QUI PUOI LEGGERE L’INTERO DECRETO DI REVOCA

ANCONA – Una serie di motivazioni, scritte in calce al decreto del 16 ottobre con cui la Regione revoca la gestione delle macerie a Picenambiente e firmate dal dirigente Massimo Sbriscia, fanno luce sulle violazioni che Ancona contesta alla ditta con sede a San Benedetto.

C’è da premettere una cosa. Il soggetto attuatore del sisma (la Regione) ha affidato all’azienda che si occupa di rifiuti la gestione delle macerie con decreto del 16 maggio 2017. All’interno di quell’atto c’era anche uno schema di concessione che contiene, all’articolo 5, gli obblighi di Picenambiente verso l’ente. Obblighi che Ancona oggi definisce come violati in maniera “ripetuta e reiterata”.

Ma quali sono le violazioni che la Regione contesta all’azienda?

Il documento firmato da Sbriscia le descrive piuttosto chiaramente e con tanto di data.

Il 5, 14, 18, 19 giugno e ancora il 2, 10 e 26 luglio scorsi la Regione riscontrava che c’era un numero di operai inadeguato adibito a fare la selezione e la cernita dei materiali presso il sito di deposito temporaneo di Monteprandone. Il 30 e 31 luglio e poi ancora l’8 agosto ci sarebbe stata invece l’interruzione dell’intera filiera di gestione, raccolta, selezione e avvio a recupero/smaltimento, senza giustificazione e senza avviso.

Tra luglio e agosto, in quatto distinte occasioni, poi, la Regione contesta addirittura una indebita sottrazione di materiale di proprietà pubblica poiché la ditta avrebbe portato via dal sito di deposito di Arquata (in zona ex Unimer) del materiale già riciclato senza la certificazione per poterlo riutilizzare e senza comunicazione né autorizzazione.

Continuando a leggere il decreto con cui la Regione toglie la gestione a Picenambiente si scopre anche che i mezzi della ditta, a cavallo fra luglio e agosto e in quattro occasioni sarebbero transitati, pieni di macerie, per i Sdt (Siti di Deposito) ma avrebbero scaricato in piazzole di ditte private, si sarebbero fermati in luoghi che con la filiera non c’entravano nulla e in un caso avrebbero passato anche  i confini della Regione Marche per una destinazione che l’ente definisce “ignota”.

Non finisce qui. Tra le violazioni anche dati non coerenti (registrati in tre occasioni ad agosto) fra le quantità di materiale registrato e il numero di mezzi che hanno scaricato nei siti di deposito. Da giugno ad agosto,  l’ente parla di occasioni in cui dei rifiuti diversi dalle macerie sarebbero stati scaricati nei Sdt. Infine l’ente scrive, nell’ultimo punto, di ditte private che hanno indebitamente caricato i rifiuti in uscita dal Sdt, in violazione alle autorizzazioni vigenti il 24 agosto.

Qui di seguito l’estratto esatto dai documenti che abbiamo riassunto nelle righe precedenti

https://www.rivieraoggi.it/wp-content/uploads/2018/10/Estratto-decreto-Regione-Marche.png

Il 30 agosto scorso, quindi, la Regione manda una missiva (NE ABBIAMO PARLATO QUI) in cui parla proprio di queste violazioni e, in virtù delle stesse, comunica alla ditta l’apertura di una procedura di revoca della concessione. Alla missiva la Picenambiente risponde qualche giorno più tardi con una controdeduzione, fornendo determinate giustificazioni. Oggi sappiamo, perché è scritto nel decreto di revoca di due giorni fa (16 ottobre), che la Regione le ha valutate come “non condivisibili” e “non meritevoli di accoglimento”.

Ecco perché:

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