Vatti a fidare. Sto per entrare nella mia redazione quando una persona mi comunica che il direttore generale della Samb, Andrea Gianni, si è dimesso irrevocabilmente. Prendo la notizia per buona (tale è), anche se a noi non è giunta alcuna comunicazione ufficiale come avrebbe meritato. La cosa non mi preoccupa più di tanto anche se un po’ mi dispiace.

Dicevo che la notizia è vera mentre i contorni non sono esattamente, fino a prova contraria, quelli descritti da Resto del Carlino e Corriere Adriatico. L’ho dedotto dopo aver ascoltato a lungo i diretti protagonisti, cioè Andrea Gianni, Franco e Andrea Fedeli.

Inizio da quella che ritengo assolutamente la più grave perché indice, secondo me, di una voglia di destabilizzare l’ambiente nonostante ci sia chi ancora non lo ha capito. “Non ho alcuna intenzione di lasciare la Samb, tantomeno per andare in altre società (Arzachena e Rezzato ha specificato il quotidiano di Ancona Ndd)  alle quali è stato accostato il mio nome. La ritengo una falsità pura, un’invenzione senza senso”, ci ha detto Gianni.

Non ho motivi per non credere al D.G. ma, se chi lo ha scritto può smentirlo pubblicamente, lo faccia. Se non lo fa io la ritengo un’illazione che ha risvolti più pericolosi per la Samb di quello che apparentemente può sembrare.

Nel frattempo sia il presidente che il figlio Andrea mi hanno confermato che Andrea Gianni vuole la Samb e basta, perché si è innamorato della nostra squadra, né tantomeno sta a San Benedetto per soldi (precise parole quest’ultime dell’Ad rossoblu).

L’altra presumibile bugia è che le dimissioni siano irrevocabili. Me lo hanno confermato gli stessi tre maggiori dirigenti della Sambenedettese Calcio. C’è una bella differenza tra scrivere di dimissioni irrevocabili e dimissioni sulle quali discutere stasera perché il presidente, insieme alla sua signora, sarà a San Benedetto per decidere se acquistare o no Andrea Gemignani, difensore ex Gavorrano. Vi alloggerà anche perché domani verrà inaugurato l’Elite di Grottammare, dove una volta c’era il Big Store dei fratelli Capacchietti.

Andando a fondo nelle questioni rossoblu ho scoperto che il presidente non sapeva nulla di un debito di 60 mila euro con la ditta SuSport (che ha provveduto a pagare istantaneamente) ma anche che la parola ‘fallimento’ usata dal Resto del Carlino la ritengono inappropriata, perché le cose non stanno come sono state descritte. Certo che buttare sulla piazza una notizia di insolvenza da parte di un presidente ‘pagatore’ come Franco Fedeli è “ghiotta”. Non per tutti ma per chi non vuol bene alla famiglia di Cascia e principalmente alla Samb, sicuramente sì. Sappiamo tutti che molti sono i lettori superficiali (quelli che non approfondiscono l’argomento) ai quali resta la sostanza dei titoli e cioè che un creditore della Samb è stato pagato con grande ritardo. Colpa del lettore, ma tanto è.

Sicuramente vero è che convivere dialetticamente con un presidente come Fedeli non è facile. È anche vero però che di una persona bisogna saper dosare pregi e difetti. Il suo modo forte di esprimersi non fa certamente piacere a chi deve subirlo. Lo capisco eccome ma, dopo averlo studiato e conosciuto a fondo, lo ritengo sì un difetto ma dettato da una schiettezza, diciamo esagerata, che non mi sento di ritenerla decisiva per le sorti della Samb e dei suoi interessi (la cosa più importante per me).

Dicevo pregi e difetti. Il difetto appena descritto del nostro patron va bilanciato con tanti altri pregi che io ritengo molto più fondamentali per la carica sportiva che ricopre. Insomma lo preferisco a presidenti che si fanno belli con le parole, fanno i carini con tutti. Ma non assolvono compiti per i quali dicono di essere venuti a presiedere la prestigiosa massima carica rossoblu.

Alle due “categorie” di presidenti preferisco la prima perché con Andrea Fedeli, Franco Fedeli e Andrea Gianni stiamo sognando la serie B, con la seconda siamo sprofondati in quel dilettantismo che ha offeso per anni la grande passione che anima da sempre gli sportivi della nostra Riviera.

Non posso fermarmi qui perché dalle parole che ho ascoltato è emerso un altro problema, che riassumo, sul quale sono d’accordo i tre dirigenti rossoblu :  “All’interno dell’ambiente societario (non riguarda staff tecnico o parco giocatori) esiste un bubbone, una gola profonda (qualche sospetto ce l’ho, ha detto Fedeli figlio), che è all’origine del cielo poco sereno che aleggia sulla Samb da quando siamo qui”.

Un fatto per me gravissimo che va estirpato subito, pena la perdita di un ‘capitale’ che dobbiamo tenerci stretto.

Viste le naturali aspettative per il prossimo campionato, il tutto potrebbe diventare una bomba che va disinnescata prima possibile a partire dal ritiro delle dimissioni del Direttore Generale e di una ritrovata serenità di un ambiente sul quale pare che continuino ad aleggiare forze contrarie che tutto vogliono meno che un bene disinteressato per la causa rossoblu. Non so voi ma io punto sulla pace tra presidente e Dg.