SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nel luglio scorso. In questa data la situazione connessa al cosiddetto “Pontino Lungo” di San Benedetto, una traversa di via Calatafimi compresa tra via Carducci, ad ovest della ferrovia, e via Marin Faliero ad est, è nuovamente degenerata. Un uomo, di origine nordafricana, ha terminato nell’estate scorsa una pena, sembra agli arresti domiciliari, e ha trovato il suo ambiente di riferimento nella zona del Pontino Lungo: “Fino a quel periodo, la situazione era tornata nella normalità” riusciamo a strappare ad alcuni residenti, nessuno dei quali vuole comparire come nome e in videointervista. Ovviamente non li forziamo.

Perché dal momento in cui l’uomo stanzia permanentemente al Pontino Lungo, sono ripresi i problemi, fino all’accoltellamento di sabato sera (leggi qui). Il dato paradossale è che l’individuo ha un foglio di via dal territorio del Comune di San Benedetto, e nonostante ciò non risulta possibile allontanarlo: “Agiscono al limite della legalità, sanno che alle forze dell’ordine non è consentito allontanarli se non attraverso raccomandazioni verbali”. Eluse, ovviamente.

Da qui derivano una serie di azioni intimidatorie: urina per strada in pieno giorno, un bivacco costante sulle scalette del pontino lungo, l’ubriachezza a causa delle troppe birre bevute, talvolta risse a colpi di bottigliate. Certo, non manca chi afferma che “problemi diretti non me li hanno mai creati, né durante il giorno registriamo chissà quali emergenze”. Ma l’impressione generale è che vi sia un equilibrio sottile e che in molti percepiscono il rischio che possa accadere, prima o poi, qualcosa di grave.

Io ho paura” ci dice una donna, mentre un testimone ci racconta di come pochi giorni fa una ragazza gli abbia chiesto di essere seguita con lo sguardo fino alla fine dell’attraversamento del Pontino, sempre per paura. “Purtroppo da quando quell’uomo è arrivato qui, si sono organizzati come in una squadra e hanno modi strafottenti e pronti alla sfida”. Una scritta minacciosa intanto è comparsa nella notte di domenica proprio all’interno del Pontino: “Morte alle spie“, col tag “1312”. Un riferimento usato in alcuni ambienti ultras contro le forze dell’ordine che potrebbe non avere nulla a che spartire con quanto avvenuto sabato notte, ma che contribuisce a fare della zona un ambiente ulteriormente degradato.

Qualcuno racconta di aver più volte chiesto al sindaco di installare una videocamera per disincentivare gli atteggiamenti più rischiosi: lo spaccio di droga sembra sia attività costantemente praticata, mentre la vendita di pesce in nero è stata fortunatamente debellata. Ma di recente si segnala anche un tentativo di incendio in un negozio della zona. Eppure c’è anche chi, per evitare ritorsioni, ha smesso di promuovere azioni verso le forze dell’ordine e gli enti locali.

Pontino lungo, ancora in ospedale l’accoltellato. All’origine dell’aggressione una disputa, si cercano due persone

“Non possiamo aspettare che accada qualcosa di grave o che qualcuno perda la pazienza” ci dicono. Resta anche da capire in che modo far funzionare il cancello posto all’ingresso del Pontino Lungo nel mese di settembre 2017 e che di notte resta aperto perché occorrerebbe un passaggio quotidiano di qualche persona incaricata ufficialmente, o magari un esponente stesso delle Forze dell’Ordine, che ne garantisca la chiusura in sicurezza.