SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Chissà se Giorgio Roselli ha mai letto Antonio Gramsci e i suoi scritti. Certo l’opera è abbastanza impegnativa e calcio e politica, seppure qualche volta sposi, è bene che viaggino separati.

“Dire la verità, arrivare insieme alla verità, è compiere azione rivoluzionaria” diceva il filosofo e politico sardo. Roselli, probabilmente involontariamente, ha fatto sua la massima e l’ha applicata alla Samb. Arrivato in punta di piedi due mesi fa, il mister umbro ma genovese d’adozione, ha posto come base del suo operato la verità. Semplice, pura, talvolta brutale. La verità di una squadra, quando l’ha trovata, che non sapeva fare. E quello che faceva lo faceva male.

Reparti lunghi, errori gratuiti, letture personali dilettantesche delle situazioni di gioco, corse a vuoto avevano creato un essere informe più che una squadra, con la paura della sua stessa ombra. Roselli però non ha mai illuso nessuno e ha sempre parlato con sincerità. Attraverso la verità. E attraverso la condivisione di questa con la sua squadra sta guidando alla luce una compagine che era totalmente al buio. “C’è da lavorare” e ancora “non posso dire che questa squadra è da primi posti”, “sbagliamo tante cose” e così via. Per settimane il mister ha raccontato solo la verità di quello che vedeva, tirandosi dietro (da qualcuno) pure l’appellativo di pessimista.

Adesso però la Samb, sottoposta alla cura della verità di Giorgio Roselli, pian piano sta risalendo la china e i principi applicati sul campo che si sono visti nelle ultime uscite sono un sintomo chiaro di una squadra che finalmente ha trovato organizzazione. Attraverso una difesa più alta e dunque reparti più corti che consentono di correre meno e correre bene, attraverso pure una maggiore attenzione alle interpretazioni delle situazioni da parte dei suoi ragazzi che, infatti, stanno crescendo anche individualmente, questa squadra ha trovato la tranquillità non solo per non prenderle da tutti, ma anche per provare a proporre qualcosa di più evoluto. Siamo ancora, forse, in una fase embrionale o appena post embrionale ma certi cambi di gioco a cercare Rapisarda sulla corsia destra che abbiamo visto domenica scorsa, oppure l’azione del primo gol col terzino che crossa e con l’altro che chiude non sono giocate casuali. Della serie prima pensiamo al pane, poi al dessert.

Anche un anno fa la Samb trovava un altro organizzatore. Ma per certi versi dall’indole completamente diversa da Roselli. Un organizzatore altrettanto efficace, come si sta dimostrando Roselli, ma che a differenza sua era maestro del camuffamento e della dissimulazione di situazioni, concetti, valori e debolezze. Nello spogliatoio e con l’opinione pubblica. Ça va sans dire che parliamo di Ezio Capuano, agli antipodi rispetto a chi ne occupa ora il posto, seppur uno degli allenatori che, col terzo posto conquistato lo scorso anno, è destinato a restare negli annali della storia rossoblu.

Questo per dire che gli allenatori come Roselli nel mondo del calcio, spesso basato “sull’inganno” dell’avversario riguardo alle proprie debolezze e parimenti punti di forza, stanno cominciando a scarseggiare. Le ultime uscite della Samb però dimostrano che la verità, come la dice Roselli, ha delle imprevedibili, e magari un po’ passate di moda, virtù.