SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Alla Samb ha vissuto due anni e giocato in tre stagioni sportive diverse. Arrivato alla corte di Gaucci nel mercato invernale del 2004, lasciò San Benedetto a gennaio 2006 per prendersi una promozione in B da eroe a Frosinone, dove segnò il gol decisivo nella finale dei playoff contro il Grosseto.

Stiamo parlando di Marco Martini, il cui ricordo da queste parti è legato specialmente alla Samb di Ballardini che battagliò col Napoli negli spareggi per la B del 2005. Quest’anno Martini, che a 39 anni non ha smesso di giocare, fa il secondo allenatore del Rimini che è riuscito a riportare in Serie C assieme a mister Gianluca Righetti. Alcuni suoi concittadini (Martini è riminese doc), gemellati coi tifosi rossoblu, adesso potrebbero venire a San Benedetto per dare “una mano” ai playoff. Lui si è detto disponibile ad accompagnarli (“Se riesco vengo volentieri”) e nel corso dell’intervista che abbiamo realizzato si è dimostrato ancora legato all’esperienza in rossoblu (“è stata la mia Serie A”) e non ha risparmiato qualche consiglio su come affrontare i playoff, lui che li ha vinti due volte.

Ciao Marco, tu hai vissuto tre stagioni, anche se non complete, con la Samb. Che ricordi hai?

“Sono arrivato con Gaucci, avevamo una squadra che doveva puntare ai playoff e li sfiorammo, l’anno dopo ho vissuto una stagione intera con Ballardini, poi l’anno dopo ancora c’erano problemi societari e sono stato ceduto al Pescara che mi girò al Frosinone. Con Ballardini ho vissuto sicuramente la mia annata migliore, tra l’altro io giocavo esterno in un 4-4-2 e lui mi cambiò ruolo mettendomi prima punta con Bogliacino dietro. E’ stata la svolta per la mia carriera.”

Quella stagione fu memorabile difatti.

“Ho ricordi indelebili di quell’anno, a 24 anni per me San Benedetto era il massimo come piazza, era come giocare in Serie A. I tifosi mi volevano bene e mi hanno accolto alla grande e poi la Samb mi ha permesso di ritagliarmi un posticino in Serie B. Avevamo una squadra molto forte, basti pensare a Cigarini e Amodio in mezzo al campo. Nicolas, tra l’altro, l’ho sentito poco tempo fa. Ogni tanto coi ragazzi di quell’anno ci sentiamo con qualche messaggio. Quando si può ci scriviamo volentieri anche se sono passati tanti anni, perché davvero ci trovammo bene insieme.”

Quell’anno, il 2005, fa rima soprattutto con Samb-Napoli: un’impresa sfiorata.

“Lo stadio era strapieno quel giorno, un’atmosfera bellissima. Noi la partita la indirizzammo subito bene se vi ricordate, con il vantaggio di Bogliacino ma ci annullarono il 2 a 0 di Femiano per un fallo di mano che era al limite mi ricordo. Poi ci pareggiarono e il ritorno a Napoli è stato un po’ condizionato perché abbiamo avuto rigori contro e altre decisioni un po’ così. Comunque resterà il ricordo di una squadra di ragazzini contro una corazzata e grazie alla spinta del Riviera riuscimmo a tenergli testa.”

Segui la Samb qualche volta? Che idea ti sei fatto della squadra in questa stagione?

“Sì la seguo, come no. Quest’anno ho visto diverse partite in tv e anche in streaming. Secondo me è una buona squadra che è cresciuta col tempo. Poi ha cambiato anche qualcosa in corsa sia nei giocatori che negli allenatori, quando si cambia allenatore non è sempre facile mantenere una certa identità. Ai playoff io credo che con l’aiuto della piazza possa fare bene, ma molto bene.”

Tu che ne hai vinto qualcuno, che consigli daresti ai giocatori rossoblu che il 20 maggio inizieranno l’avventura nei playoff?

“Io ho avuto la fortuna di vincere i playoff a Frosinone e a Vercelli e fondamentalmente ci vuole la mentalità vincente. Bisogna restare tranquilli e imporre il proprio gioco, specialmente in casa. Bisogna avere, inoltre, la consapevolezza e la lucidità per sbagliare il meno possibile perché gli errori ai playoff si pagano più del normale. Ma crederci e l’aiuto di un ambiente positivo possono portare a grandissimi risultati”.

Tanti, in questi spareggi, danno come favorita un’altra tua ex squadra: l’Alessandria. Anche se poi in campionato è finita sesta.

“Io ad Alessandria ho fatto un playoff con Maurizio Sarri in panchina e potevamo andare in B quell’anno. Indipendentemente dalla posizione con cui ha chiuso il campionato l’Alessandria è una squadra costruita per vincere, con grandi nomi e un monte ingaggi superiore rispetto alla categoria. Se vediamo i loro giocatori hanno fatto tutti la B, secondo me sono i favoriti ma in campo non è detto affatto perché ci sono tante componenti e non sempre i più forti vincono. Però concordo, sulla carta l’Alessandria è la squadra più forte”.

A proposito di Sarri, ti aspettavi una carriera di queste proporzioni per lui?

“Il mister sono andato a trovarlo anche nel ritiro del Napoli quest’estate e in generale credo che sia uno dei più preparati. Dal punto di vista tattico è stato sicuramente l’allenatore con più conoscenze che abbia mai avuto. Chiaramente, però, per arrivare in Serie A ci sono anche altri aspetti che contano ma lui le capacità le ha sempre avute e noi che lo abbiamo avuto come allenatore non siamo sorpresi della carriera che sta facendo.”

Anche tu adesso hai intrapreso la carriera di allenatore e da secondo del Rimini hai centrato la promozione in serie C. Che stagione è stata la tua prima stagione in panchina?

“Rimini è una piazza esigente, che ha fame di calcio ma anche una piazza che negli ultimi anni ha avuto tante vicissitudini societarie fallendo più di una volta. Quest’anno i tifosi hanno risposto molto bene con la squadra che è riuscita a fare una cavalcata straordinaria, abbiamo vinto con quattro giornate di anticipo e siamo stati i primi a centrare la promozione in tutta Italia. E non eravamo partiti per vincere ma solo per fare un campionato di vertice, i ragazzi invece sono stati grandiosi.”

Il prossimo anno che prospettive ha il Rimini?

“Il prossimo credo che sarà un anno di transizione. In questi anni il salto fra la Serie D e la C è diventato davvero grande. Le prospettive del Rimini non te le so dire, sinceramente, ma credo proprio sarà una stagione di adattamento.”

Sappiamo, però, che non hai smesso del tutto di giocare. Non riesci a toglierti il vizio insomma.

“Sì ho giochicchiato nel campionato interno di San Marino quest’anno, che essendo uno Stato indipendente ha la sua piccola “Serie A”. Comunque solo quando non ero impegnato col Rimini ho fatto qualche partita lì. Andavo quando il Rimini me lo permetteva insomma. Il prossimo anno c’è da vedere perché gli impegni saranno di più e credo di smettere. Purtroppo l’età c’è e si fa sentire (ride).”