Di Alessandro Maria Bollettini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ieri sera, primo agosto il XXV Premio Libero Bizzarri ha vissuto la sua terza serata, un appuntamento dedicato allo sport, con tanti ospiti d’eccezione e la romantica presenza di tante vecchie glorie della Sambenedettese degli anni d’oro tra il pubblico.

La serata è iniziata con la proiezione di due cortometraggi. Il primo,” #EUandME”, racconta tramite la storia di una nonna e dei suoi due nipoti, la bellezza dell’Unione Europea, un unico territorio, un tempo dilaniato dai conflitti intestini. IL corto, tedesco, è stato girato da Yorgos Zois. Il secondo corto invece, “Dorazio”, è stato un omaggio a Libero Bizzarri, cui la rassegna è dedicata. Il lavoro racconta l’opera pittorica di Piero Dorazio, colto al lavoro nel suo studio di Todi.

Finite le due proiezioni, la serata è entrata nel vivo con la salita sul palco dei protagonisti. Accolti da grandi e lunghi applausi soprattutto Franco Causio, ex campione del calcio italiano, nonché ex Samb, e Maurizio Compagnoni, il noto giornalista sambenedettese che ha condotto il dialogo insieme a Paolo Ghisoni, suo collega di Sky.

I due giornalisti hanno fatto tornare  “Il Barone”, questo il soprannome di Causio, indietro nel tempo, per rivivere le tappe che lo hanno portato ad essere considerato una leggenda del calcio italiano; una carriera che, a livello professionistico, è sbocciata proprio in Riviera, nel leggendario Ballarin.

Tra i ricordi raccontati emerge anche quello della famosa partita del 21 settembre 1975, che vide Samb e Juventus pareggiare 2-2, con i rossoblu in rimonta sui bianconeri capeggiati dai vari Zoff, Capello, Altafini e lo stesso Causio, ormai ex. Oltre a Causio doveva essere presente ieri sera proprio il mitico Josè Altafini, che però non ha potuto partecipare in quanto malato, ma al quale è stato comunque dedicato un lungo applauso.

Protagonista di quel 2-2, sponda Samb, fu sicuramente Maurizio Simonato, poi invitato sul palco, autore del goal del pareggio ai danni di Dino Zoff. La vecchia gloria rossoblu ha mostrato alcune fotografìe che conserva gelosamente che lo ritraggono con i vecchi campioni juventini, Causio compreso, ed una che immortala il momento di quel gol storico.

Tra il pubblico presenti tanti  altri vecchi eroi della “Fossa dei Leoni”, come Dante Bendin(che conobbe Causio quando era un ragazzino a Lecce) , Ivo Di Francesco, Piero Pucci, Bruno Ranieri, Giovanni Romani, Augusto Gentilini ed il Capitano Paolo Beni.

Causio ha iniziato a ripercorrere i ricordi del suo arrivo in rossoblù: “Fui accompagnato da Tino Adamo, uomo cui devo tanto; prima andammo a Roma, dove accompagnammo il mio compagno Aldo Sensibile, che era stato preso dai giallorossi, poi prendemmo il treno per San Benedetto. Fui ospitato dall’Hotel Vittoria e poi mi recai presso la sede della Samb per firmare il contratto. Dopo la firma con il presidente Gaetani fui messo in stanza con Cattai, che veniva dal Milan. Ho un bel ricordo dei primi allenamenti, che facemmo sulla sabbia; io ero abituato a giocarci perché da leccese spesso si andava a giocare sulla spiaggia a San Cataldo, quindi ero già preparato.”

Belli gli aneddoti riguardanti Paolo Beni ed il mister della Samb, Alberto Eliani: “Nelle prime partitelle feci un tunnel al capitano Beni e lui quasi mi alzò da terra per farmi capire che non era aria e che c’erano certe gerarchìe da rispettare. Il mister invece che era del Nord mi urlava sempre ‘torna trio’, ed io non capivo cosa significasse, poi mi fu spiegato che significava ‘torna indietro’.”

Proprio dalla Samb è partita poi la sua avventura ad alti livelli: “Durante la settimana mi mandavano a fare diversi provini, dove mi accompagnava Spinozzi, che ricordo con grande affetto. Nell’ultimo provino a Forlì per la Juve segnai tre gol in un quarto d’ora e mi mandarono subito sotto la doccia. Pensai di aver fatto qualcosa di sbagliato o di aver giocato male, invece mi dissero che avevo fatto anche troppo bene e così mi presero. A Torino invece ero stato scartato dai granata, dove Bearzot mi avrebbe voluto prendere, ma un suo collaboratore diede parere negativo per via del mio fisico non ancora pronto.”

