Foto e testi di Pino Perotti

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è spento a 91 anni il 4 luglio Armando Rosati, una vita dedicata al calcio. Prima in campo e poi in panchina girando tante squadre, non solo nelle Marche. Rosati proveniva da una famiglia, sambenedettese purosangue, in cui il calcio era un po’ una religione. Armando era il primo dei sei figli nati dal matrimonio tra Giovanni Rosati ed ElviraIl fratello Domenico, detto “Tom” per il fisico da “Marine” americano, fu uno dei protagonisti della storica promozione in B della Samb nel 1955-56, uno dei tre sambenedettesi di quella squadra assieme a Luciano Cacchiò e Gustavo Travaglini. Gli altri fratelli, Marino e Franco si “votarono” al pallone e quest’ultimo giocò anche in serie A col Messina (segnando un gol alla Fiorentina), oltre che con Pescara e Salernitana in serie B.


Il fratello di Armando, “Tom” Rosati fu anche calciatore delle giovanili dell’Inter. Qui in una foto in nerazzurro assieme a Enzo Bearzot. Rosati è il primo in piedi a destra

Qualche anno fa Armando Rosati rilasciò un’intervista a Pino Perotti per l’Espresso Rossoblu. Nelle sue parole la storia della famiglia, la seconda guerra mondiale e un episodio per cui rimane piuttosto famoso. Il 18 gennaio del 1948, al 62′ minuto, si prende la responsabilità di calciare un rigore contro l’Ascoli nel derby. E lo segna, consentendo ai rossoblu di vincere per 1-0.

Qui l’intervista

“Ho iniziato nelle minori della Samb, con Zilizy allenatore. Zilizy era un ottimo allenatore ma soprattutto per i giovani. Forse non possedeva o non voleva possedere l’autorità necessaria per guidare la prima squadra” racconta Rosati dei suoi inizi col calcio. Ma una fetta importante della sua vita riguarda anche la storia familiare, con il trasferimento, giovanissimo, a Genova.

Mio padre Giovanni navigava e così tutta la nostra famiglia si trasferì a Genova, porto tra i più importanti del mondo. Nel 1939, con tutta la famiglia, ritornammo a San Benedetto e tutti e tre i più grandi, io, Tom e Marino, iniziammo a giocare tra i ‘pulcini’ di Zilizy. Dopo venne Moretti come allenatore della prima squadra della Samb”. Erano gli anni 40′ e la seconda guerra mondiale, che avrebbe stravolto la vita di tanti, incombeva. “Con la guerra cambiò tutto. Nel 1943 sfollammo con tutta la famiglia a Cupramarittima, a casa di mia zia Anita, sorella di mia madre. Terminata la guerra rimanemmo per un periodo a Cupramarittima e cominciai a giocare nella Cuprense, rimanendovi per due stagioni: 1945-1946 e 1946-1947. Mi misi in evidenza e molte squadre si fecero avanti per tesserarmi, tra le quali, l’Anconitana, che all’epoca faceva la serie B.”

Ma il padre era un sambenedettese verace e voleva a tutti i costi che il figlio giocasse con la Samb. “Ricordo che, all’epoca, il Presidente della Samb era Achille Formentini e che il mio tesserino costò alla Samb una cifra piuttosto alta. Nei rossoblu divenni subito un pupillo del grande allenatore-giocatore Alfredo Notti, che aveva militato in serie A nell’Alessandria. Io come caratteristiche tecniche e fisiche ero nato ‘mezzala’ ma Notti, considerato che era stato venduto Gigi Traini all’Alessandria, in serie A, mi trasformò in attaccante centrale. E penso di aver ripagato la fiducia di Notti con un rendimento sempre alto e con il gol della vittoria realizzato su rigore, nel sentitissimo derby con l’Ascoli.”


Notti assieme a tre talenti sambenedettesi. Da sinistra Sansolini, Notti stesso, Palma e Armando Rosati

Già il derby contro i bianconeri e quel gol segnato a soli 21 anni, che l’ha segnato per tutta la vita. “Era il campionato 1947-1948 e ricordo tutto perfettamente come se fosse ieri. Quando mi avvicinai al dischetto per battere il rigore, con la coda dell’occhio osservai nitidamente che molti miei compagni di squadra più anziani, si mettevano le mani nella testa, per la grossa responsabilità che mi accingevo ad assumermi. Segnai e mi sommersero di abbracci”.

Poi, al termine della carriera calcistica, Armando Rosati ha preso il patentino di allenatore professionista e si è messo ad allenare. “Il mio corso per allenatori era diretto dal grande Giovanni (Giuanin) Ferrari, ex-campione del mondo. Mi aveva preso in simpatia anche perché ero stato allievo di Notti, di cui spesso si soffermava con me a parlare. Giovanni Ferrari, modenese, lo conosceva, perché anche lui aveva giocato nell’Alessandria e mi parlava del centravanti Alfredo Notti, nella stagione 35-36, in serie A, con la maglia dell’Alessandria, era arrivato secondo nella classifica-marcatori, dietro lo juventino Felice Borel II (detto ‘farfallino’).

Come allenatore, in panchina, ha avuto come rivale, dall’altra parte, suo fratello Tom. “Per tre stagioni ci siamo sfidati, con un totale di sei incontri finiti in perfetta parità, con due vittorie per parte e due pareggi. Teramo-Elpidiense (Armando guidava l’Elpidiense, ndr), Chieti-Avezzano (Armando guidava l’Avezzano, ndr) e Nardò-Pescara (Armando guidava il Nardò, ndr)”. Armando Rosati aveva due figli maschi, Gianni (direttore sportivo del Genoa) e Marino Jr. Entrambi calciatori ed innamorati del calcio. Così li descrisse Armando a Pino Perotti. “Gianni ha giocato a Casarano ed Andria, mentre Marino nel Pescara, Termoli, Monopoli e Vicenza (due sole partite), prima di smettere per dedicarsi completamente all’Università.”