SAN BENEDETTO DEL TRONTO – C’è maretta negli ultimi mesi attorno alla “Dimensione Scavi” la ditta del quartiere Agraria che dal 2017 lavora le macerie provenienti dal sito di stoccaggio di Monteprandone (ex Straferro) e che arrivano direttamente dalle zone rosse del sisma, a seguito di una convenzione con Regione e Picenambiente. (QUI LE PUNTATE PRECEDENTI) 

Da Marzo, però, attorno alla ditta è scoppiato un caso con la ditta costretta due volte allo stop dall’Arpam a seguito di una serie di lavori. Dopo apposito procedimento amministrativo la ditta è tornata a lavorare ma attorno a essa un nuovo caso è scoppiato nelle scorse settimane. Gli avvocati di Dimensione Scavi, infatti, ha minacciato di intentare querela per diffamazione nei confronti della consigliera del Pd Maria Rita Morganti per il contenuto di un’interrogazione che voleva appunto far luce su quanto, nei mesi scorsi, stava succedendo nel quartiere e attorno all’azienda. La politica, e in particolare l’opposizione, si è schierata a favore dell’esponente “dem”, sostenendo come la Morganti non abbia fatto nulla che non fosse nelle prerogative di un consigliere comunale.

Dopo settimane sotto ai riflettori, l’azienda sambenedettese decide di parlare e lo fa attraverso l’amministratrice Cristina Perotti. “Non vogliamo continuare a dover sempre dimostrare la nostra estraneità a tutte le accuse infamanti e calunniose che ci vengono rivolte da più parti con periodica cadenza” dice la dirigente che sostiene come la Dimensione Scavi abbia la “piattaforma ambientale più all’avanguardia d’Italia.”

La ditta parla apertamente di “fango” buttato sulla sua reputazione, “anche con il sospetto dell’amianto fra i materiali da noi trattati, ma le analisi nostre e dell’Arpam per conto della Procura hanno dimostrato che non c’è”. Per la Perotti, poi, neanche le accuse sulle polveri sottili sarebbero fondate (“abbiamo un adeguato impianto di nebulizzazione e bagnatura delle polveri”) e sulle lamentele dei cittadini riguardo ai rumori del frantumatore dicono: “E’ stato foderato con pannelli fonoassorbenti che hanno attenuato ulteriormente il già modesto disturbo”.

L’amministratrice parla di tanti esposti in Procura con accuse che la ditta definisce “infondate” e “non documentate”. “Non vogliamo riconoscimenti per l’impegno profuso nel nostro lavoro” concludono “ma nemmeno essere messi alla gogna”.