SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il 24 agosto 2016 un violento terremoto provocò morte e distruzione in Centro Italia: 299 vittime, distruzione, lutto e tutto quanto di triste abbiamo visto poi nei due anni e mezzo seguenti. Ma un terremoto non è soltanto la tragica conta delle vittime, non è soltanto macerie da togliere, non sono soltanto case da ricostruire. Serve anche una economia che sia sostegno sia per chi è restato, che per chi intende tornare o magari, nei casi più fortunati, di chi ha intenzione di trasferirsi in zone, per molti contesti, ammirate in tutto il mondo.

Ecco che il Turismo diventa anche un indicatore non secondario degli effetti del terremoto sull’economia e sulla vita non solo delle zona direttamente colpite dal sisma, ma anche dell’intorno immediato o meno prossimo, associato mentalmente alle immagini di morte e paura del sisma.

Turismo 2018, un terremoto per le Marche: -21% sul 2015, -47% sul 2013

Ce ne eravamo appunto già occupati, seppur indirettamente, analizzando i dati ufficiali forniti dalla Regione Marche fino al 2015, e poi quelli ufficiosi diffusi dal Presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli e dall’assessore regionale al Turismo Moreno Pieroni per il 2018 (“Sfiorate 10 milioni di presenze, +0,6% sul 2017).

Di seguito approfondiamo meglio la situazione turistica regionale ampliandola al confronto con le altre regioni e con l’Italia intera negli anni 2015-16 e nel confronto delle stagioni 2015-16 e 2016-17.

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Dai dati Istat sopra pubblicati le Marche nel 2016 pesavano per circa il 3% del turismo nazionale, ma il dato rispetto all’anno precedente non è stato eccessivamente negativo. Gli stranieri, con una incidenza inferiore ad un quinto del flusso turistico complessivo, erano sì scesi del 5,8%, ma le presenze degli italiani erano cresciute dello 0,9% rispetto al 2015. Complessivamente il fenomeno turistico regionale segnò una contrattura dello 0,4%, ampiamente spiegabile con il crollo turistico avuto dopo il 24 agosto. Evidentemente fino all’evento inatteso del sisma il turismo regionale (fortemente concentrato sulla costa, va ricordato) era in crescita rispetto all’anno precedente (si guardi il dato di una regione in parte simile, l’Emilia-Romagna, +3,5%).

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Molto interessanti i dati del 2017 se confrontati con l’anno precedente. Emerge una crescita importante del movimento turistico in Italia (+4,4%, di cui +5,6% stranieri e +3,2% italiani) ma in controtendenza netta sono proprio le due regioni maggiormente colpite dagli eventi del 2016/17: l’Umbria perde l’8,4% del volume turistico (.8,9% stranieri, -8,1% italiani), le Marche l’8% (.7,3% stranieri, -8,1% italiani). A fronte di questa contrazione e dell’espansione nazionale, il peso del turismo marchigiano su quello italiano si riduce drasticamente, ad appena il 2,6%.

Questi dati ci aiutano a capire che la stagione peggiore, in attesa delle informazioni ufficiali sul 2018 (temiamo che quelle “10 milioni di presenze sfiorate” siano un numero sul quale occorrerà lavorare, dichiarazioni di Ceriscioli e di Pieroni a parte) è stata quella del 2017. Aiutano a capire che la situazione umbro-marchigiana avrebbe bisogno di un riguardo in più rispetto al resto d’Italia, per far ripartire il turismo sia come offerta sia come infrastrutture collegate.

Certo è che se i dati Ceriscioli&Pieroni sono attendibili, non ci rallegriamo per lo 0,6% in più nel 2018 sull’anno tragico 2017.