SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Regolamento o non regolamento? Se si parla di slot machines e lotta alla ludopatia questo è il dubbio amletico che corre a San Benedetto e che è inevitabilmente alimentato da una serie di novità legislative e di concorrenza fra organi nella disciplina della materia che non fanno altro che annebbiare il quadro.

A SAN BENEDETTO NEL 2016 “BUTTATI” 48 MILIONI NELLE SLOT. Procediamo con ordine. Secondo uno studio del gruppo Espresso nel 2016 a San Benedetto sono stati spesi in slot machines la bellezza di 48 milioni di euro (1022 euro pro capite) soldi distribuiti in 388 apparecchi, fra Vlt (videolottery, consentono vincite più alte e in cui si possono giocare anche banconote) e Awp (le normali slot che accettano monete, spesso diffuse anche in bar e tabaccherie). Nel febbraio 2017, la Regione Marche ha varato una legge che fissa determinati paletti per l’apertura di sale slot vietando la loro presenza in prossimità di luoghi c.d. “sensibili” come scuole, banche, chiese ecc. Sulla scia della legge il consiglio comunale di San Benedetto, nella primavera dello stesso anno, votò all’unanimità una mozione per il contrasto alla ludopatia che, fra i punti, prevedeva anche l’adozione di un regolamento, che in quel momento sembrava impellente per recepire i dettami di Ancona.

LE NOVITA’ DI LEGGE. Nel frattempo però, a seguito di una circolare del Ministero dell’Interno datata 25 marzo 2018, qualcosa è cambiato e le Questure, che prima si occupavano di controllare solo i carichi penali di chi chiedeva di aprire una sala slot, adesso si occuperanno anche di controllare se la legge regionale è nei fatti rispettata. Rendendo forse meno impellente l’adozione di un regolamento. Forse.

L’OPPOSIZIONE: “SI FACCIA DI PIU'”. Già, perché per l’opposizione di San Benedetto qualcosa non quadra e forse di una regolamentazione ulteriore San Benedetto avrebbe bisogno. “Da quando presentammo e votammo all’unanimità la mozione contro la ludopatia nella primavera del 2017 si è fatto pochissimo e l’amministrazione si è presa in carico appena uno dei sei punti che l’atto prevedeva”. A parlare è il primo firmatario di quella mozione, Andrea Sanguigni. Prevenzione della ludopatia fra giovani e anziani, eventi di sensibilizzazione, adozione di un regolamento sulle distanze dai luoghi sensibili, introduzione del marchio “No Slot” nei locali e premialità (sconto tasse) per chi non ha gli apparecchi, questo chiedeva l’atto. “E’ stato a malapena raggiunto l’ultimo punto” continua Sanguigni chiedendo maggiore incisività all’amministrazione: “Abbiamo visto che dalla primavera 2017 hanno aperto altre sale e sono anche state sanzionate per irregolarità, noi chiediamo che si faccia di più perché quello che si sta facendo evidentemente non basta”.

“UN REGOLAMENTO PUO’ RAFFORZARE LA LOTTA ALLE SLOT”. Serve comunque un regolamento? Per diversi membri dell’opposizione sì, nonostante le competenze rinnovate della Questura. “Il Comune può prevedere un regolamento che addirittura rafforzi le prescrizioni della Regione” fa presente l’esponente Pd Tonino Capriotti riferendosi alla facoltà che la legge regionale 3 del 2017 pone in capo ai Comuni permettendogli di prevedere nel proprio regolamento altri luoghi “sensibili “da cui le slot debbano stare alla larga oltre a scuole e banche come “ogni luogo di aggregazione di minori e anziani” ad esempio.

E la legge regionale prevede anche che il Comune possa dare dei limiti di orario a queste sale. Limiti fissati già da un’ordinanza del 2013 che vietava aperture h24 e fissava gli orari in 10-13 e 18-23. “Il problema è che si va avanti ancora con due ordinanze di Gaspari” continua Capriotti “una sugli orari (del 2013 appunto) e l’altra sugli sconti Tari per chi non ha gli apparecchi (del 2015 n.d.r.). Bisogna essere più incisivi e assumersi responsabilità forti”.