SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ultimi in classifica. Sotto di un gol contro l’Imolese, che ha qualche buon giocatore ma non è un nome con grande blasone. E due gol sbagliati che in altre occasioni avrebbero fatto venir giù lo stadio per la rabbia. Due occasioni capitate sui piedi di Andrea Russotto, fantasista della Samb e uno degli acquisti di peso estivi, fino ad ora però al di sotto del rendimento atteso e anche tanta panchina.

Trentunesimo minuto: Calderini, sulla sinistra, recupera un pallone poi arriva sul fondo e appoggia dietro. Non un assist alla cieca, ma un passaggio calibrato per Russotto che, da dieci metri, può calciare liberamente con il destro, non avendo marcature. Come già accaduto all’esordio col Renate, come a Teramo, anzi, più che allora. Eppure il piatto a colpo sicuro dell’ex Catania è simile: molle, indeciso, nel tentativo di piazzare la palla invece l’accarezza e la fa uscire sempre lì, sul secondo palo.

Passano 14 minuti, siamo al quarantacinquesimo. Lancio lungo su calcio di punizione dalla mediana, Russotto scatta sul filo del fuorigioco e raccoglie la sfera dentro l’area, sempre solo, con il solo Rossi davanti: il suo stop è sublime, la palla resta attaccata al piede, tocca il prato di gioco e dà tempo a Russotto di ricaricare il destro. Siamo al limite dell’area piccola mentre Rossi esce alla disperata. E niente, la palla sorvola la traversa.

A quel punto, in altre mille occasioni, abbiamo visto, in tutti gli stadi, anche a San Benedetto, una reazione spazientita dei tifosi. Fischi, almeno. Invece nel settore Distinti Mare, quello a ridosso della fascia sinistra dove Russotto staziona nel finale di tempo, succede qualcosa di diverso. Parte un applauso, che si estende anche ad altri settori dello stadio, ad esempio la Tribuna. Una, due volte. Forse nel vedere la disperazione di Russotto – bacchettata da Roselli come eccessiva nel post-partita – forse nel capire che quella Samb, negli ultimi venti minuti, non era la formazione opaca vista a Ravenna o nelle altre partite di campionato.

Non sappiamo se quell’applauso e i gol del secondo tempo possano rappresentare la classica scintilla che cambia un campionato. Sicuramente una sconfitta avrebbe trascinato i rossoblu in un gorgo pericoloso. Però ci piace pensare che quel segnale inusuale, accordato ad una squadra in quel momento ultima in classifica, sia stata una delle molle del riscatto della ripresa.