Tratto dal settimanale di Riviera Oggi numero 1169 in edicola

 

Nuovo ospedale: dove?

DE VECCHIS: Per De Vecchis, la cui “tesi” è stata adottata da tutte le forze politiche del consiglio comunale sambenedettese, il nuovo ospedale va costruito sulla costa perché San Benedetto e il suo hinterland più prossimo hanno la maggiore concentrazione di utenti della provincia. In particolare, l’orientamento della politica sambenedettese vorrebbe il nuovo ospedale di primo livello a Centobuchi, in contrada Isola/Via Scopa, un’area già presa in considerazione dalla Regione, prima che l’algoritmo indicasse quella di Pagliare.

CERISCIOLI: Per il governatore il discorso sulla localizzazione si potrebbe anche riaprire, a patto che i sindaci del Piceno siano tutti d’accordo.  Nel frattempo Ceriscioli difende il luogo che ha indicato il “suo” algoritmo e che hanno confermato, a maggioranza, i sindaci piceni lo scorso 2 agosto: Pagliare del Tronto. Per l’esponente del Pd, infatti, quel luogo è esattamente baricentrico per la conformazione geografica e viaria della provincia di Ascoli. Con un ospedale a Pagliare, per il governatore, nessun comune servito sarebbe più penalizzato di altri.

 

Un solo ospedale oppure due nel futuro del Piceno?

DE VECCHIS: La “tesi De Vecchis” propone l’ospedale nuovo di “Primo Livello”, più grande, sulla costa e uno “Di Base”, con meno specializzazioni, ad Ascoli. Secondo il dossier redatto dal consigliere, infatti, l’area di San Benedetto si rivolgerebbe a circa 160 mila persone, mettendo dentro al computo anche gli abruzzesi. Numeri che, per i parametri del Decreto Balduzzi, già da soli darebbero diritto a una struttura di primo livello per la quale occorrono un minimo di 150 mila utenti fino a un massimo di 300 mila. La proposta sambenedettese lascerebbe invece nel capoluogo un presidio che servirebbe un bacino di utenza di circa 90 mila persone. Per la legge (il già citato d.l. Balduzzi del 2012) infatti, un bacino di quelle dimensioni può avere diritto a un ospedale “di base” visto che la forbice che fissa il testo normativo per quel tipo di struttura è 80 mila-150mila abitanti. Ad ampliare le ragioni della sponda sambenedettese anche il rilievo che il resto delle aree vaste marchigiane ha un numero di ospedali che eccederebbe i limiti del Balduzzi i quali, invece, nel Piceno verrebbero fatti rispettare più rigorosamente. In sostanza, in alcune zone (es. la provincia di Pesaro o quella di Ancona) resteranno aperti ospedali che avrebbero le stesse ragioni di chiudere se verranno chiusi Mazzoni e Madonna del Soccorso. Insomma, si parla di una forte sperequazione fra Nord e Sud delle Marche.

CERISCIOLI: Ceriscioli, in un’uscita pubblica a Colli del Tronto, non ha “chiuso” del tutto alla possibilità di avere due ospedali nel Piceno. Per il governatore, però, dividere la Sanità Picena su due presidi sarebbe penalizzante da un punto di vista di impiego delle risorse. Per il presidente infatti concentrare il budget su un unico ospedale consentirebbe una razionalizzazione economica in grado di trasformare, un giorno, l’Area Vasta 5 in un’ azienda ospedaliera autonoma, cioè finanziariamente indipendente. Una situazione del genere, infatti, si può raggiungere se nel lungo periodo l’Area Vasta 5 dovesse raggiungere livelli di DRG (misura che indica l’assorbimento di risorse di ciascun ricovero/prestazione sanitaria) più alti rispetto al budget annuale della Regione per il Piceno. E per Ceriscioli ci sono più possibilità con un ospedale centralizzato e “Unico”. Dall’altra parte, a San Benedetto, De Vecchis ritiene che un presidio ad Ascoli non pregiudicherebbe questo obiettivo visto che un Mazzoni “di base” andrebbe a fare una sorta di “filtro” per i DRG più bassi.

Bacino di Utenza

DE VECCHIS: Abbiamo già accennato che per la tesi De Vecchis la provincia di Ascoli, da un punto di vista sanitario, ha più dei 211 mila abitanti censiti. Nel computo infatti vanno inseriti sia i turisti che popolano la zona d’estate, sia soprattutto i pazienti che si vengono a curare nel Piceno da altre Regioni, principalmente dall’Abruzzo. Questa è la famosa “mobilità attiva” (se si guarda dal punto di vista delle Marche, “passiva” se guardiamo dal punto di vista abruzzese”).  Per la “tesi De Vecchis” il bacino di utenza che è in grado di attrarre il Piceno sfonda le 250 mila persone. Per il consigliere sambenedettese, in ulteriore analisi, il bacino deve tener conto anche della zona montana. Nel resto della regione, infatti, gli ospedali che servono il più profondo entroterra (pensiamo a Fabriano oppure a Urbino o Amandola) godono di una “deroga” al Balduzzi e non chiuderanno proprio perché servono zone montane e di più difficile accesso. Per De Vecchis, la stessa cosa dovrebbe valere per Ascoli.

CERISCIOLI: Il governatore, invece, nel valutare il bacino di utenza dell’Area Vasta 5, non si muove dal dato di 211mila abitanti, che da censimento è la popolazione della provincia di Ascoli Piceno. Questa osservazione nasce da una lettura particolare della mobilità sanitaria picena (che spieghiamo nel prossimo punto) e in ultima analisi è l’argomentazione principale che sostiene, dal punto di vista del democratico, la risoluzione della questione ospedale con la costruzione di un’unica struttura, visto che 211 mila abitanti è un dimensionamento della popolazione che entra più “comodamente” nella forbice che dà il Balduzzi per l’ospedale di primo livello, senza “avanzi”, i quali darebbero più possibilità di avere un altro ospedale per acuti sul territorio.

Mobilità Sanitaria

DE VECCHIS: Per il punto di vista di San Benedetto l’area costiera attrarre migliaia di pazienti ogni anno da fuori regione, specialmente dall’Abruzzo. Visto che il sistema sanitario è nazionale, dunque senza confini regionali, per la costruzione del nuovo ospedale e per la valutazione dei bacini di utenza non si può esulare dal considerare anche gli utenti extra-regione dicono dalla Riviera.

CERISCIOLI: Per il Governatore, invece, facendo un bilancio fra mobilità attiva e passiva di questo territorio è più quella passiva che quella attiva, sono più i pazienti che vanno fuori a curarsi di quelli che arrivano, insomma. Inoltre, per Ceriscioli, i pazienti che attrae il Piceno vanno prevalentemente nelle cliniche private, quindi per il presidente della Regione la soglia di 211 mila abitanti di bacino, per il Piceno, è una lettura sufficiente. Va detto, però, che lo stesso Giorgio De Vecchis non concorda con questa visione del governatore. Per il consigliere sambenedettese, infatti, le “fughe” sanitarie dal piceno sono dovute solo agli scarsi servizi sanitari che questo territorio è stato in grado di offrire negli ultimi anni. Per il politico sambenedettese, il fatto che i piceni vadano a curarsi fuori e la grande mobilità attiva che fanno le nostre cliniche private, dimostrano l’esistenza di un bacino più ampio.