SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito una nota di Barbara Nico, portavoce del comitato “No Ospedale Unico”.

“A dicembre 2016 la Regione Marche ha centrato l’obiettivo nazionale dei tempi d’attesa per le prestazioni sanitarie”
Luca Ceriscioli Ansa Ancona 13 marzo 2017.

A fronte di questa e di tante altre dichiarazioni del Presidente Ceriscioli sull’eccellenza della sanità pubblica Marchigiana, scopriamo (ma ne avevamo già sentore sulla nostra pelle), di essere il fanalino di coda dell’Italia. L’inchiesta di Milena Gabanelli e Simona Ravizzo per il Corriere della Sera, pubblicata il 1° ottobre 2018, ci regala una vergognosa verità rispetto alla gestione dei soldi pubblici nella sanità del nostro territorio. -20% di prestazioni sanitarie con il Ssn erogate ai cittadini nell’ultimo trimestre del 2016.

Qualcuno potrebbe pensare che a fine anno i marchigiani si ammalano molto meno e che quindi non hanno bisogno di effettuare esami e visite. Bella favola.
Questo dato invece, ci rivela come vengono gestiti i soldi pubblici nella sanità delle Marche. Si effettuano il 20 per cento in meno di esami e visite dietro pagamento del ticket, perché non ci sono più i soldi per le convenzioni private, sono stati consumati tutti prima e chi arriva con l’impegnativa del medico curante e ha, per legge, diritto ad una prestazione entro determinati tempi, viene catapultato direttamente all’anno successivo. Immaginiamo da questo dato quante risorse vengono, di conseguenza, dirottate verso la sanità privata a completo discapito del pubblico che diventa un vero e proprio bancomat dal quale prelevare continuamente fino allo sforamento del plafond.

Una volta arrivati a spendere tutto, il pubblico non riesce a far fronte alle esigenze e rimanda all’anno successivo le prenotazioni. Le prestazioni più gettonate nel sistema privato, sono quelle più costose (Risonanze, Tac con mezzo di contrasto, esami invasivi..), le visite specialistiche, meno costose invece, hanno più possibilità di essere effettuate nel pubblico. Questo gioco delle prestazioni diagnostiche ad elevata spesa piace ai privati, che si offrono molto volentieri alla convenzione per effettuarne il più possibile e farseli poi rimborsare dal pubblico. Finiscono così i budget convenzionati e i privati dicono stop a tre mesi dalla fine dell’anno. Di conseguenza la Regione aumenta il budget delle convenzioni per l’anno successivo.

Il paziente che ha la sfortuna di dover quindi effettuare un esame da prescrizione differita entro un determinato periodo, ma sul calendario siamo in autunno, dovrà scegliere, per rispettare i tempi della sua salute, se pagarlo profumatamente di tasca sua o se affidarsi al destino e accontentarsi dell’anno successivo.

Ci hanno raccontato per anni dalla Giunta Regionale delle Marche che eravamo una regione virtuosa, che raggiungevamo perfettamente gli obiettivi, sulla domanda di salute e sui livelli di assistenza. Tutte favole.

Favole ancor più gravi se si guarda al Piceno che con il suo indotto extraregionale funge da tesoretto di rimborsi dell’Abruzzo, verso la sanità marchigiana.
Vogliono investire oltre un miliardo di euro per la costruzione di nuovi ospedali ma non riescono a far fronte ai bisogni essenziali dei pazienti che stanno male e che devono curarsi.