Ho visto la prima stagione – e forse ultima, non si sa ancora – de “Il miracolo” in due momenti diversi. Le prime 4 puntate sono riuscita a vederle contemporaneamente alla loro messa in onda il mese scorso. Ho visto le ultime quattro, invece, in questi giorni di grande fermento politico italiano, dopo un viaggio in America che mi ha costretto a fare una pausa. Le prime quattro puntate della serie mi avevano molto incoraggiato. La serie è cresciuta ad ogni puntata e le vicende avevano aperto alla possibilità di sviluppi molto interessanti. Anche mettendole in relazione con la nostra situazione politica, che in qualche modo alla serie è legata. Quelle che ho visto al rientro, invece, mi hanno piuttosto deluso. Forse spiegarvi il perché non è privo di senso. 

Le vicende messe in scena da Niccolò Ammaniti che, di questa serie, oltre a firmare la co-regia firma anche la sceneggiatura e la produzione creativa, ruotano attorno alla scoperta di un miracolo che sconvolge la vita di coloro che ne entrano in contatto. 

La serie si apre con l’immagine di un commando che irrompe nell’antro di un boss della ‘ndrangheta per catturarlo e lo trova immerso nel sangue. Il sangue lacrimato da una statua della Madonna. Il sangue è vero, quindi il caso diventa un caso di Stato che viene sottoposto, in primo luogo al nostro Primo Ministro: un bravo e ammaliante Guido Caprino alle prese con un referendum sulla scelta di rimanere o meno in Europa (sic!), due figli ed una vita privata già fortemente compromessa. A lui la responsabilità di valutare l’entità del miracolo e la sua divulgazione. Ma, oltre al Primo Ministro, sono coinvolti, o meglio sconvolti, dalla vicenda un sacerdote dalla condotta molto discutibile, un’ematologa che vuole trarre vantaggio dalla scoperta e poi la malavita calabrese. 

La Madonna che piange sangue vive in un contesto talvolta grottesco – qui la firma di Ammaniti si fa ben vedere – ma, soprattutto, inaspettatamente, tira fuori da ognuno il peggio di sé. Di fronte a ciò che non si capisce, ciò che non si conosce, un miracolo appunto, ognuno  scava dentro di sé e ciò che i personaggi della serie trovano, è tutt’altro che edificante. Tanto da farci domandare se valga davvero la pena dare ad ognuno un pretesto per aggrapparsi a qualcosa di cui fidarsi. Soprattutto in Italia. Tra colpi di scena, improbabili retroscena e un finale purtroppo davvero deludente, la serie si mostra comunque coraggiosa. Soprattutto in relazione alle riflessioni che genera proprio sul nostro modo di essere italiani. 

Una serie che lascia davvero molto amaro in bocca. E devo dire. Adesso più che mai. 

Indipendentemente dal vostro pensiero, quindi, guardatela.