncia dell’Eni, il titolo “Carisio” nel novarese dove vi è stata una lunga lotta da parte di un comitato locale.

Una volta di dominio pubblico la notizia, oggettivamente assai rilevante per il dibattito, dei tre permessi di ricerca in mare, ci ha stupito che lo stesso Governo che ha schierato i propri partiti in favore dello svolgimento di un referendum sul tema, abbia oggi concesso questi titoli. E’ seguita, peraltro, una ridda di dichiarazioni, alcune delle quali, a nostro avviso, anche improvvide e ingenerose rispetto all’impegno degli attivisti, rispetto all’ufficialità e alla concretezza delle decisioni governative. Ci sono stati inoltre annunci di provvedimenti volti a fermare altre istanze.

Ovviamente a noi interessa principalmente l’unico fatto per ora certo, sicuramente molto grave: il rilascio dei titoli. Allo stesso tempo, però, tutto il contesto in cui ciò sta avvenendo non fa che peggiorare il “clima” di confusione attorno alla discussione su temi anche tecnicamente complessi.

Vogliamo quindi dare la nostra solidarietà agli attivisti pugliesi, calabresi, emiliani e lucani che da anni si battono contro queste istanze. Il dialogo deve e può avvenire, per entrambe le parti, senza prese di posizioni o decisioni ormai già assunte che possono svuotare o esacerbare il confronto e renderlo meno efficace tenendo ben presente che il problema è molto vasto a scala nazionale in termini di titoli minerari da esaminare, progetti da verificare e attività da controllare.

Per questo le associazioni scriventi hanno concordato di non partecipare, per ora, a questo confronto anche per dare la possibilità di una verifica preliminare anche con il Mise e con le relative strutture tecniche dei due ministeri, su una serie di questioni non secondarie. Un chiarimento – come quello, ad esempio, sulle revisioni delle Via già rilasciate (si vedano i commi 6 e 7 dell’Art.28 del T.U.A.), sull’ineluttabilità, a nostro avviso infondata, della conclusione di alcuni procedimenti e anche sui provvedimenti annunciati in queste ore (diniego di istanze; emendamento nel DL semplificazioni) – che sgombrerebbe intanto il campo da equivoci che non aiuterebbero un confronto in questo momento.

Approfittiamo, in attesa di un possibile dialogo su punti già più dettagliati, di segnalarLe alcuni dei molteplici temi su cui probabilmente si potrà stabilire anche a breve una discussione per la risoluzione di alcune problematiche.

Aspetti legislativi -reintroduzione del Piano delle Aree con moratoria del rilascio di nuovi titoli; -introduzione di un divieto sull’uso dell’air-gun per prospezioni e ricerche petrolifere, anche in considerazione del fatto che i tempi per la fuori-uscita dalle fossili imposti dai cambiamenti climatici sono del tutto incompatibili con lo sviluppo di progetti che devono ancora partire dalla fase di esplorazione;

-eliminazione delle proroghe “automatiche”, rilasciate spesso ad anni dalla scadenza; -revisione di alcune norme sulla V.I.A.

Aspetti tecnici -revisione delle Via già rilasciate sulla base delle nuove informazioni scientifiche disponibili e degli impatti non valutati (come, a mero titolo di esempio, la diffusione del disturbo acustico e l’impatto sul plancton dell’air-gun oppure le emissioni clima-alteranti dai pozzi), come obbligatoriamente previsto dall’articolo 28 commi 6 e 7 del T.U.A. nonché degli obblighi di notifica transfrontaliera in moltissimi casi ignorato dalle strutture ministeriali; -risoluzione delle problematiche relative alla surrettizia modalità di superamento del vincolo legislativo dei 750 kmq per i permessi di ricerca, che invece vengono rilasciati con un vero e proprio escamotage “a gruppi contigui” superando così il limite (due dei permessi rilasciati pochi giorni fa sono continui e assommano a poco meno di 1500 kmq); -questione della V.A.S., mai affrontata dal Mise nonostante variazioni delle aree aperte alla ricerca e alla coltivazione di idrocarburi – di fatto una pianificazione parziale – e il rilascio di titoli che interagendo con la pianificazione vigente determinano veri e propri effetti di piano di fatto che la giurisprudenza della Corte di Giustizia da anni ritiene obbligatoriamente assoggettabili alla direttiva 42/2001/CE; -rotazione dei dirigenti che si occupano dei progetti petroliferi nei due ministeri, anche secondo quanto previsto dai piani anti-corruzione; -forme di partecipazione e trasparenza nei lavori della Commissione Via.; -intervento del Ministero dell’Ambiente con i poteri sostitutivi rispetto alle regioni inadempienti da 12 anni per la perimetrazione e l’adozione delle misure di tutela delle Aree di salvaguardia delle acque potabili (Art.94 del T.U.A.).

Precisiamo che sono solo alcune delle proposte che in questi anni abbiamo avanzato anche in sedi istituzionali e di dibattito pubblico e siamo pronti a scendere nei dettagli, anche su aspetti attinenti a questioni che riguardano anche il Governo e il Parlamento più in generale (si vedano ad esempio, gli altri punti contenuti nel cd “Pacchetto Volontà” già divulgato dal Coordinamento nazionale No Triv, a partire dal ripristino dell’intesa “forte” tra Stato e Regioni).

Tante sono, infatti, le questioni aperte che certamente vorremmo, dopo questa fase di chiarimento, discutere con Lei, magari anche per prendere atto che nel frattempo alcune di esse sono state risolte concretamente e positivamente.”