Compagnoni ha poi fatto raccontare al Barone come nacque la famosa partita a scopa con il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il ct Bearzot e il capitano Dino Zoff, di ritorno da Madrid, con la Coppa del Mondo: “Il Presidente era innamorato dello scopone, in quel momento non pensavo all’importanza che avrebbe avuto negli anni quella foto. Noi stavamo già giocando al tavolino, poi arrivò il Presidente con la pipetta in bocca dicendo che voleva giocare. Ricordo bene che vincemmo io e Bearzot, contro la coppia Pertini-Zoff. Dopo il viaggio ci accolse per il pranzo presidenziale dove fu ‘costretto’ a fare un discorso, ma lui disse ‘grazie per le emozioni che ci avete dato e buon pranzo a tutti’; lui era così. Dopo il pranzo si mise a fumare la sua pipa con Bearzot in un angolino e mi invitò a bere ‘un pochettino di grappa’.”

Ghisoni lo interroga poi sulle vicende del Mondiale ’78 in Argentina e dei desaparecidos: “Non sapevamo niente, eravamo all’oscuro di tutto; eravamo nello stesso hotel della Francia ma comunque separati. Ogni volta che uscivamo dall’albergo eravamo scortati da almeno due mezzi della polizia. Quell’anno vinse l’Argentina di Mario Kempes, e l’anno dopo per festeggiare la vittoria organizzarono un’amichevole in cui loro avrebbero sfidato una selezione del resto del mondo. In attacco giocavamo io, Rossi, Boniek e Platini, eravamo la Juve praticamente. Dopo l’1-0 fantastico di Maradona vincemmo in rimonta 2-1, con i gol di Pablito e di Zico, entrato al posto di Platini. Zico è in assoluto il più forte con cui abbia mai giocato, tra gli italiani dico Bettega, con cui ho costituito un binomio eccezionale.”

Causio ha poi parlato del suo rapporto con “l’Avvocato” Agnelli: “è una figura indelebile, sono stato uno dei suoi preferiti; una volta arrivò con una 181Abarth e mi disse che se fossi stato capace di farla partire subito ci avrei potuto fare un giro. Dopo il giro mi disse di passare alla Fiat, dove me ne diede una in regalo.”

Il dialogo è poi virato sul futuro del calcio italiano e sul lavoro dei settori giovanili della penisola, con l’ingresso in scena di Maurizio Costanzi, direttore sportivo giovanile dell’Atalanta e Andrea Butti, direttore dell’Empoli.

Si è parlato di come quello atalantino stia diventando pian piano un modello per tutte le società sportive italiane, visti gli ultimi grandi risultati non solo a livello di piazzamenti della prima squadra, ma soprattutto per il numero di giovani campioni lanciati, italiani e non. La vicinanza delle giovanili alla prima squadra, la formazione umana e non solo calcistica dei ragazzi, la presenza di allenatori e dirigenti coraggiosi che sappiano come intervenire sul processo di crescita del loro talento; tutti fattori che hanno portato la società bergamasca ad essere un esempio per il rilancio del calcio italiano e per mettere le basi per un’ottima Nazionale del futuro.

A proposito di giovani e futuro si è trattato anche il tema delle Squadre B, molto attuale in ambito calcistico: “Il progetto è stato concepito male, non è nulla di strutturale, all’estero non è un’opzione, non è un caso che qui abbia aderito solo la Juve per il rotto della cuffia. Ad oggi non ha senso di esistere, la Serie C ha imposto delle regolamentazioni che non sono valorizzanti ma penalizzanti. Ad alcuni ragazzi, penso a un Favilli, non serve farsi le ossa in Serie C, a giocatori come lui serve la Serie B, se non addirittura la A.”

Causio ha a proposito proposto un ritorno del campionato riserve: “Quando giocavo in quel campionato ho imparato tantissime cose, sarebbe anche utile all’allenatore per dare minuti a chi decide di non schierare. All’epoca si chiamava Campionato De Martino; servirebbe a tutti come sfogo.”

Dopo la proiezione di un emozionantissimo filmato sul Ballarin Causio ha poi commentato: “Il Ballarin si faceva sentire quando si scendeva in campo, la curva era speciale, la ricordo con tanto affetto. Ero un ragazzino quindi la mia emozione era particolare”.

Dopo la fine del bellissimo incontro, la serata si è chiusa con la proiezione di un ultimo corto: “No Pass” di Paolo Boriani, raccontante il Mondiale 2014 senza mai mostrarlo, guardando dove non guardano le tv, nelle strade, nelle favelas, dalla foresta dell’Amazzonia ai sobborghi di Rio.