SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sono passati quasi 8 anni dal suo ultimo spettacolo al PalaRiviera di San Benedetto e sì, si sentono. Non perché Beppe Grillo non sia in grado, ora come allora, di tenere la scena con un monologo ad alto tasso di risate e coinvolgimento del pubblico. Anzi. Il comico genovese, a San Benedetto per il suo spettacolo “Insomnia“, è animale da palcoscenico come pochi. Ma allora, il co-fondatore del M5S parlò davanti ad un “PalaRiviera gremitissimo”, prometteva di “entrare in Consiglio Comunale” e diceva ai giovani che “era tempo di rivoluzione, altrimenti bisognava andare via dall’Italia” (di seguito articolo del febbraio 2011).

Beppe Grillo: “Giovani, è tempo di rivoluzione”

Il PalaRiviera di sabato 15 dicembre, invece, presenta un discreto pubblico ma anche diversi spazi vuoti (Grillo scherzerà anche su questo). E – prima di toccare i temi politici – il cuore del suo spettacolo è un dejà vu di quelli passati. Con la differenza che nei primi anni Duemila e fino anche al 2011 parlare di Reti, Intelligenza Artificiale e del mondo magico che la tecnologia digitale e l’ambientalismo tech avrebbero svelato di lì a poco, se solo la Casta l’avesse capito, aveva un suo coinvolgimento visionario sul pubblico.

Oggi, citare Blockchain o transumanesimo o aziende di pollame che costruiscono le carceri statunitensi o di pastafarianesimo  fa certamente sbellicare dalle risate se a dirlo è un Grillo in gran vena che rimane più in platea a stuzzicare il pubblico che sul palco (dove sta un solo letto); tuttavia è un futuro che è stabilmente tra di noi, e ormai ognuno è un po’ complottista e un po’ nerd. Tanto che Grillo è costretto ad aggiornare le sue gag chiedendo più volte agli spettatori, coccolati o strattonati, di “controllare sullo smartphone se quello che dico è vero“. La Rete oramai è,  non più sarà. E predirre future catastrofi o rivoluzioni non eccita come pochi anni orsono.

Ma appunto lo spettacolo di Grillo appare come uno spettacolo politico, e non potrebbe essere altrimenti se chi lo tiene è il fondatore del primo partito italiano. Anche qui quante diversità rispetto al 2011. Al tempo diceva: “Speriamo che questi politici vadano a dar da mangiare ai piccioni”, oggi invece non fa satira sul governo in carica e si limita a qualche scudisciata a Berlusconi, Renzi, Napolitano. E poi oltre i confini nazionali. Del M5S dice ripetutamente, a fine serata: “Ci stiamo provando” e si riferisce quasi sempre al reddito di cittadinanza: “Non sono soldi buttati, sono soldi che diamo perché dobbiamo credere nelle persone e fare in modo che ognuno di loro esca fuori e dia il suo contributo. D’altronde, nel 2025 il 50% dei posti di lavoro attuali non esisterà più” è pronto a scommettere. E omaggia la scultura di Ugo Nespolo, “Lavorare lavorare lavorare preferisco il rumore del mare”, che è sul lungomare di San Benedetto: “Bellissima” (non mancheranno anche complimenti per il brodetto sambenedettese).

Così il vetriolo di Grillo assume il significato di una precisa direzione politica mentre nel 2011 era “contro tutti”, e anche il pubblico ne risente: allora composito e incuriosito, oggi quasi tutto militante o simpatizzante. “A Berlusconi abbiamo pulito tutti i gabinetti, uno che non è riuscito neppure ad andare a puttane senza coinvolgere la Nazione“. Su Vespa, “compro sempre il suo libro ma va coperto con quello di Cicciolina”. Scherzando sul suo reflusso intestinale, dice “Napolitano mi ha dato il primo colpo poi è arrivato Renzi“.

Sull’ex Presidente del Consiglio si sofferma con più dettagli spiegando cosa accadde nello streaming del 2014: “Pensavo fosse un colloquio normale, si parlava uno per volta, invece non era così. Allora gli dissi lei cosa vuole, aveva detto non faceva il Presidente se non eletto e invece era lì senza passare dalle elezioni, lui chi cazzo rappresentava, io rappresentavo 10 milioni di persone. Comunque speriamo che Renzi resti lì, se continua così finisce a distruggere il Partito Democratico”.

Ma è ai politici europei che vengono dati i colpi più pesanti, probabilmente perché lì Grillo se la può prendere con chi il potere ce l’ha e non con chi ce l’ha avuto, come in Italia. Macron così diventa “uno psicopatico che sta facendo casini in Francia perché ha avuto problemi nell’infanzia con questa cinquantenne quando lui ne aveva quindici”, mentre il Presidente della Commissione Europea Juncker è “ubriaco dalla mattina alla sera, ci dice che ci dobbiamo adeguare al 2%, allora tu bevi sotto al 2%”. Infine un colpo (greve) alla Germania dove “Schauble va con la carrozzina” e lo mima bofonchiando ordini in tedesco, e a quel punto ci scappa il vecchio urlo liberatorio grillino, “e vaffanculo!