SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Quello che segue è una mia riflessione, prima che da cronista, da tifoso della Sambenedettese. Scrivo a quei tifosi che ricordano (io ero un bambino o poco più) la Serie B e quell’ultima dannata partita casalinga, con il Licata, nel 1989; quelli che hanno visto risorgere la Samb fino a sfiorare la Serie B con Gaucci; quelli che hanno gioito nel 2006, per un secondo fallimento che ha però garantito la permanenza in Terza Serie.

E poi il fallimento del 2009 e la seconda ripartenza dall’Eccellenza, gli anni più difficili con una vittoria del campionato cancellata dal terzo fallimento del 2013 (ci dobbiamo ancora riprendere) per finire con l’avvento di Fedeli.

Eccoci: terzo posto in classifica, possibilità di disputare gli spareggi per la serie cadetta da una posizione privilegiata, obiettivo alla finalissima di Pescara. Tutto è possibile in gare del genere ma è anche vero che, pur in un girone molto equilibrato, i rossoblu si sono dimostrati altamente competitivi se escludiamo un paio di partite nell’arco di tutto il campionato (forse solo la sconfitta casalinga con il Mestre per 2-0 e il rovinoso 4-0 di Pordenone). Ci sono ora 12 giorni alla sfida di andata: il neo-tecnico Moriero avrà modo di studiare al meglio le caratteristiche dei calciatori – molti li conosceva già.

Serve che altre componenti si uniscano attorno a questo progetto, della durata massima di un mese, che si chiama Serie B. La tifoseria, ovviamente: potrebbe essere “l’uomo in più”, consentire una predominanza del tifo in casa o in trasferta o casomai un “pareggio” in caso di incontro con le squadre con supporters ugualmente numerosi (Pisa nel Girone A, Catania, Cosenza, Trapani, Casertana nel girone C, Reggiana ovviamente nel girone B). E certamente anche la società, grande artefice di questa occasione.

Da tifoso – lo ripeto – credo che sia opportuna, la prossima settimana, una iniziativa che consenta un incontro pubblico alla presenza dei rappresentanti della società, con Franco Fedeli, la tifoseria, l’allenatore Moriero, la squadra o una delegazione della stessa, magari qualche vecchia gloria. Serve che scocchi quella scintilla, che talvolta in passato abbiamo riconosciuto alla San Benedetto sportiva (vi ricordare la Samb di Macaluso nel 2006? O le nove inaspettate sinfonie di Colantuono nel 2002?), senza la quale invece il percorso potrebbe essere più complicato, o almeno non senza quel vento che gonfia le vele e aiuta a superare gli ostacoli più difficili.

La lancio così, sperando di agevolare una riflessione e magari dare un contributo all’amata Samb.