SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ma cosa gli viene in mente al Corriere della Sera? O meglio a Corriere.it, attraverso la penna, o la tastiera, di Federico Ferrero, dove si riprende una parte di un articolo completo pubblicato sulla rivista “Il Tennis italiano” del mese di aprile. Questo non è un articolo, in realtà, amanti del tennis, o amanti di San Benedetto e dei sambenedettesi, o semplicemente amanti della vita, specialmente quella maledetta, complicata, dispersiva. Amanti in qualche modo della letteratura e del giornalismo, quando – magicamente – riescono a descrivere una vita con così tanto piacere per chi legge (chapeau!).

Questo articolo su Roberto Palpacelli, astro volutamente sprecato del tennis nazionale, è di una bellezza stupefacente. E Palpacelli, che molti sambenedettesi, e non solo, conoscono come la personificazione vivente di quel che significa essere “croce e delizia”, classe  e maledizione, ne viene ritratto come un dannato della racchetta, un personaggio complesso quale ovviamente è stato ed è, un degno rappresentante del filone degli sportivi maledetti. Una specie di George Best o il grande e tragico Jack La Motta che Scorsese immortalò in Toro Scatenato. Ancora più sprecato, però. E quindi più dannato, sconosciuto, eroico.

Il pezzo non va citato, perché ne scalfiremmo la bellezza. Per questo lo linkiamo. Buona lettura.

“Vita spericolata. Roberto Palpacelli il fuoriclasse mancato del tennis italiano”

POST SCRIPTUM Mentre stavo per pubblicare l’articolo, sul Corriere.it è comparso un nuovo articolo su Palpacelli. Un commento di Marco Imarisio sull’articolo precedente. Che è risultato il più letto del giorno sul giornale milanese. Perché un articolo su un oscuro tennista è diventato il più popolare della giornata? Per i motivi che ha descritto Imarisio ma anche per un altro: perché Ferrero ha scritto in maniera impeccabile, e il piacere è vero solo se condiviso.