SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dal 28 luglio San Benedetto è ufficialmente dentro il piano “Spiagge Sicure” e si prenderà uno “spicchio”, messo a disposizione da Salvini, dei 2,5 milioni che il Viminale preleverà dal Fondo Unico di Giustizia. San Benedetto, assieme ad altri 53 comuni italiani sulla costa, riceverà 50mila euro per contrastare i cosiddetti vu’ cumprà sulle spiagge. E ha già deciso come spenderli: una parte importante, 18 mila euro, andrà a pagare gli straordinari dei vigili urbani e gli stipendi dei vigilantes occupati a fare le “ronde” sulla costa per un totale di 16 uomini. Poi verrà acquistata anche una dotazione di strumenti fra cui guanti anti-taglio e spray al peperoncino.

L’amministrazione non si è fatta sfuggire l’occasione per potenziare i controlli sulle nostre spiagge,  un’operazione già tentata lo scorso anno con un progetto di vigilanza privata che poi si arenò per mancanza di fondi. Il tutto sulla scorta della lotta all’abusivismo, che fin dall’inizio è stato un punto importante del programma da sindaco di Pasqualino Piunti, che così facendo voleva raccogliere le voci dei commercianti che giustamente si sentono danneggiati da chi non paga le tasse e tutti i giorni toglie fette di mercato a chi è in regola.

D’altronde le ultime stime di Confesercenti, risalenti ad aprile 2018, parlavano di un giro d’affari annuale per l’abusivismo di circa 22 miliardi di euro a cui si vanno ad aggiungere ulteriori 11 miliardi di danno erariale perpetrato alle casse dello Stato sottoforma di mancato gettito fiscale e contributivo.

Sulla base di questi numeri il piano di Salvini è, all’apparenza, sensato. Ma un paio di domande, visto che il piano “Spiagge Sicure” tocca anche il nostro territorio, ci pare importante farcele. Questa è una guerra all’abusivismo o è una guerra ai venditori abusivi? Questa è una guerra che verrà combattuta trasversalmente per sconfiggere il fenomeno o è una semplice guerra agli ultimi?

Se guardiamo gli stessi numeri forniti da Confesercenti (ve li riportiamo qui sotto) gli effetti più impattanti dell’abusivismo nel nostro Paese li fanno registrare, forse un po’ a sorpresa, le vendite abusive di carburanti e gli esercizi irregolari di bar, ristoranti e alimentari oltre alle attività ricettive illecite che, sommate, fanno un giro d’affari che sfonda i 13 miliardi, più della metà del totale. Non roba da vu’ cumprà insomma. Se guardiamo le classiche attività del commercio abusivo in spiaggia, che possiamo ragionevolmente rimettere dentro la categoria del commercio ambulante generico e, più nello specifico, delle calzature e dell’abbigliamento, possiamo notare che il volume arriva a poco più di 5 miliardi, dei quali la fetta “raccolta” soltanto fra gli ombrelloni è per forza di cose minore.

Ma non sono solo i numeri a destare qualche perplessità sul “repulisti” salviniano. A non convincere a pieno è anche la “confezione” scelta dal ministro per il suo piano. A partire dal nome. “Spiagge Sicure” restituisce al progetto un carattere da rimettere sul piano della sicurezza quando in realtà è principalmente una questione fiscale e di legalità applicata al commercio. Se proprio vogliamo dirla tutta invece, la sicurezza (quella vera) potrebbe uscirne depotenziata perché saranno tanti i Comuni italiani che utilizzeranno i fondi ministeriali per pagare gli straordinari ai vigili, i quali rischiano in molti casi di venire sottratti al loro ordinario lavoro sulle strade, a prevenire gli incidenti.

A indorare la “pillola” del progetto anche l’annuncio al limite del capzioso che, per finanziare “Spiagge Sicure, si utilizzerebbero i soldi delle mafie. Un cerchio, nelle intenzioni delle dichiarazioni di Salvini, chiuso alla perfezione stando all’ormai famoso binomio abusivismo-criminalità organizzata, per molti la matrice dell’intera filiera. I soldi per il piano spiagge arrivano però dal Fondo Unico di Giustizia (che gestisce qualcosa come 3 miliardi di euro) all’interno del quale ci sono sì i soldi confiscati alle mafie, ma non solo quelli. Nel fondo, gestito da Equitalia, confluiscono infatti beni, denaro, conti correnti, titoli e persino somme depositate nei processi civili. In tutti i processi però, non solo quelli per mafia. Per assurdo ci sono teoricamente anche i pignoramenti dei commercianti che magari sono falliti perché soffrono gli abusivi.

Sempre nel discorso mafia, colpire l’ultimo anello della filiera che parte da queste attività criminose, ovvero i commercianti abusivi, può sembrare logico e magari porterà anche i risultati immediati finora sfuggiti all’azione di governo, ma non è detto che sarà efficace a lungo termine. Secondo le stime di cui sopra una delle “nuove” strade (si fa per dire nell’era di Internet) che trova il commercio abusivo per piazzare la sua merce contraffatta è l’online trading. Oltre 700 milioni l’anno stima Confesercenti per il commercio illegale su internet, un canale in continua crescita e destinato a espandersi ancor di più se gli altri canali (fra cui le vendite in spiaggia) verranno contrastati efficacemente. E con conseguenze potenzialmente ben peggiori per i consumatori che rischiano poco e niente comprando dai “vu’ cumprà” ma che nel 2016, solo in Italia, sono stati truffati ben 150 mila volte sul web.

In conclusione ai nostri sindaci, e a quello di San Benedetto, l’unica città della Provincia a rientrare in Spiagge Sicure, chiediamo di pretendere dalle istituzioni come il Viminale, oltre al suddetto piano anche un contrasto a 360° sul commercio abusivo. Un contrasto che stanzi soldi per i presidi dei territori, per smantellare i magazzini della contraffazione, per l’antimafia, per il contrasto del bulimico commercio sul web e non solo di prodotti tarocchi, spesso provenienti dall’Asia. Altrimenti questa non si rivelerà una guerra all’abusivismo commerciale ma una guerra agli ultimi, a quelli che nelle nostre assolate spiagge prendono solo qualche briciola di dignità per loro e per le loro famiglie.