SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il Liceo Classico Giacomo Leopardi di San Benedetto del Tronto è stato protagonista dell’Incontro con l’Autore, progetto organizzato da Mimmo Minuto della Libreria La Bibliofila nel fine settimana da poco passato. In questo primo appuntamento autunnale, lo scrittore Roberto Cotroneo, romanziere e grande firma del Corriere della Sera, ha conversato con la  professoressa Agnese Monaldi delineando i tratti fondamentali del suo ultimo travagliato libro Niente di Personale (La nave di Teseo), grazie anche alla lettura di alcuni brani da parte degli studenti.

Prima nella sala conferenze di Palazzo Piacentini il pomeriggio del 16 novembre e poi nell’aula magna del Liceo Classico la mattina seguente, lo scrittore si è lasciato andare raccontando aneddoti della sua vita collegati alla sua opera che si rivela essere nostalgica dei grandi maestri del passato come Flaiano, Sciascia, Moravia, Eco che, nella moderna “società della scrittura digitale”, sono inimitabili. L’opera di Cotroneo è una rapsodia di melodie che unisce la vita privata dell’autore nella prima parte e la totale oggettività e mancanza di dettagli autobiografici nella seconda seguendo il triplice percorso cromatico del filo marrone della povertà e della guerra, del filo grigio dell’inizio della carriera giornalistica e del filo giallo delle domande senza risposta.   «Questo libro mi ha tolto cinque anni» commenta Cotroneo raccontando i vari tagli all’idea originale fino alla decisione di non avere “niente di personale” con il libro stesso, inserendo personaggi totalmente inventati senza alcun riferimento reale. «È un romanzo da cui non pensavo poter essere messo in soggezione, una storia particolare non ben riconoscibile, con mille digressioni, un romanzo che alla fine è un libro di racconti». Un’opera magistrale che dipinge l’Italia che era e l’Italia che è, un paese trasformato nel modo di scrivere, di parlare, di concepire le sfere del pubblico e del privato.

Nell’aula magna gremita di alunni incuriositi dalla figura dello scrittore, Cotroneo ha rivolto loro  questo consiglio: «la scrittura non è vostra ma è sempre di qualcun altro. Gli autori non possono mai dare una chiave ai loro libri» e, sulla fatidica angoscia della pagina bianca, ha rassicurato i ragazzi dicendo loro che «il libro è come un albero che oltre al tronco possiede una miriade di rami o come un’autostrada che ti obbliga ad iniziare una serie di scelte che condizionano l’intero viaggio». Inoltre l’autore in entrambe le occasioni ha spesso ricordato che la letteratura non riesce più a raccontare lo smarrimento dell’uomo moderno che crede di sentirsi più sicuro nel mettere nella piazza virtuale dei social i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni per sentirsi compreso e considerato.

«Non penso si possano disegnare i confini interiori di qualcuno a sua insaputa. Bisogna lasciare a ciascuno la possibilità di ripensare ai propri confini». In questo viaggio in questo “libro curioso”, Cotroneo e Monaldi si sono soffermati sulla generazione che ha vissuto il 68, che ha vissuto la tragicità degli anni 70 e i segni indelebili che questi hanno lasciato. Ci si illude che col tempo le ferite si siano rimarginate, che tutto sia cambiato in meglio, ma in realtà quello che facciamo quotidianamente è riempire il nostro vuoto con l’inutile in un mondo dove i gusti si omologano e gli artisti producono delle opere con il principale scopo di poterle vendere. Quello di Cotroneo è un viaggio senza risposte, è una sfida con la letteratura che straordinariamente emerge e si impone costringendo l’autore ad abbandonare la sua opera nelle mani dei lettori perché, in fondo, le opere non sono di coloro che le scrivono ma sono di coloro che le leggono, le spiano, le studiano, le assaporano e soprattutto le vivono. Lo scrittore con la sua opera non deve avere niente di personale. Solo così la letteratura si potrà salvare. È questo il segreto.