SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito pubblichiamo un comunicato stampa riguardante il reparto di Ginecologia dell’ospedale di San Benedetto a firma di Peppe Giorgini e del Meet Up 5 Stelle di San Benedetto.

“L’estate è finita anche per il reparto di ginecologia (fortunatamente), i turni sono stati massacranti e le ferie estive limitate a 6 giorni.

Noi che abbiamo a cuore le sorti del nostro nosocomio, un giorno di agosto siamo stati costretti a chiedere un intervento della Guardia di Finanza poi avvenuto tempestivamente per denunciare la situazione in corso: fra adulti e neonati quel giorno c’erano 38 pazienti durante il turno del mattino e una sola infermiera!

Nel reparto di Ginecologia solo nel 2009, neanche fosse trascorso un secolo, erano in servizio a turno pieno sette medici con un primario in aspettativa, un facente funzione da primario, sei medici a tempo indeterminato, due a tempo determinato e uno a contratto a progetto a tempo pieno.

Oggi invece il reparto si trova in una situazione completamente diversa, tra chi è esentato da tutte le attività operative, chi lo è per le notti, chi è in maternità, al turno pieno ci sono solo cinque medici con le sedute in sala operatoria aumentate e il reparto praticamente sempre pieno. I carichi di lavoro sono sempre più pesanti e nulla è stato fatto per adeguare il personale a queste nuove esigenze. Per questo motivo il reparto sta implodendo e i medici portano avanti il lavoro quotidiano con estrema difficoltà, in condizioni di pesante stress psicofisico.

I turni massacranti, il miraggio del pagamento degli straordinari, le retribuzioni inadeguate, spingono medici e infermieri verso le strutture private e, sebbene nell’ambito delle procedure concorsuali e di mobilità, tra le varie aziende sanitarie sembra si sia scatenata una vera e propria guerra per accaparrarsi il personale superstite. Era questo l’obiettivo primario di chi gestisce la sanità pubblica?

La situazione futura si prospetta ancora più difficile, basti pensare che nonostante sia stata aperta la procedura di mobilità, nessuno si sia presentato; un avviso a tempo determinato è andato deserto: non sarà che a forza di depauperare il nostro ospedale siano riusciti a renderlo poco appetibile a tutti?

In questa situazione è difficile fare il proprio lavoro e occorre che l’assessore regionale e l’ASUR intervengano con delle misure straordinarie per evitare disastri, perché qui sembra vada tutto al contrario: ci piacerebbe che l’attenzione riservata da questa amministrazione regionale alle cliniche private – un caso per tutti, la rete di impresa “Case di Cura Private delle Marche” – fosse (almeno!) ugualmente riservata alla sanità pubblica, anche solo per spirito di autoconservazione: oggi la qualità dell’assistenza pubblica è precipitata, è ai minimi termini, non vorremmo che i 270 milioni € di cause pendenti in carico alla Regione, già in parte dovuti a contenziosi in ambito sanitario, si moltiplicassero per colpa della “malasanità” e lasciando in eredità un fardello insostenibile per la collettività.”