SAN BENEDETTO DEL TRONTO – È aperta la corsa dei 5 Stelle piceni all’appuntamento del 4 marzo. La finestra per presentare le proprie candidature sulla celebre piattaforma online “Rousseau” si è chiusa il 3 gennaio e da quel momento è si è aperta una nuova fase per la valutazione dei requisiti di candidabilità, fase che dovrebbe esaurirsi entro il prossimo 15 gennaio, in modo da proiettare il Movimento 5 Stelle locale verso la “lotteria” online delle Parlamentarie che quest’anno, a differenza del passato, potrebbero durare più di due giorni e dovrebbero comunque tenersi entro fine mese.

Nel frattempo gli aspiranti parlamentari dovranno lavorare su una serie di formalità, fra cui i certificati penali che vadano a testimoniare l’assenza di carichi pendenti. Fra le altre cose. Sull’intero iter, infatti, pesano le nuove regole (statuto e codice etico) che a fine 2017 i “grillini” si sono dati. E alcune di queste hanno fatto discutere come l’assenza, per i futuri parlamentari, dell’obbligo (una costante dal 2013) di non associarsi con altri partiti. Nel caso avessero la maggioranza relativa.

Restano in piedi però i divieti di candidatura per chi già ricopre una carica istituzionale (a qualunque livello) e lo stop alla candidabilità per coloro che hanno già alle spalle due mandati amministrativi. Dai Comuni alle Regioni passando per lo stesso Parlamento. Ma nel Piceno, e nelle Marche in generale, c’è un dettaglio che a differenza del 2013 rende meno “liquida” e orizzontale la democrazia virtuale che governerà le Parlamentarie del 2018. Dalle ultime elezioni politiche infatti, nel Piceno e nelle Marche, i 5 Stelle hanno eletto quattro consiglieri regionali (Giovanni Maggi, Romina Pergolesi, Piergiorgio Fabbri e il sambenedettese Peppino Giorgini). Difficile non pensare che in questa fase, in cui il cervellone milanese Rousseau si sta orientando nel piccolo mare delle autocandidature, i consiglieri regionali non siano stati coinvolti per fare una scrematura, o almeno fornire delle linee guida, sui nomi maggiormente spendibili nei loro territori di provenienza.

Secondo diverse opinioni, nel mondo a 5 Stelle potrebbero verosimilmente bastare un centinaio di preferenze per fare un candidato piceno alle elezioni sotto la bandiera grillina. Tre preferenze per i candidati alla Camera e altre tre per quelli al Senato le potranno esprimere tutti gli iscritti da più di sei mesi al Movimento e a Rousseau. E questa è una delle poche certezze. Perché, come detto, le nuove regole di dicembre pesano, e parecchio sulle candidature in generale, e quindi anche su quelle picene.

Una regola, in particolare, potrebbe essere destinata a governare la corsa al 4 marzo. E stiamo parlando del limite dei 40 anni. Chi li ha compiuti alla data del primo gennaio 2018 si potrà candidare solo al Senato mentre alla Camera, in tutta Italia, i grillini avranno una rosa di under 40. Il dettaglio si ripercuote sui nomi più forti del “gruppo” sambenedettese, che sono quelli di Giorgio Fede e di Masha Parisciani i quali, per età, finiranno entrambi nell’unico “listone” proporzionale regionale per il Senato con chance di eleggere almeno uno, ma forse anche due (dipenderà dal sistema dei resti) senatori a 5 Stelle. Di seguito alcune delle nuove regole:

La regola dei 40 anni in evidenza

Diverso il discorso alla Camera dove i grillini sambenedettesi hanno pochi nomi da spendere e quindi nel listino proporzionale Sud (ce ne sono due a livello regionale) potrebbero uscire fuori anche nomi dal versante ascolano o fermano. Un discorso a parte, invece, merita il collegio uninominale per il Senato (uno dei tre collegi marchigiani), ovvero il collegio Marche Sud che abbraccia le province di Ascoli, Fermo e Macerata e che eleggerà un solo senatore, quello che prenderà più voti fra tutte le forze politiche. Secondo alcuni studi statistici pre elettorali, il collegio Marche Sud (guarda la foto) è uno dei pochi in Italia in cui il Movimento 5 Stelle è dato in vantaggio, seppur di percentuali che arrivano a un massimo del 5%. E verosimilmente, i grillini locali, stanno cercando un nome forte da spendere. Anche in ragione del fatto che, in quel particolare campo di battaglia, la guerra di voti potrebbe non essere destinata a consumarsi con nomi “grossi” del centrodestra e del centrosinistra con Colonnella e Celani che, a quanto pare, dovrebbero tenersi alla larga da quel collegio.

Una mappa, apparsa su “La Stampa” che dà il M5S favorito nel collegio uninominale Marche Sud per il Senato