SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In queste settimane, dopo i nostri articoli sulla Caserma Guelfa e il suo stato, avevamo sperato di ottenere attenzione dalla politica locale o da coloro che, istituzionalmente, sono chiamati alla tutela dei beni artistici e architettonici, da noi debitamente avvertiti. Invece siamo stati contattati da diversi cittadini residenti nella zona, variamente stanchi o timorosi anche per la propria sicurezza oltre che per una situazione di degrado che coinvolge l’insieme di residenze che dalla Statale 16 salgono sulla collina. Presto ci dedicheremo a loro.

Perché già nel nostro articolo dello scorso 9 novembre avevamo posto tre domande all’attenzione degli amministratori comunali.

FOTOGALLERY La Caserma Guelfa cade a pezzi: torretta e pareti pericolanti. Aspettiamo il crollo?

Ma un edificio – storico, risale al ‘500 – che rischia di crollare su una pubblica via, non è cosa che possa restare agli archivi, giusto per dovere di cronaca. Almeno per noi di RivieraOggi.it.

Ecco che oltre i proprietari della Caserma Guelfa, gli eredi Laureati, che hanno dalla loro anche il grande parco, la Torre Guelfa e Villa Guelfa, tesori sambenedettesi in stato di pesante degrado e a rischio di una perdita definitiva, il ruolo del Comune di San Benedetto e anche della Sovrintendenza delle Marche diventa determinante. O diventerebbe, se ci fosse la volontà.

Il Ballarin è pericoloso e si può abbattere. La Caserma Guelfa crolla da sola ma chi se ne frega

Innanzitutto il sindaco, per motivi di sicurezza (per ora vi è soltanto una limitazione alla circolazione stradale in via Guelfa), può e deve intervenire. Citiamo non a caso il portale dell’avvocato e onorevole ascolano del M5S Roberto Cataldi a partire dall’articolo 54 del Decreto Legislativo 267/2000, che riporta l’opinione dell’avvocato Francesco Verdebello: “Il Sindaco, quale ufficiale di Governo, adotta, con atto motivato, provvedimenti, anche contingibili ed urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana. I provvedimenti di cui al presente comma sono preventivamente comunicati al prefetto anche ai fini della predisposizione degli strumenti ritenuti necessari alla loro attuazione“.

Ad esempio nell’ottobre 2013 a Pescara il Comune aveva ordinato la demolizione di un palazzo a rischio crollo: la spesa di due milioni fu addebitata per 50 mila euro a ciascun condomino. Certo “vi deve essere una concreta minaccia per la pubblica incolumità: il rischio non può quindi essere solo potenziale ma altamente probabile” come scrive Laleggepertutti.it. Non siamo dei periti ma sicuramente la situazione del lato ovest della Caserma e della torretta, trattenuti da dei ponteggi, oscilla tra il potenziale e il probabile, e ogni giorno trascorso, tra vento, vibrazioni e intemperie, sposta l’asticella un po’ più in là.

Ma forse è proprio un recente articolo de Il Sole 24 Ore, del 4 gennaio 2018 e ripreso dall’Unione Provinciale Enti Locali, “Beni storici, invece che la demolizione i Comuni possono imporre la messa in sicurezzaad esserci precisamente d’aiuto. Articolo da leggere e che confronta le necessità sopra evidenziate da parte del sindaco, ovvero la messa in sicurezza di un immobile, e quelle della Soprintendenza, ovvero la conservazione di un immobile storico sottoposto a vincolo. Ebbene, in questo caso al proprietario vanno addebitati gli oneri di messa in sicurezza anche nel caso in cui la demolizione fosse per lui più conveniente.

Insomma: occorre una verifica delle condizioni della Caserma Guelfa e nel caso in cui il crollo possa essere ritenuto probabile occorrerà che gli enti pubblici intervengano di comune accordo con i privati proprietari. Fatto sta che, seppure il crollo non venisse ritenuto probabile, ogni giorno trascorso nella situazione attuale renderebbe più vicino quel temuto momento. Cosa fare?

Comune e Sovrintendenza avvisati, Comune e Sovrintendenza. mezzo salvati.

Noi, ora, daremo voce ai cittadini.