SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La discussione sulle sorti del Ballarin è più che mai aperta fra progetti e tavoli messi in piedi dall’Amministrazione, “richiami” delle opposizioni e nel mezzo la situazione, dei capannoni a Nord, che grida un intervento che non può essere più rimandato. Oggi parlano anche i residenti del quartiere in cui il Ballarin sorge: San Filippo Neri. Lo fanno tramite un comunicato stampa del nuovo direttivo del quartiere che cita Calvino e grida, per quel luogo, una “ricucitura” col resto della città, affinché il vecchio stadio, come dicono i residenti, non sia più un “non luogo”.

Vi lasciamo leggere integralmente il loro comunicato:

“Ogni angolo di territorio urbano che torna a vivere è anche un’opportunità”…non solo “economica”! (Renzo Piano)

Si rincorrono notizie di cronaca e battute da più parti sul destino del Ballarin che non lasciano trasparire linee guida chiare né progetti di complessiva riqualificazione dell’intera area interessata dal Ballarin, ma i residenti del quartiere ‘San Filippo Neri’ hanno un sogno perché “è delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato” (Italo Calvino).

I cittadini ribadiscono che l’intera area va ricucita al tessuto urbano considerando la naturale vocazione di questo territorio dalle tradizioni marinare e dalla vocazione turistica. Il quartiere è l’ingresso nord della città e se è urgente la messa in sicurezza delle pertinenze del vecchio stadio e dei capannoni annessi, non si può trascurare che un’immagine tradizionale di città che ignori le periferie è ormai superata da tempo e non si può più associare ad esse incompiutezza, disordine e bruttura. Si rivendica il diritto a luoghi non congestionati dal traffico disordinato, a spazi verdi ed a luoghi di socializzazione. Si auspica che le ipotesi di riqualificazione sinora avanzate non trascurino le esigenze di spazio di socializzazione condivisa tra anziani e giovani famiglie con figli piccoli, disabili e ragazzi. Si chiede un miglioramento della viabilità dell’intera zona, in un sistema integrato con il resto delle vie del quartiere (considerando anche un potenziamento e miglioramento della mobilità ciclabile e pedonale) e che il verde pubblico ad uso sportivo sia condiviso e possa rispondere alle molteplici esigenze del contesto.

Si progetti il destino di questa area con obiettivi di lungo termine e a tal fine si rendano partecipi i residenti proponendo un tavolo comune di confronto e progettualità con gli interlocutori a vario titolo coinvolti. Questa zona ha tutte le potenzialità per essere ricucita all’intero contesto cittadino ed essere integrata nel suo tessuto economico superando l’immagine di zona degradata che offre ora, ponendosi anche quale testimone per la memoria.

“D’una città non godi le sette o le settanta meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. – O la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere, come Tebe per bocca della Sfinge” (Italo Calvino, Le città invisibili)