SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Martedì 22 maggio, presso il Ristorante Cucina al Porto di San Benedetto del Tronto, gli “Amici di Franco Pirzio“ si sono dati appuntamento per ricordare la figura di questo grande e poliedrico artista scomparso di recente.

Una serata intensa, ricca di emozioni , bellissima,  una serata di quelle che amava trascorrere il genio delle “Pirziate”,anche il famoso comico di Zelig Massimo Bagnato ha voluto ricordarlo nel suo appassionato intervento telefonico.

Alla fine della prelibata cena di pesce sono stati presentati tre video realizzati da Alessandro Ciarrocchi ed il book fotografico di Domenico Campanelli, degli autentici capolavori  che raccontano gli ultimi lavori di Franco.

Ecco un pensiero di Giorgio, amico dell’artista:

Nonostante il diluvio di stasera, c’è fra noi chi ha visto Franco (elegantissimo, sempre) arrivare con una delle sue bici coi freni a bacchetta: la Bianchi extralusso nera del ’41, o forse era la Ganna da donna color sabbia, ultimamente non era molto agile…Io giurerei invece di averlo visto parcheggiare a fatica la regale Bugatti blu (senza servosterzo) sotto le tettoie di piazza del Pescatore, e poi restarci a lungo seduto nell’abitacolo scoperto, intorno era tutto un lago…Ma c’è anche chi l’ha visto al Molo-nord sbarcare dal piroscafo, quello con gli oblò delle cabine tutti accesi; altri, avventurosamente atterrare col biplano del Barone Rosso sul gibboso prato del Ballarin: altri, entrare in porto (ancora con una randa alzata) proveniente dalla “sua Croazia (o addirittura dall’Egeo) a bordo del Koala 39 degli amici Clara e Giancarlo Pennesi…Sempre con quel suo implacabile socio inglese appiccicato – su questo siamo tutti concordi – quel mr. Parkinson che non lo mollava e l’avrebbe seguito perfino appollaiato sulla canna della Bianchi. Con l’amico Franco abbiamo cenato bene in questo “suo” locale, in allegra commozione. Però verso la fine, mentre guardavamo (al buio, con gli occhi lucidi) i filmati degli ultimi corali incontri, lui si è alzato ed è sparito nella notte, dicendo che tornava giù nella “Fossa delle Marianne” a fare una quindicina di acquerelli da regalarci, approfittando di tutta quell’acqua.