SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Fanno discutere, in quest giorni, le frasi trapelate sulla stampa nazionale con cui il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha deciso sull’istanza di revisione degli arresti domiciliari ai danni di Mimmo Lucano, il discusso sindaco di Riace.

L’ordinanza del tribunale è di fine ottobre ma i suoi contenuti sono stati divulgati, ottenendo una vasta eco, solo negli ultimi tempi. Alcuni passi dell’atto dipingono Lucano come un sindaco avvezzo all’illegalità, incurante delle proprie azioni e dedito allo sperpero di denaro pubblico. “Non sono la persona che descrivono. Vogliono delegittimarmi”  si è difeso dall’uragano l’interessato in questi giorni.

Nonostante un’inchiesta ancora agli albori, un po’ in tutta Italia si parla del caso. E non solo sui “social” della gente comune. “Da paladino dell’immigrazione a profittatore di denaro pubblico per fini elettorali personali”. E ancora: “Crolla un altro mito dell’accoglienza e come sempre emerge la stessa matrice. Favori, clientele, incarichi a cooperative compiacenti, speculazioni economiche a carico dei contribuenti e degli immigrati”. A parlare è il senatore del M5S Giorgio Fede che usa il suo canale Facebook per commentare un articolo, a firma del giornalista Claudio Cordova, che si concentrava proprio sugli estratti dell’ordinanza dei giudici reggini.

Fra i contatti del parlamentare sambenedettese le reazioni sono variopinte. “Lasciamo che le indagini seguano il loro corso ma mi sembra già abbastanza evidente quello che ho sempre pensato di questo sindaco” scrive qualcuno mentre altri non prendono benissimo la presa di posizione di Fede. “Che brutta fine i grillini del mio territorio, peggio di un qualunque leghista” scrive al pentastellato un suo “amico” social. “Le chiedo per favore di non parlare di persone che non ha mai conosciuto e di cui non si è mai interessato” commenta un’altra persona.

IL POST DI FEDE