di Ferdinando Ciarrocchi

MONTEPRANDONE – Padre Nicola, religioso francescano, presso il Santuario di San Giacomo della Marca a Monteprandone, negli anni scorsi esponeva i sui oltre 700 presepi in miniatura, provenienti da tutto il mondo, presso il chiostro del santuario francescano monteprandonese.

Quest’anno il chiostro è inagibile a causa del forte sisma e buona parte delle piccole e stupende opere d’arte presepiali sono esposte, sempre in apposite vetrine, nei due locali che precedono la sede del museo – civica libreria dei codici di San Giacomo della Marca, all’interno di Palazzetto Parisi. Lo scorso anno la bellissima mostra ebbe moltissimi visitatori tra cui monsignor Giovani D’Ercole, Vescovo della diocesi di Ascoli Piceno insieme al suo Vicario. Quest’anno ad onorare la bellissima esposizione, oltre ai numerosi visitatori, è stata la presenza di monsignor Gervasio Gestori, vescovo emerito della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.
Monsignor Gestori ha visitato con profondo interesse la mostra accompagnato da Padre Nicola che ha svolto con dedizione e competenza la sua funzione di cicerone. Al termine monsignor Gestori ha ringraziato Padre Nicola e ha avuto sincere parole di encomio. Al termine della visita abbiamo scambiato alcune battute con Padre Nicola.
Hai avuto sempre un’ attenzione particolare per il presepe?
Sì, sin dagli anni in cui ero studente in seminario. A Jesi con altri amici seminaristi avevamo creato un gruppo del presepe. Una predilezione che si sono portato sempre dietro. Arrivato in Belgio come missionario tra i minatori il primo anno constata che solo in qualche  chiesa c’era il presepe. Nelle vie solo tanti Babbo Natale e altrettanti alberi addobbati a festa. A questo punto mi sono detto “da buon francescano non posso sopportare questa dimenticanza”. Mi venne in mente di riportare più presepi possibili visto che ogni anno andavo nei nostri centri missionari negli USA tra Chicago e Milwoke. In questi centri di costruivano i presepi e i confratelli missionari riportavano i presepi dai luoghi in cui si trovavano: Bolivia, Perù e tanti altri paesi dell’America Latina. Così facendo, di anno in anno sono arrivato a collezionare 150 e con questi ho allestito la prima mostra che ebbe tantissimi visitatori.
Come si sviluppò l’iniziativa?
Sulla scia di un successo così enorme e inaspettato, il secondo anno ho allestito la seconda edizione ulteriormente arricchita di nuovi presepi tanto che all’inaugurazione ebbi l’onore di avere la Regina Paola Ruffo di Calabria e le più alte cariche della diplomazia internazionale. Questo è stato il trampolino di lancio tanto che ho curato e allestito anche mostre a Parigi.
La più grande soddisfazione è stata quella di aver lasciato una bella tradizione: oggi i presepi si fanno in ogni angolo della provincia belga in cui ho svolto la mia missione di religioso francescano tra e con i minatori.
Ha operato una vera e propria evangelizzazione nel segno della famiglia di Nazareth?
Sì, il mio scopo è stato ed è ancora oggi questo visto che la famiglia cristiana fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna è costantemente sotto attacco dalla cultura dominante che certo mira alla sua distruzione. Per fortuna che ancora in Italia in questi giorni di festa vedo tante famiglie con i loro bambini recarsi a visitare il Presepe. Quale francescano alla sequela di San Francesco che ha realizzato il primo Presepe della storia non potevo non riproporre questo avvenimento che è il Presepe e rappresenta il vero significato del Santo Natale in cui ogni famiglia può e deve riconoscersi.