SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo due mesi dal voto del 4 marzo i “retroscenisti” d’Italia hanno scritto fiumi di inchiostro, o byte su byte, per capire la politica italiana. A volte però l’aria che tira la si può comprendere diversamente. Per questo ci siamo interessati a quanto accaduto con il consigliere comunale di maggioranza Stefano Muzi. Al quale abbiamo posto delle domande, cercando di farlo aiutare dall’assessore di riferimento, su questioni per le quali il Muzi aveva mostrato un interesse ardimentoso, per quanto, a nostro avviso, scomposto.

Qui le nostre domande:

Tags e scritte sui muri: quattro domande all’assessore Assenti e al consigliere Muzi

Domande che seguivano l’articolo di Carlo Fazzini:

Muzi e la differenza tra il consigliere comunale e l’imbianchino in cerca di pubblicità

Nonostante siano passate due settimane da quando il Muzi e il buon samaritano (potenziale) Assenti abbiano ricevuto, nella loro casella postale, le nostre domande, nessuna risposta è a noi pervenuta. Quattordici giorni di sudate carte.

Ecco allora una impasse della politica italiana, e della comunicazione politica anche giornalistica, si appalesa in tutta la sua evidenza.

Il Muzi, forse ingenuamente data la giovane età, ha scelto di mostrarla senza reticenza.

Un giovane consigliere, invece che studiare dati e fornire informazioni utili alla cittadinanza, in modo che gli interventi, basandosi su unità di misura certificate (come da nostre domande) possano dimostrarsi migliorativi e più efficienti, come avviene in qualsiasi azienda dove gli investimenti, per diventare utili, devono essere prodotti agendo su grandezze conosciute e non su supposizioni del titolare, decide di investire sul proprio patrimonio di consenso o di attivismo politico in ben altro modo. 

Per prima cosa, si arma di pennello e pittura e di un fotografo amico, e pubblica la sua immagine da buon cittadino sul proprio profilo social.

E ci chiediamo e chiediamo all’amministrazione comunale tutta, in aggiunta alle nostre precedenti domande: Qualunque cittadino può armarsi di pennello e pitturare una qualsiasi parete pubblica, senza richiedere autorizzazioni? Oppure tagliare alberi, tappare alla bene e meglio una buca sulla strada? Insomma, il comportamento del Muzi era pienamente legittimo? Aveva richiesto autorizzazione? Perché ottenere una sorta di pubblicità grazie ad un presunto senso civico, pennellando i bagni pubblici del centro cittadino, senza esserne autorizzato, è qualcosa di estremamente comico. Speriamo dunque che il solerte Muzi abbia chiesto l’autorizzazione per pennellare i bagni pubblici, e non abbia invece agito come sceriffo da paesotto, ci si passi il termine.

Seconda questione: perché il Muzi, oltre ad armarsi di pennello, fotografo e sue pagine social, ci tiene così tanto a diffondere questo comportamento da sceriffo di paesotto da inviare foto e testo alla stampa cittadina (non a noi, che cestiniamo simili sceriffate)?

Ed eccoci allacciare la questione locale a quella nazionale: perché un giovane consigliere ha così voglia di apparire e invece fatica così tanto a rispondere a domande serie del nostro giornale? Perché è così difficile studiare, e così tanto facile sceriffare?

Ma c’è ancora di più profondo, che testimonia la crisi della politica: il consigliere Muzi, inviando il comunicato stampa con foto e agendo come sceriffo di paesotto, ha concordato questo suo comportamento con il resto del partito e, semmai, con la maggioranza consiliare, oppure ha deciso di sceriffare per conto suo, senza agire in coordinamento con gli altri?

Dai, uno sforzo. Attendiamo risposta. Non possiamo fare altrimenti. Non foto, capito?