SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ha appena fatto il suo ingresso nella parrocchia del Paese Alto, lo scorso 25 novembre, con la celebrazione presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani. Don Guido Coccia ci accoglie nei locali ancora in allestimento adiacenti alla chiesa di San Benedetto Martire, tra gli scaffali per i registri parrocchiali e la copia della statua della Madonna dell’Immacolata che viene ogni anno portata in processione per le vie della città. A lui rivolgiamo alcune domande.

Don Guido, innanzi tutto come ha vissuto il suo giorno di ingresso nella nuova parrocchia del Paese Alto?
“C’è sempre aspettativa sull’arrivo del nuovo parroco, se possa essere un buona figura per la comunità. La domenica del mio ingresso, nonostante il tempo freddo, ho trovato un’accoglienza semplice e partecipata e mi sono sorpreso della generosa ospitalità della gente”.

Lei ha già prestato servizio come sacerdote in diverse zone della diocesi. Quale è stata la sua esperienza?
“Ho avuto la possibilità di conoscere diverse realtà del nostro territorio. Ogni parrocchia ha le sue caratteristiche, alcune sembrano più chiuse ed altre hanno una maggiore presenza di giovani. Ad esempio a Cristo Re di Porto d’Ascoli ci sono numerosi gruppi giovanili ed una buona vita culturale. In altre parti, soprattutto nei paesi dell’interno, le problematiche sono soprattutto di tipo relazionale, perché il lavoro in campagna è più faticoso. Negli ultimi sette mesi ho invece vissuto l’esperienza tutta particolare di Cossignano, zona terremotata con urgenze legate al sisma”.

Che impressione ha avuto del quartiere del Paese Alto?
“Sono qui solo da poche settimane e per ora non ho potuto avere una conoscenza approfondita delle persone. Il territorio della parrocchia comprende circa 4.500 abitanti. Mi sembra che ci sia meno presenza di giovani e che le persone straniere siano soprattutto di passaggio verso il centro Caritas di Ponterotto”.

La sua chiesa ospita le reliquie del patrono della nostra città e qui si svolgono feste come quella di San Benedetto Martire o la processione dell’Immacolata. Che importanza pensa che possa avere il Paese Alto nella vita cittadina?
“La chiesa di San Benedetto Martire è la più antica della città tanto che ha ricevuto il titolo di abbazia. Mi sembra che la festa del patrono abbia ancora una rilevanza soprattutto parrocchiale, mentre sono rimasto molto colpito dalla celebrazione per la festa dell’Immacolata, che è quella con una valenza civile maggiore. La processione dell’Immacolata nasce da un voto che fece l’allora sindaco della città nel lontano 1855 durante una grave epidemia di colera per chiedere alla Madonna che San Benedetto fosse liberata da questo contagio. Così avvenne. Per rispettare il voto ancora oggi ogni anno la statua dell’Immacolata viene portata per le vie del centro fino al Paese Alto e alla fine il sindaco scioglie le campane del Torrione: è un momento molto toccante a cui partecipano ancora molti sambenedettesi, nonostante oggi la società sia più lontana dall’aspetto religioso”.

Che effetto le fa avere come suo parrocchiano il Vescovo?
“In effetti il nostro Vescovo avendo la sua casa nel territorio della parrocchia è almeno sulla carta nel numero dei parrocchiani. Compatibilmente con i suoi impegni, lo inviterò qui a celebrare messa, anche se la sua cattedra è alla Chiesa della Madonna della Marina”.

In conclusione, quale augurio vuole rivolgere ai nostri lettori per le festività natalizie?
“Prendo spunto dal mio arrivo in questa parrocchi: faceva freddo, ma la gente mi ha incoraggiato con il proprio calore. Auguro a tutti, nonostante il gelo e il freddo, di essere accolti dal calore degli altri e di saper scovare nella nostra città le situazioni di fragilità che abbiamo accanto, per essere solidali”.