SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro”. Usiamo una frase di uno dei più grandi scrittori del ‘900, il portoghese José Saramago, premio Nobel nel 1998 che in queste poche parole ci dà una piccola idea della potenza del “viaggio”, costante millenaria della storia dell’uomo, soggetto invisibile di opere letterarie e cinematografiche grazie alla sua natura: una miccia che più di ogni altra sa accendere l’immaginazione. Anche di chi viaggiatore non è, grazie a un fattore importante tanto quanto il viaggio stesso: la narrazione di questo.

Oggi vi raccontiamo la storia di un viaggiatore di casa nostra, il sambenedettese Riccardo Travaglini, che dall’estate del 2016 è con la valigia in mano. “Sono partito il 07/07/ 2016 con un volo Roma-Bangkok decollato alle 7:07 di mattina: un viaggio direi battezzato col numero “sette”. Da lì ho attraversato il sud-est asiatico: Thailandia, Myanmar, Laos, Cambogia e Vietnam dove sono rimasto 5 mesi, passando poi per Filippine, Taiwan (6 mesi), Corea del Sud (5 mesi) e Giappone (3 mesi), dove nell’ultimo periodo ho vissuto a Kamakura in una casa tradizionale lavorando come ‘work exchanger'”. Il viaggio di Riccardo, già dalle prime parole che abbiamo scambiato, ha dei tratti che non sono affatto comuni. Uno in particolare: il nostro concittadino si sposta sempre verso Est, a meno che non sia costretto a fare altrimenti per questioni tecniche (come visti, itinerari di volo, ecc.). Dopo il Giappone, infatti, si trova in questo periodo in uno dei paradisi per antonomasia, Honolulu, la capitale delle isole Hawaii. “Se dovessi scrivere un libro, cosa che mi piacerebbe fare, si chiamerebbe “Il giro del mondo in 1000 giorni. Sempre verso Est” ci confida rivelandoci anche perché la sua bussola punta sempre verso Oriente. Ma ve lo spiegheremo fra poco.

Riccardo in Giappone…

La passione, ormai diventata lo stile di vita di Riccardo Travaglini, non nasce certo nel 2016. “Dopo gli studi universitari ho viaggiato per sei anni consecutivi. Alla fine degli anni ’90 sono partito per un lungo viaggio. Volevo vedere l’alba del nuovo millennio in Nuova Zelanda, dall’altra parte del mondo e agli antipodi di casa mia, a testa in giù.” Anche in quegli anni Riccardo esplorò alcuni fra gli angoli più suggestivi del globo. Londra, Miami, coast-to-coast sino a Los Angeles, le isole Fiji, la Nuova Zelanda appunto e poi una traversata dell’Australia da Sydney a Darwin (attraverso tutte le città principali e Uluru rock, il cuore al centro dell’outback) per arrivare a Hong Kong quindi Thailandia, Nepal e India. Anche qui noterete un particolare: a inizio anni 2000 la bussola di Riccardo puntava sempre verso Ovest. “Oggi come allora feci una scelta”, Riccardo ha deciso di spostarsi sempre verso una direzione per un motivo preciso. “Perché prima o poi, facendo così, sarei arrivato di nuovo a casa”. E a San Benedetto ci torna in effetti. Laureato in architettura “e mezza laurea in filosofia” aggiunge, dopo il suo viaggio sulla direttrice occidentale, Riccardo apre uno studio professionale, ristruttura la mansarda di famiglia “dove ho vissuto per 15 anni concedendomi almeno due viaggi all’anno fra Europa, Asia, Americhe e Africa”.


Un’altra immagine di Travaglini in Giappone

Il ricordo del primo viaggio è però fervido e rappresenta probabilmente un richiamo a cui è difficile restare sordi. “In quegli anni mi ero stabilizzato a San Benedetto, una città dove la qualità della vita può essere alta a patto che non ti ancori lì troppo a lungo. Quel viaggio fatto a cavallo fra i due millenni però rappresentava un momento importante nella mia vita” ci racconta Riccardo “un luogo ideale impresso nei miei ricordi dove tornavo col pensiero in ogni momento di noia e apatia”. Ecco che quindi il viaggio torna a bussare, forte, alla porta di casa. “Dopo tre lustri a San Benedetto con un paio di relazioni importanti finite giusto prima di andare all’altare, una vita da single e prospettive di lavoro poco esaltanti vista la crisi del settore costruttivo, affiorò in me un’idea: e se facessi un nuovo giro del mondo, stavolta però al contrario sempre verso Est e incrociando magari paesi nuovi, giusto per ribilanciarmi un attimino?”

… a contatto con nuove culture

Ecco che quindi Riccardo riempie ancora una volta trolley e zaino e due anni fa decide di partire di nuovo, seguendo però questa volta la direttrice, quella orientale, opposta a quella del suo primo viaggio. Ma un viaggiatore, se fosse solo questo, sarebbe un po’ noioso. Nonostante le tante storie da raccontare la vita di Riccardo non è solo aeroporti e chilometri sotto ai piedi. La sua vita vive di passioni e di questi tempi i profili social sono utili per scoprirle. In questi anni il sambenedettese ha scoperto altri modi di vivere, nuovi lavori, esperienze di ogni genere (compresi i tatuaggi) e si è dedicato, come possiamo vedere dalle foto che popolano la sua pagina Facebook, alla cucina diventando anche uno stimato chef vegan. Senza dimenticare l’architettura. Mentre parliamo, Riccardo è infatti alle Hawaii e sta lavorando su un progetto rivelandoci come sia difficile mettere da parte i centimetri e il sistema metrico. “Qui usano i pollici, ed è un po’ più complicato al principio”.

Senza rinunciare allo sport…

La vita sana sembra essere, nelle convinzioni di Riccardo, un carburante essenziale per trovare le energie e i supporti necessari per viaggiare. E lo sport, lo yoga ed il veganismo, infatti, sono altre costanti intrecciate, legate a doppio filo col suo destino di viaggiatore. “Una cosa che mi piace fare è iscrivermi alle maratone internazionali e arrivare in un paese almeno una settimana prima della gara” ci racconta con una passione che trasuda anche dallo schermo di un pc. “Prima della gara faccio delle intense pratiche di yoga e mangio solo frutta fresca, secca e a guscio. Dopo la corsa resto sempre per un altro paio di settimane a visitare il paese del momento (es. Norvegia, Islanda, Slovenia, Grecia, Germania, Tunisia, Marocco, Algeria…)”. Il viaggio è una medicina che ha bisogno di tempo per fare effetto. “Sbarcare in un porto, camminare per ore tra edifici e popoli diversi mi provoca continue riflessioni, ogni volta resto sorpreso da quanto possano essere diversi due luoghi nel mondo che magari si trovano a pochi chilometri di distanza”.

D’altronde questo è l’elisir invisibile che cerca un viaggiatore. Per sé stesso. Ma, forse, anche per gli altri.“Riccardo voglio partire anche io” e ancora “Come fai a mantenerti nei tuoi viaggi? Che lavori fai?”. Sono alcuni dei tanti messaggi che il nostro concittadino riceve ogni giorno, tanti come i sambenedettesi che vorrebbero ripercorrere le sue orme. “Me ne arrivano a dozzine a settimana”. La potenza di internet. La potenza del viaggio.

…E a un po’ di ironia

Riccardo Travaglini in Asia