SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Potrebbero esserci novità per quanto riguarda l‘Ospedale Unico, pietra angolare di quasi ogni argomentazione, polemica  e battaglia politica degli ultimi anni sul tema sanità. Da tempo il governatore Ceriscioli parla di un algoritmo a cui affidare la localizzazione del nuovo presidio. Una formula matematica sul bacino di utenza e non solo che parrebbe aver individuato in Centobuchi l’ubicazione del Graal della sanità picena. Sull’argomento abbiamo deciso di sentire l’opinione di Giorgio De Vecchis, che nell’ultimo anno si è speso a lungo, a partire dalla richiesta di un consiglio aperto sulla sanità, sul tema.

Sul fronte Ospedale Unico sembrerebbero esserci novità. Un algoritmo avrebbe individuato Centobuchi come luogo di ubicazione. Lei, che sull’argomento si è speso a lungo lo scorso anno, che ne pensa?

“Noto con piacere che i tecnici della regione, nell’elaborazione dell’algoritmo, hanno preso spunto dalle considerazioni che impone il decreto Balduzzi (La legge su cui ha insistito lo stesso De Vecchis prima e dopo il consiglio aperto sulla Sanità dello scorso anno n.d.r.). Il risultato svelato dai vertici regionali, che sembrerebbe essere Centobuchi, è una cosa di cui prendo atto e non è commentabile perché è esito di una procedura tecnica. Sicuramente è la migliore scelta, ma perché lo prevede la legge, non è questione di valutazione soggettiva o addirittura politica, ma è una questione di equità e di criteri di offerta dei servizi ospedalieri. Sono i principi del sistema sanitario, che vuol dire rispetto della legge Balduzzi. Con un bacino di utenza di oltre 160 mila abitanti San Benedetto da sola avrebbe diritto a un ospedale di primo livello”.*

*Ascoli, con 90 mila abitanti di bacino, ha diritto a un ospedale di base. Insieme, comunque, i due bacini di utenza darebbero diritto a un ospedale unico di primo livello. Per essere chiari, le reti ospedaliere vengono definite da bacini di utenza a partire da aree territoriali di 80.000-100.000 abitanti (ospedali con funzioni di base), quindi di 150.000-300.000 abitanti (ospedali di primo livello con un certo numero di specializzazioni) e infine di 600.000-1.200.0000 abitanti (ospedali di secondo livello con più specializzazioni rispetto a quelli di primo livello) n.d.r.

Come vede, in questo senso, il “duello”  a colpi di dichiarazioni a cui abbiamo assistito in questi mesi fra Regione e sindaci (due in particolare) sulla famosa conferenza che doveva coinvolgerli nella localizzazione?

“Un balletto totalmente inutile. In quanto la localizzazione non è materia da discutere in conferenza dei sindaci, ma l’esito di un procedimento tecnico che va semplicemente comunicato ai sindaci. La conferenza adesso è semplicemente inutile visto che la localizzazione è stata comunicata a mezzo stampa. Per tanto la Regione, se non sta facendo il solito spot elettorale, dovrebbe aver individuato l’area e il terreno e dovrebbe aver iniziato a lavorare sulla ricerca di modalità di realizzazione e finanziamento dell’opera”.

Secondo lei ci sono i soldi per l’Ospedale Unico?

“Non sono un problema i soldi per la realizzazione di un ospedale unico. Non sono un problema insormontabile almeno. Sono convinto che i risparmi derivanti dalla razionalizzazione di due ospedali in uno siano ampiamente sufficienti a coprire in maniera pluriennale i costi dell’investimento. Piunti e Castelli, che fanno parte del partito degli scettici rispetto alla realizzazione dell’ospedale di Vallata, non hanno motivo di tergiversare, invitino anche loro la Regione a muoversi immediatamente. E la Regione vada avanti perché non è necessaria la loro opinione”.

Un ospedale unico risolverebbe gli attuali mali della sanità sambenedettese e picena in generale?

“No, da sola una nuova struttura e attrezzature di livello non bastano. Però sarebbe un’occasione unica, perché mettendo mano all’organizzazione sanitaria, ai reparti e ai primari, si potrebbe ricostruire un presidio ospedaliero degno di tale nome visto che gli attuali non lo sono e nel frattempo continuano a decadere”.

Nonostante le inaugurazioni recenti?

“In termini di attività complessiva, la produttività sia dell’ospedale di San Benedetto che di quello di Ascoli è in ulteriore diminuzione (De Vecchis si riferisce ai valori di Drg, un sistema che permette di classificare i pazienti dimessi da un ospedale con riferimento alle risorse impiegate nel loro ricovero. Tale aspetto permette di quantificare economicamente l’assorbimento di risorse e quindi di remunerare di conseguenza ciascun episodio di ricovero n.d.r.). Significa chiaramente che vengono erogati sempre meno servizi, mentre continua ad aumentare in maniera preoccupante la mobilità passiva di una zona territoriale che non ha alternative confinanti di qualità come ce l’ha il pesarese. E che quindi dovrebbe in realtà, essendo il Nord rispetto all’Abruzzo, avere dati di mobilità passiva come le altre zone marchigiane escluso il pesarese. Il fatto che da questa zona sempre più persone siano costrette ad andare lontano, è la prova del decadimento dell’offerta sanitaria locale. Ci sono dati che si spiegano solo in questo modo. Un altro dato inequivocabile è il tasso di utilizzo dei posti letto dei nosocomi della nostra area vasta”.

Si spieghi meglio…

“Il tasso di utilizzo dei posti letto a San Benedetto e ad Ascoli è nettamente il più basso della media marchigiana. Ma non perché sambenedettesi e ascolani godano di migliore salute rispetto ai corregionali, ma è evidente che o qualcuno di quei posti letto sta solo sulla carta o l’offerta sanitaria è percepita come scarsa e quindi il sambenedettese va lontano. E comunque la Regione Marche, in attesa dell’ospedale unico sta continuando a depotenziare in maniera assoluta e relativa l’offerta dei nostri servizi sanitari. Lo dimostra la delibera di giunta dell’8 gennaio 2018 che dà zero nuovi posti letto all’area vasta 5 a fronte dei 90 nuovi posti letto distribuiti in tutta il resto della regione. In questo siamo stati penalizzati anche perché il nostro tasso di utilizzazione dei posti letto risulta essere il più basso delle Marche. Ma essere ulteriormente penalizzati perché si è già penalizzati è assurdo. Peraltro, nella stesa delibera, invece di premiare chi fa mobilità attiva come noi, anche se soprattutto grazie alle strutture private convenzionate, aggiungono posti letto al pesarese per tentare di combattere la mobilità passiva verso l’Emilia Romagna. Partita persa in partenza, vista la qualità del servizio sanitario che offre quella regione”.