SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La commissione Sanità del consiglio comunale di San Benedetto si è riunita stamattina. La data scelta doveva servire per le prove generali della conferenza dei sindaci, inizialmente fissata per il 28 di maggio e poi spostata dal presidente Flaiani a fine giugno. Alla fine le forze politiche una sintesi, bene o male, la trovano. L’algoritmo, e le sue sentenze, non piacciono a nessuno e l’assise formerà un gruppo di lavoro per portare sulla scrivania di Ceriscioli un documento condiviso con le istanze e i diritti in tema di Sanità di San Benedetto.
La questione sanitaria, però, assume i contorni di un “Giano bifronte“: da una parte l’Ospedale Unico, trend topic imposto dalla Regione con i risultati dell’equazione (che ha prodotto Pagliare come luogo ideale) ma che non convince tutti (“Se guardiamo il Def regionale non c’è traccia di finanziamento per l’ospedale di Vallata” ricorda a tutti Marco Curzi); dall’altra parte la situazione attuale della sanità locale, ben sintetizzata da Flavia Mandrelli: “Se ci vorranno dieci anni per costruire il nuovo presidio che facciamo nel frattempo? Questa situazione non è più accettabile, i due presidi di Ascoli e San Benedetto sono stati svuotati”.
In tutto questo discorso si inserisce il ruolo di Piunti che il 27 giugno dovrà, insieme agli altri sindaci piceni, dare un’indicazione sul tema Ospedale Unico ma che non ci sta a portare la discussione solo su questo. “La Regione strumentalizza la conferenza dei sindaci che ha peso finché si vuole che abbia peso” tuona il sindaco “se i sindaci contassero davvero qualcosa in tema Sanità dovrebbero nominare il direttore dell’Area Vasta”. Ma la tentazione di anticipare l’indicazione su un luogo Piunti ce l’ha lo stesso: “Se dovessi fare una scelta adesso direi Monteprandone”.
E non è l’unico a pensare che l’algoritmo, in ogni caso, con l’indicazione di Pagliare abbia spostato un po’ troppo il tiro verso Ascoli, in barba alla maggioranza della popolazione della provincia, concentrata sulla costa. “Il decreto Balduzzi dice che a San Benedetto spetta un ospedale di primo livello, ad Ascoli uno di base” è l’osservazione univoca che fanno sia Giorgio De Vecchis (“siamo riferimento anche per il Nord Abruzzo”) che Marco Curzi. E anche sul fronte Pd, forse un po’ a sorpresa, le osservazioni sullo strumento dell’equazione voluto da Ceriscioli sono freddine. “Non deve essere l’algoritmo a scegliere dove fare l’Ospedale ma i sindaci” chiosa Antimo Di Francesco che considera “un’extrema ratio” il ricorso alla matematica.
Dunque i consiglieri lavoreranno a un atto che rappresenti le necessità di San Benedetto. Servirà poi consegnarlo, senza fretta, ai tavoli provinciali e regionali. Ma forse un rendez-vous importante potrebbe esserci già giovedì. In 31 maggio infatti, in sala consiliare, verrà presentato il volume “Liber amicorum” dedicato alla memoria del sambenedettese Piero Alberto Capotosti, ex presidente della Corte Costituzionale. Fra i relatori anche Renato Balduzzi, ex ministro della Salute autore del decreto omonimo. “Conosciamo i nostri diritti, ma potrebbe essere l’occasione per chiedere delucidazioni” anticipa Piunti.
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Nonostante tutto sono nuovamente costretto a fare lo “scienziato”. Nelle materie che conosco benissimo me lo posso permettere. Nessuno tra i politici piceni ha capito che il governo ceriscioliano sta giocando come il gatto con il topo. Tra loro ci metto anche Castelli che reputo il sindaco più capace ed intelligente dell’intera nostra provincia. Il sindaco di Ascoli infatti, pur avendolo capito e pur dicendo la cosa giusta: il “Mazzoni” è quasi a livello di un futuro ospedale unico, manca poco per diventarlo, a San Benedetto bisogna ricominciare da capo per cui le maggiori risorse bisogna usarle per il “Madonna… Leggi il resto »
Forse mai… Nel frattempo ci rimettiamo tutti noi!
Ha colto il punto. Castelli è anche a mio parere il miglior sindaco della provincia e mi fa specie che sia lui a difendere gli interessi del nostro ospedale e non Piunti.
Direttore per una volta ha toppato. Non vuole vedere, forse perché è effettivamente è incredibile, che il DADO E’ TRATTO: un eventuale ospedale unico non sarà ubicato MAI nel territorio comunale di Ascoli Piceno. Sta cosa l’hanno capita tutti, anche gli ascolani stessi, che stanno digerendo la “pillola” con composta rassegnazione.
Spero di darle ragione ma la realtà è un’altra. L’ospedale unico non si farà se prima non sarà portato a regime il Mazzoni”. A quel punto non si può più chiamare unico ma nuovo in aggiunta a quello ascolano diventato efficiente al 100%. Conclusione: due ospedali efficienti nel piccolo Piceno non sorgeranno. Non ci vuole molto a capire che il cosiddetto “ospedale unico” non si farà. Scommettiamo? Fra 15 anni, cioè dopo il 2033, forse. Ha sentito mai parlare di calende greche? O lei oltre alle chiacchiere ha già visto un progetto concreto?